Per due volte la Procura della Repubblica di Trento aveva chiesto l’archiviazione per la morte dell’orsa KJ2 avvenuta nell’estate 2017. Ma il giudice per le indagini preliminari Marco La Ganga ha intimato l’imputazione coatta sia dell’ex presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, che del dirigente provinciale Maurizio Zanin, responsabile del Servizio foreste. All’origine c’è l’ordinanza con cui era stata disposta l’uccisione di KJ2, considerata pericolosa per l’incolumità umana. In quella occasione avevano pesato due aggressioni di cui si era resa protagonista. Nel 2015 aveva aggredito l’imbianchino Wladimir Molinari sui sentieri del Sorasass. L’uomo era finito in ospedale con gravi ferite a un braccio, la cui completa funzionalità era risultata compromessa, al punto da impedirgli di lavorare. La situazione si è ripetuta nel 2017 quando l’idraulico settantenne Angelo Metlicovec venne azzannato a Terlago, mentre stava facendo una passeggiata. L’orsa l’aveva colpito con le fauci alle gambe e si era salvato solo grazie all’intervento del suo cane, che aveva distratto l’animale. “Se non fosse stato per lui, mi avrebbe ucciso” aveva dichiarato dopo il ricovero in ospedale.
Fu allora che dalla Provincia partì l’ordine di trovare e abbattere l’orsa. Ma averlo fatto costerà un processo a Rossi e al dirigente per aver violato l’articolo del codice penale che punisce “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale e prevede la pena della reclusione da quattro mesi a due anni. Esisteva o meno quella necessità? Secondo il gip, si sarebbe dovuto valutare una strada diversa dall’abbattimento (che avvenne il 12 agosto 2017), come ad esempio la cattura. Il commento di Rossi: “Apprendo con stupore e rammarico la decisione del giudice. Lo stupore deriva dal fatto che per ben due volte la Procura aveva chiesto l’archiviazione non ritenendo vi fossero gli estremi per l’imputazione“. Secondo l’ex presidente, all’epoca “venne adottato un provvedimento doveroso e nel pieno rispetto delle leggi, con senso di responsabilità e nell’interesse pubblico della sicurezza delle persone. L’ordinanza di abbattimento era imposta dal senso del dovere e dalla assunzione di responsabilità cui è chiamato chi, come il sottoscritto, doveva garantire equilibrio fra questi due beni collettivi: specie animale e sicurezza delle persone”. È lo stesso concetto che aveva espresso due anni fa quando scoppiarono le polemiche.
Ho la massima fiducia nel fatto che in sede di giudizio sarà possibile darne oggettiva evidenza”.
Le associazioni di animalisti avevano accusato la Provincia di non aver voluto ascoltare le loro diffide. “L’abbattimento è un provvedimento inutile e senza ritorno, ma evidentemente le pressioni politiche sono state più forti del buon senso” aveva detto Dante Caserta, vicepresidente Wwf. L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) aveva chiesto un accesso agli atti, per ricostruire la vicenda in vista di denunce penali. L’Ente nazionale protezione animali (Enpa) aveva definito l’uccisione dell’orsa “un vero e proprio delitto, un crimine contro gli animali, la natura, la biodiversità, in spregio ai milioni di cittadini italiani che hanno chiesto di lasciare in pace l’orsa”.
(immagine di repertorio)