Escono dal processo 22 indagati, tra cui tre ex presidenti della Regione Abruzzo. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Pescara ha disposto per loro l’archiviazione nell’inchiesta madre sul disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), avvenuto il 18 gennaio 2017, quando una valanga travolse il resort provocando la morte di 29 persone. Il gip Nicola Colantonio ha dato ragione al procuratore capo di Pescara Massimiliano Serpi e al sostituto Andrea Papalia, che avevano chiesto 18 archiviazioni nel novembre 2018. Alla richiesta si erano opposti alcuni legali dei familiari delle vittime.
“Non si ritiene che gli elementi investigativi indicati negli atti di opposizione (in quanto irrilevanti) possano incidere sulle risultanze investigative, precise ed esaustive, raccolte dal pm, non potendo sminuire le considerazioni da questi assunte nella richiesta di archiviazione e condivise da questo giudice. Pertanto può affermarsi che le risultanze investigative non permettono di sostenere l’accusa in giudizio”, ha rilevato il gip, facendo cadere le accuse, tra l’altro, per gli ex governatori Luciano D’Alfonso, Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi.
Escono dal processo anche gli assessori che si sono succeduti alla Protezione civile, Tommaso Ginoble, Daniela Stati, Mahmoud Srour, Gianfranco Giuliante e Mario Mazzocca; l’ex sottosegretario alla Giustizia Federica Chiavaroli, la funzionaria della Protezione Civile Tiziana Caputi, l’ex vice presidente della Regione Abruzzo Enrico Paolini, l’ex direttore generale della Regione Abruzzo Cristina Gerardis; Giovanni Savini, direttore del Dipartimento di protezione civile per tre mesi nel 2014; Silvio Liberatore, responsabile della sala operativa della Protezione civile; Antonio Iovino, dirigente del servizio di Programmazione di attività della protezione civile; Vittorio Di Biase, direttore del Dipartimento opere pubbliche fino al 2015; Vincenzino Lupi, responsabile del 118. Archiviata anche la posizione di Daniela Acquaviva, funzionaria della Prefettura di Pescara nota per avere risposto telefonicamente al primo allarme lanciato telefonicamente dal ristoratore Quintino Marcella, la quale però resta imputata nel procedimento bis per depistaggio.
Archiviazione, soltanto per alcune ipotesi di reato, anche per l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, per Andrea Marrone, consulente incaricato per adempiere le prescrizioni in materia di prevenzione infortuni, per Bruno Di Tommaso, legale responsabile della Gran Sasso Resort & Spa, e per Carlo Giovani, dirigente della Protezione civile.
Ai politici, scrive il gip, non fu indicata dai responsabili tecnici dell’ente “la necessità di procedere nel più breve tempo possibile, alla formazione di una Carta di localizzazione probabile delle valanghe (CLPV) estesa anche all’area del comprensorio di Farindola/Rigopiano”. Il giudice poi osserva che “i politici (presidente di Regione e assessore delegato alla Protezione civile) che si sono succeduti nel governo della Regione Abruzzo, non possono ritenersi responsabili per non aver emanato, in tempo utile, i provvedimenti necessari per la formazione” di una Carta delle valanghe “che comprendesse anche l’area territoriale di Farindola/Rigopiano: quindi, deve prendersi atto che, sulla scorta delle priorità indicate dal Comitato tecnico regionale per lo studio della neve e delle valanghe (Coreneva), l’autorità politica aveva proceduto correttamente a valutare, in via preminente, le aree comprese nei bacini sciistici”.
Per quanto riguarda l’ex governatore D’Alfonso e Mazzocca, il gip scrive che “anche ipotizzando che gli indagati avessero deciso, già dal primo giorno di attività dirigenziale presso la Regione Abruzzo, di procedere alla formazione di una Carta che comprendesse l’intero territorio, l’iter amministrativo attuativo non poteva essere completato prima dell’anno 2018″, quindi in tempo utile per evitare la tragedia. Il gip conclude che “la condotta dei prevenuti, di conseguenza, non può considerarsi omissiva e collegata al crollo della struttura alberghiera presente in Rigopiano”.
“Comincio a pensare che alla fine la colpa sarà di chi stava in hotel, di chi lavorava a Rigopiano e di chi c’è andato in vacanza – commenta su Facebook Alessio Feniello, padre di Stefano, una delle vittime della tragedia – Ho appena saputo che il giudice ha accolto la richiesta di archiviazione nei confronti di tutti i funzionari della regione, della Acquaviva, e anche dei tre personaggi che ci hanno fatto credere che Stefano era vivo, uccidendolo due volte. Questa archiviazione è un colpo che fa molto male. Per quello che riguarda me e la mia famiglia, non ho parole, mi sento preso per il culo dalla giustizia”.