Il M5s vuole una “riflessione”, il Pd non vuole che le critiche portino a una “crisi di credibilità“, le opposizioni attaccano. La polemica sul Fondo Salva-Stati ha vissuto l’ennesima giornata di botta e risposta tra gli alleati di governo alla vigilia delle 48 ore contraddistinte da due appuntamenti che dovranno contribuire a sbrogliare la matassa tutta politica. Domenica sera, infatti, è previsto (ma ancora non fissato ufficialmente) un vertice di governo convocato appositamente per trovare una quadra sul tema, mentre lunedì il presidente del Consiglio Giuseppe Conte riferirà in Parlamento (alle 13 a Montecitorio e alle 15,30 al Senato). Con una promessa: “Spazzerò via tutte le fesserie che sono state dette”.
Le parole di Conte da Foggia: “Troppe fesserie, lunedì le spazzerò via” – Il premier ha parlato da Candela, in provincia di Foggia (dove ha ricevuto la cittadinanza onoraria) e non le ha mandate a dire: “Dovete avere un po’ di pazienza, lunedì passerò in Parlamento e metteremo tutti i tasselli al loro posto e inizieremo a spazzare via tutte le fesserie che sono state dette, ne ho ascoltate tante”. Rispondendo ai giornalisti che, a proposito delle polemiche sul Mes, gli hanno fatto notare che Di Maio ha detto che l’Italia non può firmare al buio, Conte ha sottolineato che “ci confronteremo serenamente con il Parlamento come è giusto che sia, nel rispetto delle Istituzioni sovrane e dei cittadini. Ricordatevi sempre – ha concluso – che se la politica anziché con la ‘P’ maiuscola si comporta con la ‘P’ minuscola, poi cala la fiducia nella classe dirigente, nella classe politica”. Il riferimento, ha sottolineato Conte, “non riguarda solo la maggioranza ma anche le opposizioni. Alle opposizioni chiedo sempre di essere serie, dure anche, aspre con il Governo e con le forze di maggioranza, ma sempre di essere credibili. Quando ci sono menzogne – ha concluso riferendosi alle accuse di Salvini – queste fanno male a loro stesse e a tutta la politica, alla democrazia“.
Di Maio: “Serve riflessione sul Fondo Salva Stati” – Un tentativo di smorzare i toni tra gli alleati di governo quello di Conte, che ha assistito all’ennesima giornata di scontro tra Movimento 5 Stelle e Partito democratico. Luigi Di Maio, capo politico del M5s, pensa ancora a un rinvio. “L’Italia non può pensare di firmare al buio. È bene che ci sia una riflessione – dice rispondendo a una domanda dei giornalisti presenti al Villaggio contadino di Natale allestito a Matera dalla Coldiretti -. Il MeS come tanti altri trattati, ha bisogno di tanti miglioramenti, è solo una parte: c’è l’Unione bancaria, c’è l’assicurazione sui depositi. Quando avremo letto tutto, potremo verificare se il pacchetto convenga all’Italia oppure no. Secondo me, è sano per l’Italia non accelerare in maniera incauta ma difendere i propri interessi, aspettando la fine dei negoziati anche su tutti gli altri aspetti di questo pacchetto”.
Il ministro degli Esteri in particolare dice di essere preoccupato dell’Unione bancaria: “Così com’è scritta, l’Unione bancaria mi preoccupa ancor più del Mes. L’assicurazione sui depositi va messa a posto: quindi ci sono dei negoziati in corso ed è bene che questi negoziati proseguano con il protagonismo dell’Italia che sicuramente negli ultimi mesi ha avuto difficoltà perché c’è stato un cambio di Governo. Visto e considerato che – ha aggiunto Di Maio – c’è stato un cambio di maggioranza in Parlamento, che il Parlamento non si è ancora espresso e che la nuova maggioranza non si è ancora espressa sul Mes, sull’Unione bancaria e sul deposito sulle assicurazioni, è bene che ci sia una riflessione”. Di Maio ha aggiunto che “anche il ministro Gualtieri lo ha detto: in questo momento il negoziato ha tutte le possibilità di poter migliorare questo trattato”.
La replica di Delrio: “Critiche legittime ma non crisi di credibilità” – Per il Pd però c’è una questione di credibilità da difendere: “Siccome non ci sono elementi di merito che mettono in discussione la nostra sovranità nazionale, è molto importante che diamo una dimostrazione di serietà e affidabilità. Io mi aspetto che le legittime critiche del nostro alleato non portino a provocare una crisi di credibilità per il Paese. Questo sarebbe grave, per i cittadini e per la serietà con cui viene visto il nostro governo” ha detto Graziano Delrio, capogruppo Pd alla Camera. Stesso tenore della riflessione di Dario Franceschini, ministro di Beni culturali: “Sul Mes in queste ore ci giochiamo la credibilità del Paese, l’andamento dello spread e dei mercati. Non si può giocare con il fuoco. Prendo per buone le parole di Di Maio di questa mattina e da qui a lunedì vedremo se alle intenzioni seguiranno i fatti e i comportamenti, perché ci sono anche i comportamenti in politica”.
