Roman Polanski e Woody Allen successi in sala in Italia, ma negli Stati Uniti non usciranno mai. La vicenda dei due registi reprobi continua ad assumere i toni dell’incredibile. Mentre L’ufficiale e la spia e Un giorno di pioggia a New York raccolgono un buon seguito di pubblico nei cinema italiani e in diversi stati europei, la loro presenza nelle sale americane non è pervenuta e mai perverrà. I motivi sono sempre i soliti. In un’unica parola: #MeToo.
Per quel che riguarda Allen pende su di lui l’accusa mai provata, e giuridicamente archiviata senza colpe delle molestie sulla figlia adottiva Dylan Farrow nel 1992. Inutile rivangare la questione, ma Allen per un reato mai commesso sconta un’onta distributiva dei suoi film mai inflitta nemmeno al più orribile dei killer.
Così dopo una battaglia legale non di poco conto con Amazon – che ricordiamo lo ha letteralmente licenziato da ogni contratto in essere per il futuro e bloccato questo film per diverso tempo – i legali del regista newyorchese sono riusciti ad acquisire i diritti di Un giorno di pioggia a New York e a farlo distribuire in mezzo mondo: in Belgio, Spagna, Slovacchia, Perù, Colombia, Vietnam, perfino nell’Ungheria di Orban, e in altre 26 nazioni. Tra gli ultimi l’Italia grazie a Lucky Red. Ma negli Stati Uniti meglio scordarselo. Non c’è niente da fare. È valso di più un editto moralista di Timothéè Chalamet, che il film lo interpreta, di indagini di servizi sociali, polizia, procuratori, investigatori e infiltrati vari, per dire ad Allen: per noi, America che vale e che conta, è un no.
Molti esperti del settore hanno ovviamente sentenziato che questa onta per Allen significa morte certa del suo cinema e dei suoi film per il resto della sua futura possibile produzione. Come il prossimo Rivkin’s Festival che ha girato a San Sebastian con interpreti Gina Gershon e Christoph Waltz. Un giorno di pioggia a New York è uscito in Italia il 28 novembre e in due giorni ha raccolto quasi 300mila euro posizionandosi secondo al box office dietro al disneyano Frozen 2.
Discorso differente, ma ulteriormente paradossale per Polanski. L’86enne regista di origine polacca è reo confesso dello stupro del 1977 su una minorenne in California e per questo è “fuggito” alla giustizia per decenni. Tanta acqua è passata sotto i ponti dalla colpa di allora, come il perdono della vittima e un profluvio di accuse di molestie e violenze compiute ipoteticamente negli anni settanta che fioccano puntualmente come nespole. Non ultima quella di Valentine Monnier datata 1975 che ha portato un certo subbuglio in Francia dove L’ufficiale e la spia è stato contestato fuori dalle sale in cui veniva proiettato da diverse centinaia di donne.
Ora, dove sta il paradosso per L’ufficiale e la spia? È che improvvisamente i distributori statunitensi dopo aver mostrato al pubblico americano tutti i Polanski, compresi quelli girati nei primi anni ottanta, con l’accusa di stupro appena riconosciuta giuridicamente, all’improvviso hanno chiuso la porta. Hollywood Reporter racconta un vero e proprio panico ad attanagliare gli acquirenti Usa al mercato della scorsa Cannes dove il film è stato mostrato per le vendite con una proiezione segreta, mentre ha poi avuto la sua prima mondiale al Festival di Venezia: “Non è possibile distribuire un film così negli Stati Uniti in questo momento”. L’ufficiale e la spia è uscito in Belgio, Francia, Italia, Spagna e Polonia. Nei cinema italiani dopo una settimana di programmazione ha raccolto un buon milione e settecentomila euro di incassi.