Conti in attivo e fatturati in crescita, ma 85 dipendenti dello storico marchio di cucine italiane, Berloni Group Srl, rischiano il posto. L’azienda ha comunicato ai sindacati la messa in liquidazione della società. I lavoratori sono in sciopero davanti ai cancelli della fabbrica, dove si è presentato anche il sindaco Matteo Ricci. “Per noi è inspiegabile. Manifestiamo la necessità di aprire un tavolo con l’impresa e chiediamo l’intervento del Comune di Pesaro e della Regione Marche, con cui sono già in corso contatti – spiega il segretario provinciale Fillea Cgil, Giuseppe Lograno – Speriamo di conoscere prima possibile il nome del liquidatore incaricato, al quale richiedere il progetto di un nuovo piano industriale, poiché è impensabile venga perso in questo modo un capitale umano e aziendale ancora in crescita”.
Per il sindacalista è “inaccettabile” che si arrivi alla “interruzione della produzione” la possibile perdita dei posti di lavoro. “Parliamo di un’azienda che, pur nelle evidenti difficoltà del ridimensionamento del 2014, si è consolidata e sviluppata nel corso di questi ultimi cinque anni. Sindacalmente con la proprietà, anche di recente, avevamo impostato i discorsi su tutt’altro piano, chiedendo premi aziendali per l’aumento a due cifre dei fatturati, anno su anno”, spiega Lograno. “Ovviamente, si ripartiva quasi da zero e si stava cercando l’espansione su nuovi mercati, ma l’idea era quella di aggredire il mercato asiatico, forti, come riportavano anche alcuni recenti studi di mercato, di un prodotto made in Italy molto apprezzato in quell’area – aggiunge il sindacalista – Anche se, in realtà, si dice che arrivasse da lì ancora poco fatturato”.
Ad arrivare dall’Asia erano invece stati, a monte, i capitali della neweo per il nuovo assetto societario. Berloni Group Srl è infatti nata nel distretto del mobile pesarese nel 2014 da una costola di Berloni Spa, prima come affitto e poi come acquisto del ramo d’azienda che produceva cucine. Una realtà industriale, quella fondata negli anni Sessanta dai fratelli Antonio e Marcello Berloni, che prima di allora, produceva non solo cucine, ma un’ampia gamma di arredamento e di addetti non ne aveva gli 85 rimasti ora, ma ne contava quasi 400. Nel 2013, la crisi finanziaria. Quindi la nuova compagine sociale e il piano di salvataggio con i soci stranieri, gli investitori taiwanesi di Hcg Holding. Un ingresso che, però, pare aver eroso più che pesantemente le quote societarie della famiglia.
“Ho scambiato appena due parole con la proprietà: si sentono anche loro parte in causa e sono abbastanza provati – riferisce Lograno – La proprietà del marchio, tramite diversi fondi, era rimasta in mano principalmente a tre investitori di Taiwan, ciascuno dei quali deteneva una quota di circa il 33% delle azioni del gruppo. Solo il restante 1% era restato di proprietà della famiglia Berloni, che aveva mantenuto Roberto Berloni al ruolo di amministratore delegato. All’inizio di novembre, uno di questi investitori asiatici si è dimesso dal consiglio d’amministrazione, pare per divergenze di posizione sull’indirizzo aziendale”. Una mossa che, spiega ancora il sindacalista, “da statuto” ha portato alla “convocazione dell’assemblea dei soci per la rielezione di un nuovo cda”. Ma martedì 19, l’assemblea – ricostruisce Lograno – non ha però “ottenuto il numero legale ed è così stata indetta quella odierna” (28 novembre, nda) con l’aggiunta “all’ultimo momento, di un nuovo punto all’ordine del giorno, ossia la messa in liquidazione della Società. Al termine della riunione, ci hanno comunicato la decisione votata dalla maggioranza dei soci”.
Si dichiarano quindi colti di sorpresa i sindacati. “Quest’ultima settimana è stata vissuta da tutti con ovvia apprensione – dice ancora il segretario provinciale Fillea Cgil – ma sino ad oggi la paga ai lavoratori è stata regolare, il 10 del mese tutti hanno ricevuto lo stipendio di ottobre, e anche tutto ciò che riguarda le consegne delle cucine ai clienti, così come la ricezione delle merci in magazzino da parte dei fornitori, come anche il loro pagamento, sembra esser proseguito normalmente”. Il distretto manifatturiero del Pesarese, conclude, “ha già visto tante crisi, tra cui anche quella passata di Berloni Spa. Abbiamo fatto di tutto per mantenere qui l’azienda. Questo è un ulteriore impoverimento del territorio. Un’emorragia che sembra non finire”.