L’Anpi “fa propaganda politica” perché non è possibile raccontare gli anni della Resistenza “senza un contraddittorio” e “con un’esposizione per giunta in senso opposto rispetto alla strada apprezzabile che la storiografia ha intrapreso ultimamente”. L’accusa all’indirizzo dell’associazione dei partigiani è stata pronunciata durante un incontro con gli studenti dell’Istituto superiore Da Vinci di Civitanova Marche, in provincia di Macerata. A pronunciare quelle parole, però, non è stato un alunno delle classi quinte che stavano ascoltando i delegati dell’Anpi, ma un professore di storia e filosofia, Matteo Simonetti, noto per essere uno dei principali sostenitori in Italia della teoria Kalergi, sul piano di sostituzione etnica in Europa, accusato anche di aver “spinto gli alunni ad uscire dalla stanza durante l’assemblea”. A denunciare l’accaduto è lo storico Andrea Martini, ricercatore all’università di Padova e autore di Dopo Mussolini, (che racconta i processi ai fascisti e ai collaborazionisti), che in quel momento stava presentando il libro insieme all’Anpi di Macerata. Un comportamento, quello del docente, ritenuto invece nei “limiti della libertà di espressione e insegnamento” dal preside dell’istituto, Pierluigi Ansovini, che contattato dal Fattoquotidiano.it, pur “non condividendo le sue posizioni”, ha difeso Simonetti e ha affermato che “gli studenti sono usciti per impegni didattici”. Il preside non è mai stato presente durante l’appuntamento sulla Resistenza ma da una parte assicura che “nessuno è andato fuori dai termini della liceità” e dall’altra garantisce che “il professore ha solo riferito delle posizioni storiografiche, condivisibili o meno: poi tutto nella storia è soggetto a revisione, il negazionismo quando si tratta di rivedere certe posizioni storiche è legittimo, che ci piaccia o no”. Niente sulla responsabilità dei professori davanti ai propri studenti su materie così delicate e peraltro attuali, come dimostra il caso della senatrice a vita Liliana Segre, testimonianza vivente contro i rigurgiti negazionisti.
Cos’è successo nella scuola di Civitanova? Lorenzo Marconi, presidente provinciale dell’Anpi, la racconta così: “Durante l’iniziativa abbiamo introdotto brevemente i primi cinquant’anni della nostra storia per contestualizzare l’intervento del professor Martini. Già durante la sua esposizione alcune classi hanno cominciato a uscire, abbiamo chiesto conto ai docenti e alla fine abbiamo capito che era coinvolto questo loro collega”. L’assemblea, comunque, prosegue e arriva quasi al termine fissato. “Solo allora – accusa Marconi – lo pseudo-professore è entrato e ha fatto il suo intervento, accusandoci di fare propaganda”, mentre invece, sottolinea il presidente dell’associazione, il discorso era generale. “Lui invece – rimarca il presidente dell’Anpi – ha parlato di Casapound e Forza Nuova, che non avevamo citato, affermando che sono organizzazioni democratiche perché partecipano alle elezioni”. Il discorso quindi si sposta sulla necessità di contraddittorio e sui libri di scuola, secondo il professore “scritti con ricostruzioni storiche inesatte”. “Alla fine comunque l’iniziativa l’abbiamo svolta – sottolinea Marconi – Ma ci tengo a precisare che noi non faremo mai il contraddittorio con i fascisti”.
Diversa la versione del professor Simonetti che sui social, tramite un comunicato pubblicato sul suo secondo profilo, aperto con lo pseudonimo di Giorgio Parazzune, dopo la chiusura temporanea del principale, racconta di essere intervenuto per dire che “chi oggi si dice fascista non ci sta con la testa. Sarebbe come dirsi sanculotti o ghibellini”, e di non aver avuto libertà di parola. “Dai discorsi degli oratori abbiamo ascoltato posizioni dai risvolti gravissimi – sostiene Simonetti – Hanno detto che quelli che oggi si rifanno al fascismo vanno combattuti nelle piazze, che dovrebbero essere messi fuori legge e simili amenità”. Il professore poi racconta di essere intervenuto in difesa di un alunno per ribadire “l’ingiustizia di una qualsivoglia censura” e di un comportamento da parte dell’Anpi “violento e intimidatorio”. “E per fortuna – conclude Simonetti nella lunga lettera aperta – che mi sono trovato lì io che oltre a essere insegnante sono anche giornalista, scrittore e ricercatore, altrimenti nessuno avrebbe sollevato obiezioni”.
Sul comportamento del professore la posizione dell’Anpi resta – com’è ovvio – durissima: “Dal punto di vista didattico non è opportuno e dovrebbe risponderne. Questa storia che ormai devi dare voce a posizioni di tipo negazionista, è un must che viene usato come il discorso della libertà di opinione. Sono fenomeni sottovalutati ma penso ci siano delle responsabilità sia da parte delle istituzioni che da parte della scuola”. Amareggiato anche l’ospite dell’iniziativa, Andrea Martini, che ha raccontato quanto successo tramite Facebook. “Certi fatti a 75 anni di distanza dal loro svolgimento non possono e non devono essere derubricati a semplici opinioni – si legge nel post – e non li presenterò mai come tali bensì come il risultato di accurate ricerche. A chi sostiene che il fascismo sia un oggetto del passato, dico solo che sta prendendo una grossa cantonata”.