Mirare all’essenziale, alla parola, ai sentimenti. Biagio Antonacci ha deciso di cambiare rotta nella sua produzione artistica e puntare ai suoni semplici per il quindicesimo album della sua carriera: “Chiaramente visibili dallo spazio”. Per il 2020 c’è l’idea di fare un tour, forse stavolta l’artista riuscirà a coronare il sogno accarezzato da anni, di suonare in acustico a teatro. Ancora prima di presentare l’album, Antonacci è stato letteralmente “rapito” da Rosario Fiorello per “Viva RaiPlay”. Biagio ha stazionato per una settimana, bloccato in guardiola. “Fiore mi ha chiamato – racconta a FqMagazine l’artista – e mi ha detto ‘Dai vieni, io ti voglio in puntata’. Io gli avevo spiegato che non potevo cantare, il singolo sarebbe uscito dopo e non volevo fare le stesse cose. Lui mi ha rassicurato ‘ci penso io, tu vieni!’. Così mi sono ritrovato bloccato in guardiola e lì sono rimasto (ride, ndr). Abbiamo fatto questa bella gag, fino a quando io e lui sul palco non ci siamo mai incontrati! Però è stato bello perché ho inaugurato una nuova comunicazione televisiva, come fossi una signorina Buonasera!”.
“Chiaramente visibili dallo spazio” è il titolo del disco, cosa vede Biagio dallo spazio? “Vedo molta confusione, – spiega – vedo molta paura di perdere qualcosa da parte della gente che è in crisi per l’ansia da prestazione, la paura di non farcela. È una diseducazione che abbiamo avuto anche dalla politica che non porta alla stabilità. Niente è certo, non c’è nulla di costruttivo, ma sembra ormai normalità di accusare gli altri di non aver fatto concretamente qualcosa per il presente. Questo è un disco di pace con Biagio uomo prima, poi cantastorie che ha voluto fare un lavoro senza troppi fronzoli e inutili come i campionamenti per la parte musicale e strumentale. Sono canzone vive e suonate, in cui io canto liberamente”.
Uno dei brani più forti è “L’amore muore “ in cui si parla di solitudine, amarezza… “È la storia di un uomo che è privo di qualsiasi tipo di cura ed è lasciato a se stesso. La cosa più grave è che lui stesso non si occupa più di sé e della sua sopravvivenza. Questo è un problema generazionale, perché sembra che non si abbia più una personalità. Tutti fanno la stessa identica cosa e se funziona una cosa allora si va in una unica direzione. Succedeva anche anni fa ma era diverso perché quando una cosa funzionava c’era già una testa differente che diventava antagonista e si inventava altro. Quindi c’erano diversi gruppi, quelle che chiamiamo correnti culturali e che oggi non ci sono più. Insomma il mondo di oggi sembra governato dall’omologazione. Viviamo in un’epoca in cui siamo stati formattati anima e cervello e apparteniamo a un unico gestore. Ci serve la fisicità, sia toccarsi, ma anche usare un cacciavite e cercare di riparare qualcosa”.
Uno dei video social più visti di Biagio è il ballo con la mamma sul singolo “Ci siamo capiti male”. Una danza nata per caso e diventata virale. “Non mi aspettavo che da una cosa nata per ridere, nascesse un movimento virale. – racconta Biagio – stavo ascoltando il pezzo con mia madre ed ero appena entrato in casa, avevo il cappotto ancora addosso… Così mio fratello, mentre lei ballava, ha fatto il video per farmi vedere come avrei ballato sul palco io. Ammetto che sono un po’ goffo, ma mi muovo! Poi mio fratello mi ha mandato il video due giorni dopo, quando ho visto quelle immagini le ho trovate potentissime! Quanti di noi hanno ballato con la propria mamma in un giorno normale,? Tante volte. Infatti molte persone mi hanno scritto e mandato i video mentre ballavano con la mamma”
Il patrimonio genetico degli Antonacci non mente. Paolo e Giovanni, il primo autore (ha scritto tra gli altri per Nek, Francesco Renga, Eros Ramazzotti, Alessandra Amoroso, Irama e Annalisa) e il secondo rapper, ormai sono presenze stabili nel mondo della musica. “E pensare che avrei preferito per loro un lavoro più pratico, come il dottore, lo scienziato… – confessa papà Biagio – Però il fatto di scrivere canzoni anche oggi può essere utile. Comunque sono tutte preoccupazioni che aveva anche mio papà quando ho iniziato. Il mio pensiero è più per Paolo perché per lui è un lavoro, mentre per Giovanni la musica è più un gioco. Ho paura della diffidenza verso Paolo, questo è un mestiere dove devi sempre pensare di fare una cosa migliore rispetto agli altri e reggere gli insuccessi. Spero che lui che abbia la forza di vivere in questo ambiente e che faccia il suo disco. Ha delle potenzialità ed è molto intelligente perché ritiene che adesso è ancora troppo presto per debuttare anche come cantante”.