Migliaia di corpi ammassati uno sopra all’altro, in fase di putrefazione, alla mercé di ratti e insetti in stanze dove si respirava un odore pestilenziale. Succede alla prestigiosa facoltà di medicina Parigi-Descartes e a pubblicare la macabra storia ambientata nelle sale del Centro dei doni dei corpi (Cdc) è stata un’inchiesta del settimanale francese L’Express.
Nelle sale venivano custoditi, senza rispettare le più basilari norme igieniche, i cadaveri donati per portare avanti gli studi di anatomia. Ma per decenni sono stati lasciati abbandonati negli stanzoni dell’università adibiti a obitorio. Le persone intervistate, testimoni oculari della disgustosa vicenda, raccontano di celle frigorifere spente, sistemi di areazione non funzionanti e un continuo aggravarsi della situazione igienico sanitaria all’interno della struttura. “I cadaveri sono conservati in condizioni pietose, fa un caldo spaventoso, alcuni sono marci”, racconta uno di loro spiegando che a infierire sui corpi ci pensavano topi e mosche. Alcuni medici dicono anche di essere stati costretti a lavorare su corpi già in putrefazione.
L’allarme sulla situazione all’interno dell’istituto era scattato nel 2016, quando il presidente del Cdc, Richard Douard, avvertì l’allora direttore dell’università, Frédéric Dardel, oggi consigliere al ministero della Ricerca, inviandogli un dossier contenente documenti e foto, denunciando l’immonda situazione in cui si trovava il reparto. Una segnalazione caduta nel vuoto, con la dirigenza che ha evitato di intervenire spiegando che non disponeva di fondi a sufficienza. Solo dopo l’insistenza di altri docenti si è arrivati allo stanziamento di 8 milioni di euro che hanno consentito di effettuare quella che è stata una vera e propria bonifica delle sale che sono state ripulite dai corpi putrefatti, a loro volta cremati.
L’inchiesta racconta anche di membra umane vendute illegalmente a medici e società private per svolgere esperimenti, violando così le più basilari norme etiche. Axel Kahn, ex direttore dell’università, ha raccontato che tra i clienti c’era anche un’azienda che utilizzava i corpi per i crash-test automobilistici.