Un’organizzazione criminale “fra le più potenti, ricche e spregiudicate operanti sul territorio capitolino”. Fabrizio Piscitelli, detto “Diabolik”, se non fosse stato ucciso il 7 agosto scorso, sarebbe stato arrestato ieri nell’ambito dell’operazione della Dda di Roma e dei finanzieri del Gico che ha smantellato la sua “batteria”. Ed è in questo contesto che potrebbe essere maturato l’omicidio del capo ultrà degli Irriducibili Lazio, avvenuto al Parco degli Acquedotti di Roma. Un collegamento che emerge dall’ordinanza di custodia cautelare, con gli inquirenti che mettono in fila alcune circostanze avvenute in precedenza. Un “vorticoso giro d’affari” nato sotto l’egida camorristica dei Senese ma negli ultimi tempi sviluppatosi anche grazie al supporto della ‘ndrangheta, con i calabresi che in città si stanno pian piano guadagnando gli spazi lasciati dal “sodalizio” fra siciliani, campani e zingari via via messo a dura prova dagli arresti degli ultimi anni.
Le microspie a casa di Diabolik e Fabietti – Il 15 marzo 2018 Piscitelli e il suo sodale, Fabrizio Fabietti, l’uomo che voleva vendere droga “a tutta Roma”, si telefonano. Gli smartphone sono criptati grazie a una tecnologia legata a dei server presenti negli Emirati Arabi, ma le intercettazioni ambientali sono funzionanti. Dalla conservazione si capisce che i due hanno scoperto di essere ascoltati dalla polizia giudiziaria. E Piscitelli dice di essere stato informato della circostanza. “È un macello, ti devi bloccare, devi cercare di limitari i danni, tanto ci arrestano…”, dice Fabietti, che poi aggiunge: “Ad arrestare ci arrestano al cento per cento, c’è poco da pigliarsi per il culo (…) Abbiamo detto tutto, abbiamo parlato pure con i fischioni abbiamo parlato… lo sai che macello, tocca fare pure le discussioni, vedrai te”. Le indagini porteranno un anno dopo, il 21 maggio 2019, all’arresto di 18 persone, fra cui Marco Turchetta detto “il Turco”, sodale di Piscitelli e Fabietti, e di Vincenzo Senese, figlio del boss casalese Michele, al 41bis dal 2013, con cui Diabolik è “cresciuto in senso criminale”. La chiusura del fascicolo arriverà alla fine di luglio, “pochi giorni dopo Piscitelli veniva ucciso”, notano gli inquirenti.
La coca dal Sudamerica e le piazze romane – Gli investigatori hanno documento un traffico di droga imponente, almeno 3.700 kg di hashish proveniente dal nord Africa e oltre 60 kg di cocaina importata da Colomba e Brasile. Attraverso l’aggancio con i fratelli calabresi Emanuele e Leopoldo Cosentino, legati alla ‘ndrangheta, in particolare Fabietti era riuscito ad aprirsi un canale con la Colombia: “Io ho un lavoro a Medellin – si legge in un’intercettazione – ce l’hai te lì chi scarica, chi carica? Io ho un milione là, 1.000.000 di euro fermo là… tu chi hai là, che lo faccio incontrare con l’amico mio, sta latitante là… si fermano proprio là, sta con lui… i primi lavori che facciamo, facciamo tutto a stecca, insieme… un familiare tuo, un cugino tuo… è un amico romano latitante là”. La droga sarebbe arrivata via aereo in Olanda e Belgio e poi su strada verso l’Italia: “La conferma di come il sodalizio abbia raggiunto il massimo livello di operatività”, secondo gli inquirenti. Fatto sta che hashish e cocaina sarebbero state poi investite nelle principali piazze di spaccio romane: ne contano almeno 10 gli uomini della Dda: Ostia, Primavalle, Bufalotta, San Basilio, Colli Aniene, Tuscolano, Anagnina, Tor Bella Monaca, Borghesiana e Frascati.
I “picchiatori” e il materiale in uso alla polizia – Gran parte della forza dell’organizzazione criminale si basava sulla violenza. Piscitelli, dall’alto della sua “caratura criminale” e dalla fama derivante dall’essere il capo degli Irriducibili, era garanzia per il recupero crediti. Una conservazione dell’ “onore criminale”, come sottolineano gli investigatori, che veniva portata avanti dai cosiddetti “picchiatori”. Fra loro gli ultras Ettore Abramo detto “Pluto” e Aniello Marotta, ma anche Andrea Ben Maatung detto “Il pischello” e l’ostiense Kevin Di Napoli, detto “Il pugile”. “Oh gli ho preparato una macchina – diceva di loro Fabietti – li massacriamo tutti eh… sono quattro persone che vanno in giro, so tutti brutti brutti”, e ancora: “Li sterminiamo tutti… con la scossa elettrica sdraiano la gente”. Questi, annotano gli investigatori “si presentavano uniti e con il volto coperto, muniti di pettorine e distintivi in uso alle Forze di Polizia, attenti a non parlare per non farsi riconoscere”: “Mirko lo ammazza… lo deve mandare all’ospedale, lo devi squartà… a mezzanotte come rientra dentro casa”. E ancora: “lo devono scannare, deve essere sfondato in testa perché il giorno dopo dobbiamo rimediare qualche soldo: i buffi si pagano”.