“Questo Leonardo DiCaprio è un fico, vero? Dando il denaro per incendiare l’Amazzonia”. Manca poco all’inizio della venticinquesima Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (Cop 25), che inizia il 2 dicembre a Madrid e il presidente del Brasile Jair Bolsonaro, consapevole di avere gli occhi del mondo puntati addosso e senza alcuna prova, lancia una grave accusa contro l’attore americano da sempre impegnato in difesa dell’ambiente. Lo scorso agosto DiCaprio ha annunciato che la sua fondazione Earth Alliance avrebbe donato cinque milioni di dollari alle Ong brasiliane impegnate a combattere gli incendi e difendere l’Amazzonia. E tra queste le Ong che Bolsonaro accusa di provocare gli incendi proprio per raccogliere più fondi.
L’ARRESTO DEI VOLONTARI – Tutto parte dall’arresto, ordinato martedì scorso, di quattro membri di una Ong di vigili del fuoco volontari dell’associazione Progetto Salute ed Allegria (Psa), accusati di aver appiccato un incendio ad Alter do Chao, nello Stato del Parà, nel settembre scorso. Un rogo nel quale bruciò l’equivalente di 1.600 campi da calcio di foreste. Per giustificare l’arresto, la polizia del Parà ha detto che l’Ong aveva venduto 40 immagini al Wwf per 70mila reais (circa 15mila euro) e il Wwf, a sua volta, avrebbe ottenuto per loro donazioni. Fra queste una da parte di Leonardo DiCaprio, da 500mila dollari.
LE ACCUSE DI BOLSONARO (E DEL FIGLIO) – Da qui l’accusa del presidente brasiliano di estrema destra al premier francese, Emmanuel Macron e all’attore: “Ora stiamo aspettando che il leader di quel grande Paese europeo ci dica qualche cosa su DiCaprio e su questa Ong”. E ancora: “Che cosa fanno le Ong? Qual è la cosa più facile? Incendiare la foresta. Scattano foto, girano video, una campagna contro il Brasile, si mettono in contatto con Leonardo DiCaprio e lui dà il denaro”. Tra l’altro, giovedì scorso, anche il figlio dell’ex militare, il deputato federale Eduardo Bolsonaro, aveva rivolto un’accusa simile a Leonardo DiCaprio, dicendo che avrebbe finanziato una ong che “ha dato fuoco all’Amazzonia”.
BOLSONARO E L’AMAZZONIA – Questa la chiave di lettura del presidente (e del figlio) che sostiene da mesi come l’Amazzonia non sia un patrimonio dell’umanità e che solo pochi giorni fa è stato denunciato da due organizzazioni brasiliane dinanzi alla Corte penale internazionale dell’Aja per la presunta commissione di crimini contro l’umanità e per l’omissione nei confronti dei crimini ambientali in Amazzonia, dove la deforestazione dovuta a incendi e tagli degli alberi – da quando è al potere – è cresciuta del 29,5%. Per non parlare del piano ‘Barone di Rio Branco’, contenuto in documenti confidenziali che le Forze Armate hanno preparato e di cui alcuni dettagli sono stati rivelati da The Intercept, sito del giornalista americano Glenn Greenwald che ha avuto accesso a registrazioni di riunioni ufficiali. Dettagli in cui si parla di un progetto per lo sviluppo dell’Amazzonia che prevede la costruzione di una centrale idroelettrica, l’estensione dei collegamenti autostradali e uno spostamento di popolazione verso la regione.
SCARCERATI I VOLONTARI – Tornando all’incendio di settembre e a DiCaprio, è accaduto che, mentre il Wwf ha negato di aver ricevuto una donazione da parte dell’attore, poche ore prima delle dichiarazioni di Bolsonaro un giudice del Parà aveva già ordinato la liberazione dei quattro volontari, sottolineando come la loro detenzione non fosse necessaria. La polizia, nel frattempo, ha analizzato i computer e i documenti sequestrati nella sede del Psa a Santarem. Il governatore del Parà, inoltre, ha sostituito il responsabile dell’inchiesta sul caso, mentre la Procura dello Stato ha chiarito che nelle indagini svolte finora dalla Polizia Federale sugli incendi dello scorso settembre sono finiti nel mirino speculatori immobiliari e imprenditori che occupano illegalmente terreni pubblici, e non i volontari delle Ong che partecipano alla lotta contro la deforestazione in Amazzonia. D’altronde, da subito, la sinistra brasiliana e anche i Verdi italiani hanno manifestato il sospetto che la polizia abbia condotto l’indagine per avvalorare la battaglia contro le ong portata avanti dal presidente Bolsonaro.