di Ilaria Muggianu Scano*
Se vale ancora il suggerimento di Albert Camus “Siate realisti, chiedete l’impossibile”, allora non resta che invocarsi a Eupalla, l’immaginaria dea del calcio inventata da Gianni Brera, perché l’universo calcistico è a tanto così da poter conquistare un epocale punto di non ritorno nella conquista dei diritti umani.
In occasione della giornata internazionale per la lotta alla violenza sulla donna, giocatori e tecnici di Serie A, da Ronaldo a Nainggolan, sono scesi in campo con l’iconica traccia rossa sul viso aderendo alla campagna alla quale Lega e WeWord Onlus hanno dato vita sotto la sigla di #unrossoallaviolenza, in riferimento al cartellino rosso, metafora d’espulsione della violenza maschile sulla donna, che ogni anno determina una dolorosa, inarrestabile strage. L’Associazione Italiana Calciatori e la Divisione Calcio Femminile Figc hanno aderito, dal canto loro, al progetto #facciamogliuomini, che ha portato in campo le capitane di Serie A e B accompagnate da un uomo con in mano un narciso e indosso una t-shirt con la scritta “Questo è l’unico narciso che conosco”.
Tuttavia manca un gesto più eloquente, tanto così. Basterebbe pochissimo, come il fischio di una terna arbitrale interamente femminile a Riyad. La Supercoppa italiana torna in Arabia Saudita e questa volta tutti i settori dello stadio sono aperti alle donne. La sfida tra la vincitrice dello scudetto e quella di Coppa Italia, dunque Juventus e Lazio, si giocherà nella capitale saudita tra meno di un mese, il 22 dicembre alle 17,45 ora italiana.
Cosa osta? In realtà alcun ostacolo concreto. Non esistono arbitre in Serie A? Nessun problema: la Lega non prevede alcun tangibile impedimento all’arbitraggio internazionale, essendo venuti meno i confini comunitari già dai tempi del “ricorsista” olandese Jean Marc Bosman, il quale il 15 dicembre 1995 ottenne dalla Corte di giustizia dell’Unione europea che ogni professionista del calcio potesse trasferirsi da un club appartenente a una federazione calcistica europea ad un altro.
Anche questo divieto è superato. Il sistema fino ad allora vigente costituiva una restrizione alla libera circolazione dei lavoratori e questo era proibito dall’articolo 39 del Trattato di Roma. I tempi sono maturi, il messaggio eloquente, il genius loci ingolosisce. Basta un fischio.
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