L’evasione fiscale “è la maggiore iniquità in un sistema collettivo. Bisogna intervenire radicalmente come mai è stato fatto. Stiamo lavorando a un provvedimento complessivo. Io chiedo un patto con tutti gli italiani onesti. Accettare quella che potrà sembrare una misura nuova, perché poi pagheremo tutti meno”. (Giuseppe Conte, 24 settembre 2019);
“E’ un patto con i cittadini onesti: vogliamo dire a tutti che essere onesti conviene perché incentivando i pagamenti digitali si ritroveranno più soldi”. (Giuseppe Conte, 16 ottobre 2019);
“Dl fisco: ok commissione a rinvio lotteria scontrini a luglio. Niente multe a negozianti che rifiutano giocate” (Ansa, 29 novembre);
“Dl Fisco, Villarosa: ‘No multe a negozianti senza pos'” (Ansa, 2 dicembre).
Caffè e brioche pagati con la carta senza patemi. Solo un lontano ricordo le litigate con il tassista e l’elettricista che prendono solo contanti. Basta corse alla ricerca di un bancomat perché il pos della parrucchiera “purtroppo è rotto”. Stop alle scuse (“qui non c’è la linea”, “lo accettiamo solo se spende più di 30 euro”, “con le commissioni alla fine ci rimetto”). Ciliegina sulla torta, un lauto bonus Befana in tempo per i saldi.
Un po’ mi ero illusa, lo ammetto.
L’anno nuovo sarebbe stato memorabile. Da gennaio 2020, con 2.104 giorni di ritardo, pos obbligatorio per tutti ma davvero: cioè con le multe per chi non lo accetta. Piccole multe, per carità: 30 euro più il 4% del valore della transazione. Almeno un inizio, per un Paese che è 24esimo sui 28 dell’Ue per pagamenti elettronici.
L’anno nuovo sarebbe stato felicissimo. Con 730 giorni di ritardo sarebbe partita pure la lotteria degli scontrini. Premi da 10mila a 50mila euro al mese, superpremio finale da 1 milione di euro. Non la panacea di tutti i mali, ma far leva sul piacere di tentare la sorte sembrava una buona idea in un Paese che nel 2018 ha speso circa 107 miliardi in Gratta e vinci, slot, poker online e altre forme di azzardo. Centosette miliardi, che del tutto casualmente è anche, euro più euro meno, il totale delle tasse e dei contributi evasi ogni anno.
Un po’ mi ero illusa, lo ammetto, quando Giuseppe Conte aveva annunciato “un piano anti-evasione a cui credo molto, garbato ma determinato”, perché “non posso accettare che gli italiani onesti paghino più tasse per colpa di coloro che non le pagano affatto”.
Poi la dura realtà. O la Realpolitik. I commercianti e gli autonomi votano. Le banche frenano. Le commissioni a guardar bene non si possono tagliare, nonostante le promesse. La detrazione del 30% delle spese sostenute non basta. Per la lotteria degli scontrini servono i registratori di cassa telematici, che costano. Chi li compra ha un credito di imposta, ma forse non basta. Ci vuole più tempo. Io continuo a illudermi. L’anno bellissimo della lotta all’evasione prima o poi arriverà.
Ps. Secondo l’ultimo Rapporto sull’evasione del Tesoro, autonomi e imprese individuali hanno il 68,3% di propensione media all’inadempimento fiscale. In soldoni vuol dire che non pagano al fisco circa 33 miliardi l’anno. No, il problema dell’Italia non sono solo i grandi evasori.
“Passeggere. Credete che sarà felice quest’anno nuovo?
Venditore. Oh illustrissimo sì, certo.
Passeggere. Come quest’anno passato?
Venditore. Più più assai.
Passeggere. Come quello di là?
Venditore. Più più, illustrissimo.
Passeggere. Ma come qual altro? Non vi piacerebb’egli che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore. Signor no, non mi piacerebbe”.
(Dialogo d’un venditore di almanacchi e di un passeggere, Giacomo Leopardi)