Sardine di Francia, di Belgio e di Spagna a raccolta ripartendo dalla Costituzione. Perché loro “Non si Lega(no)” e “non abboccano”. Finiscono in editoriali e approfondimenti dall’Olanda agli Stati Uniti, ormai identificate come movimento anti-Salvini – nato e cresciuto sui social – per fermare l’onda populista. Che può vincere, in Italia e oltre, dove la sinistra progressista ha fallito, arginando il linguaggio divisivo dei sovranisti da Salvini a Marine Le Pen. L’alternativa si ispira a un’idea di tolleranza, tutta da declinare sul piano reale. Quella valanga di pesci di cartone che ha esordito oltre le aspettative a Bologna è diventata contagio nazionale: ha invaso Modena, Piacenza, Genova, Napoli, Firenze fino a colmare piazza Duomo a Milano. L’onda lunga è arrivata anche a Berlino, New York e Amsterdam. E sulla stampa internazionale c’è chi ritiene che il loro modello “possa essere emulato altrove”.

Un fenomeno nato in Emilia Romagna, quella che la Lega vuole “liberare” alle regionali dalla sua tradizione di sinistra, che però ha varcato i confini nazionali: il 14 dicembre si sono già date appuntamento a Madrid, a Bruxelles e a Parigi, con pagine facebook che raccolgono adesioni di ora in ora. Ne arriveranno altre, perché è stesso giorno della prima manifestazione nazionale a Roma in Piazza San Giovanni, approdo naturale dall’ambizione di un milione di persone dopo i pienoni da Nord a Sud.

Sono riuscite ad attirare l’attenzione mediatica sui giornali di tutto il mondo senza avere un programma perché per ora la priorità adesso è mantenere “un’identità fluida e spontanea. Più avanti si potrà cercare il dialogo con chi le risposte le deve dare”. Rifiutano “la politica che si fa sulla pelle dei più deboli e li strumentalizza“, sono deliberatamente contro Salvini, il suo linguaggio dell’aggressività e della divisione, e per loro le piazze che riempiono sono “un antidoto alle balle“. Dicono di volere ripartire dalla Costituzione e rimandano il momento del dialogo con chi fa politica. Tutti elementi che, secondo alcuni giornali stranieri, possono evolvere in una risposta reale al populismo.

Per il Guardian lo “stile locale” del movimento delle sardine può vincere dove ha fallito la sinistra progressista, incapace di “trovare il vocabolario e le idee per sfidare la retorica divisiva e spesso violenta di personaggi come Salvini e Marine Le Pen. L’aiuto può essere a portata di mano, sotto forma di un fiorente movimento dal basso in Italia che si ispira al simbolo di un pesce“. Ma l’originalità delle sardine per il giornale inglese sta nel “registro” con cui propone il suo messaggio. “Striscioni e simboli di partito sono banditi per favorire uno spirito inclusivo e per enfatizzare la dimensione civica alle proteste”. Poi i partecipanti, che “sono incoraggiati a ignorare piuttosto che rispondere in natura agli abusi sui social media o di persona”. Le sardine arrivano dopo un decennio, sottolinea il quotidiano britannico, in cui “il tema centrale nella politica europea è stata la nascita di movimenti che cercano di drammatizzare e sfruttare le divisioni sociali con slogan grezzi e aggressivi”. In questo senso per il Guardian Beppe Grillo è stato uno dei “trend setter” nel 2007 col suo Vaffa Day, che sempre dalla piazza di Bologna “ha lanciato un’ondata populista in Italia, che alla fine ha portato alla nascita del politico anti-immigrazione Matteo Salvini“.

Il movimento contrappone tolleranza e inclusione a una politica divisiva, tanto che il loro “potere sovversivo” ostacola le ambizioni di Salvini più di quanto facciano “Pd o Cinque stelle“. Proprio confrontandoli col movimento di Beppe Grillo, “che è nato contro la vecchia politica”, “ha forti radici populiste e un leader carismatico come l’ex comico”, le sardine “non hanno un leader – scrivono Associated Press, Washington Post e New York Times – e sono apertamente anti-populiste”. Spingono “per leggi sociali ‘inclusive’, misure pro migranti e a favore dell’ambiente”, si incrociano col “percorso dei giovani dei Fridays for Future” e “minacciano il dominio” del leader della Lega. Tanto che al New York Times il fondatore Mattia Santori ha dichiarato che, come sardine, “siamo in grado di battere il drago del populismo con il nostro cervello, con le idee“.

Il potenziale è grande, ma convertire la popolarità in un’alternativa politica è una storia tuta da scrivere. Eppure, osservano Wp e Nyt, “le forze di sinistra, in particolare i democratici in lotta fra loro, hanno chiaramente visto il loro potenziale” e sono riuscite a spiccare “utilizzando uno dei punti di forza di Salvini, cioè una campagna sui social media”. Lui, in cambio, che è proprio sui social è “una star, all’inizio ha snobbato il movimento, poi lo ha deriso”. Nonostante questo – o forse anche per questo -, precisa il Wall Street Journal, le sardine avanzano e per Deutsche Welle sono una risposta alle “ostili campagne della Lega“. Le analisi si fermano in attesa di sviluppi ma intanto in agenda ci sono già altri raduni. L’olandese Het Parool racconta quello delle 400 sardine ad Amsterdam lo scorso 30 novembre. I partecipanti, di varia estrazione politica, avevano in comune un obiettivo: “Siamo così stanchi della politica in Italia. Dobbiamo fare qualcosa per il razzismo e l’odio che il Paese sta prendendo”. Cosa, si vedrà.

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