Ogni due giugno Maria Lisa Di Lanzo prende il tricolore che conserva gelosamente nel cassetto, lo mette in bella vista per tutto il giorno nel suo appartamento di Glasgow, e alla sera lo ripiega con cura. “Noi emigrati più ci allontaniamo dall’Italia e più ci sentiamo italiani”. Maria Lisa vive e lavora in Scozia: si è sposata da qualche settimana, insegna nelle scuole pubbliche e sì, ha dovuto fare gavetta e ripartire da zero, “ma con la convinzione che ogni sforzo mi averebbe portato dove avrei voluto”, racconta.
Originaria della provincia di Chieti, 33 anni, la prima volta che Maria Lisa ha lasciato l’Italia è stato per l’Erasmus a Barcellona: 9 mesi che le hanno dato l’entusiasmo di esplorare Paesi e città. Prima Torino, poi Londra, infine Bologna. E una consapevolezza: gli anni che trascorri all’estero ti cambiano. Arrivare nel Regno Unito appena un mese prima del voto sulla Brexit le ha dato una certa inquietudine. Pensava già di dovere essere pronta a rifare le valigie. “Ma alla fine non è andata così”. Gli scozzesi, poi, “sono le persone più ospitali del mondo”, dice. Ma al di là di pregiudizi e stereotipi, farsi strada come insegnante è difficile ovunque, “anche qui”. Eppure esplorare, capire, entrare nel mondo della scuola scozzese si trasforma in una bellissima sfida. La mole dei compiti, ad esempio, è drasticamente più bassa rispetto all’Italia; niente esami fino al quarto anno di superiori e i voti sono giudizi che devono indicare allo studente come migliorare: “Non ci si focalizza troppo sugli errori, ma al contrario si valorizzano gli elementi positivi”. Un metodo di lavoro completamente diverso dal nostro. “Ogni insegnante deve individuare i propri punti di forza e di debolezza e deve lavorare in modo da migliorarsi di anno in anno. Questo non è facoltativo, ma è necessario per continuare ad essere iscritti all’albo professionale”, spiega Lisa.
Guardando agli stipendi, gli insegnanti in Scozia “guadagnano di più, ma hanno anche più ore e più responsabilità rispetto a quelli italiani”. Il percorso per diventare insegnante, poi, è chiaro, trasparente, e “nessuno può entrare in una classe se non è abilitato e non ha conseguito il diploma post-laurea Pgde (Professional Graduate Diploma in Education), per il quale io, essendo cittadina europea, non ho pagato alcuna tassa”. In Italia tutte queste agevolazioni “non esistono”: l’iter che nel nostro Paese porta all’abilitazione è spesso “confuso e soprattutto costoso”, spiega.
Vivere in una società che per molti aspetti è diversa da quella in cui si è cresciuti spinge a mettersi in gioco ogni giorno, cercando sempre di dimostrare le proprie capacità. Insomma, qui non ci si può mai rilassare. Per Maria Lisa la Scozia è forza, possibilità, resistenza. “Questo Paese mi ha reso più forte e mi ha mostrato come essere resiliente, mi ha insegnato che a 30 anni se non hai un lavoro non sei un fallito anzi, hai ancora tutta la vita davanti. E soprattutto che se ad un certo punto cambi idea e hai voglia di rimetterti ancora in gioco, puoi farlo”. L’Italia no. “Non è un Paese per giovani: ci sono le solite gerarchie di pensiero, i soliti politici che non si impegnano mai per un cambiamento vero e positivo”. Eppure Maria Lisa ci tiene a sottolineare che l’università italiana e tutto il sistema educativo, seppur con i loro difetti e lacune, sono di ottima qualità e “riescono a offrire una preparazione altamente competitiva in qualsiasi settore”.
Maria Lisa è emigrata in un Paese dove la comunità italiana è vastissima: ci sono i figli e i nipoti di chi è arrivato nel primo o secondo dopoguerra e poi ci sono quelli come lei, “i ‘nuovi’ italiani, giovani, preparatissimi, arrabbiati e delusi dall’Italia”. Eppure non immaginava per sé un futuro all’estero. È rimasta in Scozia perché ha avuto molte più possibilità, “quelle che non avevo mai avuto prima”. Ama l’Italia, dove ha tanti amici che hanno deciso di rimanere e, a dir la verità, non sa dove vivrà in futuro. “Ora sono a Glasgow e sto bene. Ma tutto dipenderà dalla Brexit. Se vedrò le mie possibilità restringersi – conclude – sarò la prima a dire addio”.