“L’uso degli strumenti di pagamento va reso conveniente, non serve una nuova tassa. Quindi, le sanzioni non ci saranno fino a quando non andrà a buon fine il protocollo con banche e fornitori di servizi di pagamento per ridurre i costi sostenuti dai commercianti”. Alessio Villarosa, sottosegretario M5s all’Economia del governo Conte 1 confermato nel Conte 2, lunedì ha festeggiato come un successo l’eliminazione dal decreto fiscale delle sanzioni per gli esercenti che non rispettano l’obbligo di legge di accettare i pagamenti con bancomat. La marcia indietro è arrivata con il voto favorevole in commissione Finanze, “col consenso di tutti”, a un emendamento soppressivo a prima firma della deputata di Forza Italia Claudia Porchietto. Che a sua volta non a caso rivendica di aver “sventato con una seria e scrupolosa azione parlamentare questo ennesimo attacco al ceto medio” cancellando “la norma introdotta in modo superficiale e miope dal governo giallorosso“.
Il M5s esulta: “Bene l’intesa, non mettere paletti a chi fatica” – Entusiasmo condiviso dai pentastellati. “Non imporremo mai nuovi costi per le imprese. Era un mio personale impegno…non arretreremo di un millimetro su questo punto”, si legge sulla pagina facebook del sottosegretario. Del tutto in linea con la posizione chiarissima presa da Luigi Di Maio fin da metà ottobre quando il decreto fiscale è stato approvato “salvo intese” in consiglio dei ministri: finché non si tagliano i costi niente multe “altrimenti è un’altra tassa”. E infatti il leader 5 Stelle ora esulta: “Sono contento che sia stata trovata l’intesa per eliminare la multa. La priorità deve essere quella di abbassare il costo delle commissioni in modo da agevolare tutti, a partire dai piccoli commercianti. Perché lo Stato non deve mettere paletti a chi fatica dalla mattina alla sera, piuttosto deve trovare delle soluzioni”.
La promessa di un protocollo con l’Abi. Che chiude: “Non possiamo fissare i prezzi” – Eppure incentivare l’uso della moneta elettronica era uno dei pilastri del piano anti evasione annunciato dal premier all’inizio dell’autunno. “Conte ha sempre detto che si stava studiando un protocollo per tagliare le commissioni”, ricorda a ilfattoquotidiano.it Villarosa, che nei mesi scorsi aveva anche promosso l’idea di una card unica con carta d’identità, tessera sanitaria e bancomat. “Finora non è andato a buon fine. Quindi, come promesso, non ci saranno nemmeno le sanzioni. Chi non ha il pos continuerà a non averlo, non è un problema“.
In effetti a fine ottobre, all’assemblea annuale di Confesercenti, il presidente del Consiglio aveva assicurato: sulle commissioni “stiamo lavorando direttamente sia con il mondo bancario sia con quello creditizio, io stesso li ho contattati. Vogliamo arrivare ad azzerare le commissioni per importi ridotti”. Ma pochi giorni dopo, alla Giornata del risparmio, il presidente Abi Antonio Patuelli ha negato la possibilità di un accordo “di sistema”, perché “l’Abi non deve e non può fissare prezzi per prodotti e servizi in concorrenza“. Ben vengano gli incentivi, ma i prezzi “li fa il mercato competitivo e come Abi non siamo in grado di dire adesso fate pagare meno”, è la posizione del quattro volte presidente della lobby bancaria. Secondo Villarosa, comunque, la partita non è chiusa: il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri “sta ancora lavorando” alla definizione del protocollo.
Ma nel decreto fiscale c’è il credito di imposta sulle commissioni – Al netto dei tagli promessi, nel decreto fiscale un intervento per abbassare i costi sostenuti dagli esercenti comunque c’è: da luglio tutte le attività con ricavi o compensi entro i 400mila euro annui avranno diritto a un credito d’imposta pari al 30% sulle commissioni che pagano su ogni transazione con carta o bancomat. Detrazione poi ampliata alle spese per qualsiasi strumento di pagamento elettronico tracciabile. “E’ una boccata d’ossigeno per le imprese che subiscono costi alti per le transazioni”, ammette il sottosegretario, ma “andrebbe a parer mio calibrata meglio in favore dei più piccoli“.
Pos obbligatorio dal 2014, ma resta lettera morta – Nel frattempo, senza sanzioni, resta (ancora) lettera morta la legge sull’obbligo del pos, la cui strada è stata in salita fin dall’inizio. Il decreto Crescita di Monti prevedeva che dal giugno 2014 “i soggetti che effettuano l’attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali, sono tenuti ad accettare anche pagamenti effettuati attraverso carte di pagamento”. Nel 2017 il governo Gentiloni ha cercato di rendere efficace la norma con un regolamento del ministero dello Sviluppo economico di concerto con l’Economia che imponeva multe fino a 30 euro per chi non si adeguasse. Ma nel giugno 2018 il Consiglio di Stato ha bocciato la bozza per violazione della riserva di legge: una norma di rango secondario non basta, hanno sancito i giudici amministrativi. Da lì la scelta di intervenire per decreto, con una multa di 30 euro più il 4% del valore della transazione. Fino alla marcia indietro.