Marco Cappato, imputato per aiuto al suicidio per aver accompagnato nel 2017 Fabiano Antoniani in una clinica svizzera a morire. Quel giorno, prima della decisione dei giudici, prenderà la parola il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano per chiedere l’assoluzione dell’esponente dei Radicali
Sarà una sentenza di assoluzione quella che verrà pronunciata poco prima di Natale, il 23 dicembre, dai giudici della Corte d’assise di Milano per Marco Cappato, imputato per aiuto al suicidio per aver accompagnato nel 2017 Fabiano Antoniani in una clinica svizzera a morire. Quel giorno, prima della decisione dei giudici, prenderà la parola il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano per chiedere l’assoluzione dell’esponente dei Radicali – come già fatto durante la requisitoria – sulla base della sentenza della Consulta. E dopo l’arringa di Filomena Gallo, legale di Cappato, la Corte entrerà in camera di consiglio.
La data del 23 dicembre è stata comunicata alle parti, per il momento, solo informalmente. Con una sentenza storica, lo scorso 25 settembre, la Consulta ha escluso in determinati casi la punibilità dell’aiuto al suicidio e ha stabilito che saranno le strutture pubbliche del Servizio Sanitario Nazionale a verificare l’esistenza delle condizioni che lo rendono legittimo. Condizioni che ricorrono, per esempio, quando si tratta di una persona tenuta in vita con l’idratazione e l’alimentazione artificiale in quanto soffre di una malattia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, ma che resta tuttavia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli.
Inoltre, ha stabilito che spetterà a un organo collegiale, cioè il Comitato etico territorialmente competente, garantire la tutela delle “situazioni di particolare vulnerabilità” e che non ricadrà sui medici l’obbligo di prestare l’aiuto al suicidio. Già nell’ordinanza del febbraio 2018, i giudici della Corte milanese avevano pronunciato un’assoluzione ‘di fatto’per Cappato, il quale, scrissero, non rafforzò “l’intento suicidiario” di Dj Fabo ma lo aiutò solo materialmente a compiere ciò che aveva deciso “in autonomia”. Assoluzione che, però, avevano spiegato i giudici, non poteva essere pronunciata a causa di una norma che risale all’”epoca fascista”, ossia “la sanzione indiscriminata di tutte le condotte di aiuto al suicidio” prevista dall’articolo 580 del codice penale, che contrasta con la Costituzione. Il 23 dicembre, dopo gli interventi delle parti (pm e difensori che chiederanno l’assoluzione proprio sulla base della sentenza della Corte Costituzionale), è attesa l’assoluzione del tesoriere dell’associazione Luca Coscioni.