Cronaca

Emanuele Castrucci, indagine per propaganda e istigazione per discriminazione razziale aggravata dal negazionismo

L'account è ancora visibile, ma il procuratore di Siena Salvatore Vitello ha disposto il sequestro preventivo del profilo Twitter del professore Emanuele Castrucci e l’oscuramento dei tweet a sostegno di Hitler

L’account è ancora visibile, ma il procuratore di Siena Salvatore Vitello ha disposto il sequestro preventivo del profilo Twitter del professore Emanuele Castrucci e l’oscuramento dei tweet a sostegno di Hitler. La procura ha aperto un fascicolo di indagine ipotizzando il reato di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa, aggravata da negazionismo. In questo modo il titolare del profilo non potrà accedervi, e pertanto non potrà né modificare né cancellare i tweet oggetto delle indagini. Le indagini si potrebbero estendere ad altri utenti del social network che potrebbero aver condiviso, o anche commentato in modo favorevole, il tweet a favore di Hitler. Verifiche della polizia postale sarebbero inoltre in corso per accertare l’esistenza, su altri social, di altri profili riconducibili al docente, in modo da verificarne il contenuto.

L’ordinario di filosofia del diritto dell’Università di Siena, antisemita e filonazosta, ieri in piene bufera per il suo tweet pro Hitler e quando era ormai evidente che la sua timeline era occupata di post anche omofobi, aveva twittato ancora. Una sorta di lamentela per quanto avvenuto: l’indignazione (quasi) generale e i provvedimenti disciplinari in arrivo e l’inchiesta penale. C’è da dire che quel post, “Il re è nudo, ma da sempre guai a chi lo dice”, ha ricevuto 313 cuori ed è stato ritwittato 74 volte, ma sono molti gli utenti che gli hanno risposto. Qualcuno lo ha inviato ad andare a farsi una doccia a Birkenau, c’è chi gli ha scritto ora può vestirsi da ufficiale tedesco e scappare, altri che è il momento di trovarsi un avvocato. Il docente sarà denunciato per apologia. Certo è che il professore non sembra né pentito né consapevole di essere contra legem.

“Ho ricevuto da lui un messaggio in cui continua a rivendicare la sua libertà che secondo noi non è ammissibile perché travalica quanto previsto dalla Costituzione e dal nostro ordinamento penale” ha detto il rettore Francesco Frati, che in un primo momento aveva commentato il tweet definendolo “opinioni personali”. A margine di un evento a Firenze, ha anche spiegato di non aver parlato con il professore “perché avendo deciso di adire alle vie legali ci parleranno eventualmente i miei avvocati“. Frati ritiene necessario “procedere nella maniera più diretta e spedita affinché questi fatti siano perseguiti. Lo abbiamo fatto attraverso un esposto alla procura della Repubblica presso il tribunale di Siena” e “con l’avvio di un procedimento disciplinare che ovviamente seguirà le strade dettate dai nostri regolamenti interni. Quel tipo di comportamenti non deve trovare spazio nei nostri atenei. Vogliamo fare chiarezza e capire come impedire a questo professore di continuare a insegnare”.

Sul fatto che era da tempo che il professore scrivesse frasi del genere sul suo account Frati ha risposto: “A me nessuno studente aveva segnalato questi casi. Anche io ieri leggendo indietro i tweet del professore sono rimasto abbastanza sconvolto, si tratta di una escalation. Alla luce di quello che abbiamo letto ieri sicuramente qualche mese fa avremmo potuto capire che c’era qualcosa di strano, ma si trattava di tweet molto meno virulenti di quello clamoroso pubblicato due giorni fa”. Castrucci, docente universitario dal 1990, è iscritto a Twitter dal 2013.

“Queste cose non dovrebbero esistere ma siccome esistono vanno contrastate nel modo più” efficace “ricorrendo a tutti gli strumenti che i regolamenti disciplinari e le leggi, in primis la Costituzione, ci danno” ha detto anche il rettore dell’Università di Firenze, Luigi Dei, che ritiene che Frati abbia fatto bene “ad andare con molta incisività” sulla questione “e chiedere il massimo della sanzione disciplinare previsto dai nostri regolamenti. Oggi i social sono molto più pubblici e pervasivi di un’aula“.