“Non credo sia utile dare ultimatum nei confronti di nessuno, né ci sono bandierine da piantare. E dall’altro lato non dobbiamo dare l’idea ai partner europei che non siamo in grado di decidere. Si utilizzino tutte le ore a disposizione per migliorare il negoziato fatto nel passato, si mettano a tema i problemi che restano aperti ma si lavori insieme” dice Così il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, sulla questione del Mes, osservando che “lo spirito delle ultime parole di Di Maio mi pare sia quello giusto, che abbiamo richiesto, cioè sediamoci attorno al tavolo e vediamo quali sono i problemi: non serve lanciare ultimatum sui giornali, serve lavorare”. “Questo governo ha assunto sul Mes il quadro del lavoro svolto dal precedente governo – ha sottolineato Guerini, a margine dell’assemblea di Base Riformista, l’area del Pd dei cosiddetti ‘ex renziani’ -. Stiamo cercando di affrontare e risolvere anche i temi che sono stati lasciati sospesi o comunque non risolti fino in fondo dal precedente negoziato. Si tratta di mettersi al tavolo, ragionare, riflettere insieme, guardare quali possono essere i punti che necessitano di approfondimento e ulteriore lavoro.
La controreplica M5s: “Credibilità persa quando in passato abbiamo accontentato gli euroburocrati” – In serata è arrivata anche la controreplica del M5s. Chi sperava in un abbassamento dei toni è rimasto deluso: “Sul Mes nonostante la nostra contrarietà ai principi che caratterizzano quel fondo, il Movimento 5 Stelle sta cercando di avere un approccio costruttivo e volto a trovare una intesa” hanno spiegato i grillini in una nota ufficiale. Poi l’accusa al Partito democratico: “Ma se qualcuno vuole alzare i toni e metterla sul tema della credibilità, a noi sembra che la credibilità come Stato in tutti questi anni l’abbiamo persa proprio quando si firmava qualsiasi cosa per compiacere sempre qualche euro-burocrate, piuttosto che tutelare gli interessi dell’Italia e degli italiani. Bene, quell’epoca è finita – hanno concluso i rappresentanti del Movimento 5 Stelle – Consigliamo al Pd di lavorare con noi ad un punto di intesa. Tutti sanno che il Mes è modificabile ed emendabile. Quindi mettiamoci al lavoro, miglioriamo questa riforma e facciamoci rispettare in Europa”. Nonostante le accuse contenute al suo interno, quindi, la chiusura del comunicato suona come un appello ai dem per trovare una soluzione condivisa.
Vertice di governo: ci sarà ma non è stato ancora convocato – Il luogo deputato per l’intesa con tutta probabilità sarà il vertice di governo che dovrebbe tenersi domenica sera a Palazzo Chigi. Il condizionale è d’obbligo, perché nonostante varie fonti abbiamo confermato l’appuntamento, non c’è stata ancora nessuna convocazione ufficiale. A quanto pare si terrà all’ora di cena, tra le otto e le nove. Quel che appare certo, invece, è che le forze di maggioranza dovranno trovare una sintesi, alla vigilia delle comunicazioni di Conte alla Camera e al Senato in programma lunedì. Sull’ipotesi di tenere un vertice di maggioranza Luigi Di Maio è stato sibilllino: “Stiamo ancora sentendoci” ha detto all’Adnkronos durante la sua visita al villaggio Coldiretti di Matera.
Ancora accuse di Salvini a Conte: “Si dimetta” – In giornata è ritornato sul tema anche l’ex vicepremier, Matteo Salvini: “Il Mes ruba ai poveri per dare ai ricchi. Ruba i soldi ai risparmiatori italiani per finanziarie le banche tedesche. Sono i paesi che stanno meglio che dovrebbero aiutare quelli che stanno peggio. Vi ricordate il SalvaGrecia? Ci è costato 60 miliardi di euro – ha aggiunto Salvini -. Siamo andati a valutare con degli organismi internazionali quanti di quei soldi sono rimasti in Grecia: su 100 euro ne sono rimasti 5 perché gli altri 95 sono finiti alle banche francesi e tedesche che avevano fatto investimenti in Grecia. Non è normale”. Rassicurazioni arrivano dal premier: “Lunedì non ci sarà nessuna battaglia, è una informativa doverosa al Parlamento da parte del presidente del Consiglio che ogni volta che è stato chiamato, ogni volta che ha avuto e avrà la possibilità di informare, dialogare con i membri del parlamento lo fa. Come sapete – ha aggiunto Conte – la sovranità appartiene al popolo però i parlamentari rappresentano il popolo quindi dopodomani mi confronterò, informerò. Mi è stato chiesto e sarà sempre così. Il presidente del Consiglio quando c’è da chiarire, da dialogare, quando c’è da informare il parlamento – ha concluso – ci sarà sempre”.