“Sono contenta che siano morte soltanto 50 persone” e “in fondo molti concittadini hanno avuto la possibilità di essere ospitati in hotel a 5 Stelle per le vacanze che altrimenti non avrebbero potuto permettersi”. Le parole della sindaca di Durazzo, Valbona Sako, all’emittente televisiva albanese Top Channel nel corso di un’intervista, hanno suscitato un vespaio di polemiche che l’hanno costretta a dimettersi a soli 4 mesi dall’elezione, in una città duramente colpita dal terremoto di magnitudo 6.4. Inutili i suoi tentativi di arginare la valanga di critiche e di chiarire il senso delle sue parole e il passo indietro è stato inevitabile.
“Le mie intenzioni sono state fraintese – ha scritto Sako su Facebook -. Sono ferita dalle reazioni negative a un’intervista che ho rilasciato. Uno stress che va oltre le mie forze, per questo ho deciso di dimettermi da sindaco di Durazzo. I miei più sentiti ringraziamenti a tutti coloro che mi hanno creduto e spero, un giorno, di essere capita da tutti”. Il sisma ha causato 51 vittime, 26 delle quali proprio nella città che governava. Si trovavano tutte all’interno di cinque edifici: due hotel sul lungomare sud di Golem, Villa Palma e Miramare, e tre palazzine, in una delle quali le vittime sono state otto. Sako nella sua intervista voleva ribadire lo stesso concetto formulato poco prima dal premier albanese: “Abbiamo trasferito le persone coinvolte dal terremoto in alberghi di lusso, non era mai accaduta prima una cosa del genere”, aveva detto Edi Rama, colpito personalmente dalla morte un’amica molto stretta di suo figlio, morta nel crollo di uno degli edifici coinvolti assieme al resto della famiglia. Ma l’effetto delle parole della ex sindaca di Durazzo è stato di tutt’altro segno rispetto a quelle del premier.
Valbona Sako era stata eletta alla fine di luglio dopo l’addio di Vangjush Dako, anche lui socialista. Dako era stato coinvolto in alcune vicende giudiziarie legate a presunti casi di corruzione. Vicende non troppo velate, al punto da convincere il Dipartimento di Stato americano a diffondere il 31 luglio una nota in cui si impediva a Dako e alla sua cerchia familiare più ristretta di entrare negli Usa. E il veto era stato esteso anche alla moglie Alba e ai due figli Xhulio e Kejsi. Valbona Sako è considerata la ‘delfina’ di Dako coinvolto in inchieste per corruzione. Una piaga per il Paese, nonché uno degli ostacoli per l’ingresso dell’Albania e nell’Unione europea, resa palpabile, insieme all’abusivismo, dallo stesso terremoto. Corruzione e abusivismo hanno infatti ostacolato i soccorsi, in particolare dei nostri vigili del fuoco, costretti ad operare senza avere accesso alle mappe catastali degli edifici crollati. Una buona parte delle costruzioni in Albania sono abusive, spesso mai terminate. Il reportage pubblicato su ilfattoquotidiano.it che metteva in luce questi aspetti è stato ripreso da molti media albanesi tra venerdì 29 e sabato 30 novembre, alimentando un acceso dibattito è arrivato fino alle più alte cariche del Paese.