In totale sono nove gli indagati. Aldo Taddeo è stato anche presidente del Modena calcio. L’indagine avviata lo scorso luglio, è nata in seguito alla dichiarazione di fallimento di due storiche imprese
Bancarotta fraudolenta. È il reato per cui Aldo Taddeo, imprenditore ed ex presidente del Modena e del Varese Calcio, è stato arrestato dalla Guardia di finanza. Nell’ambito dell’operazione “Plastic free” sono stati disposti gli arresti domiciliari per una donna, disposto dal gip per una terza persona l’obbligo di dimora. In totale sono nove gli indagati a cui viene contestato di aver provocato dissesto di tre imprese varesine operanti nel settore della progettazione, costruzione e commercializzazione di macchinari industriali per la lavorazione di materie plastiche, per un passivo fallimentare di circa 8 milioni di euro.
L’indagine avviata lo scorso luglio, è nata in seguito alla dichiarazione di fallimento di due storiche imprese, una di Busto Arsizio e l’altra di Samarate, e ha consentito di scoprire che gli indagati, hanno portato avanti “una serie continuativa di distrazioni e di trasferimenti di risorse infra-gruppo che hanno comportato la dissipazione e la dispersione di importanti risorse finanziarie – trasferite per lo più sui conti correnti esteri – con conseguente depauperamento patrimoniale, economico e finanziario delle tre società italiane ‘cannibalizzate’ e condotte dolosamente al fallimento”.
I responsabili, stando alla ricostruzione degli inquirenti, utilizzavano come “capo-gruppo” e come ”cassaforte” finanziaria una società slovacca con sede a Bratislava, riconducibile all’indagato principale. Il modus operandi per ”svuotare” le società italiane dei loro patrimoni è consistito in una serie di affitti e/o cessioni di rami aziendali che hanno interessato le imprese fallite, con particolare riguardo all’uso dei relativi marchi e dei disegni tecnici, accompagnati dalla distrazione di risorse finanziarie delle società per il pagamento di ingenti spese personali dell’indagato principale, necessarie al mantenimento del suo elevato tenore di vita.
Gli indagati “consapevoli di frodare i soci di minoranza, i lavoratori dipendenti e i creditori” avevano già fatto fallire due delle tre società italiane controllate, raggiungendo un passivo fallimentare complessivo di circa 8 milioni di euro. Anche la terza società è sull’orlo del fallimento dal momento che i dipendenti da mesi non ricevono più né gli stipendi né il versamento dei relativi contributi previdenziali e assicurativi. Con riferimento a quest’ultima, con sede a Castellanza (Varese), i finanzieri hanno eseguito il sequestro preventivo dell’intero complesso aziendale (compresi i macchinari e le merci) e del 70% delle quote del suo capitale sociale e di quello di altra società con sede a Milano. Eseguite quindici perquisizioni delegate dalla Procura di Busto Arsizio .