Unicredit presenta il suo piano al 2023 e, come anticipato quest’estate da Bloomberg, arrivano nuovi tagli ai dipendenti. La banca guidata da Jean Pierre Mustier ridurrà il personale di circa 8.000 unità soprattutto in Italia (5.500-6mila dipendenti in meno), Germania e Austria, dove il personale verrà ridotto complessivamente del 12% e le filiali ridotte del 17 per cento. In parallelo è prevista la chiusura di circa 500 sportelli. Nel frattempo i ricavi dell’istituto – che un mese fa a sorpresa ha liquidato la sua partecipazione in Mediobanca, ultimo legame forte con l’Italia – cresceranno ogni anno dello 0,8% dal 2019 al 2023 fino ad arrivare a 19,3 miliardi. L’utile netto sottostante “si attesterà a 4,3 miliardi nel 2020 per salire a 5 miliardi nel 2023 sulla base di un’aliquota fiscale sottostante compresa tra 18 e 20 per cento lungo l’arco del piano”, spiega la nota. “Stiamo iniziando ora le trattative con i sindacati. Sono 8mila tagli, non diamo dettagli su dove verranno fatti. Nel piano precedente abbiamo agito in modo molto socialmente responsabile e continueremo a farlo”, ha detto Mustier in conferenza stampa.
La Penisola appare destinata a sostenere la parte più consistente degli esuberi: degli 1,4 miliardi di euro di costi di integrazione stimati per la loro gestione, infatti, 1,1 miliardi riguarderanno l’Italia (pari al 78% del totale) e solo 0,3 miliardi l’Austria e la Germania. Nel precedente piano, quello in scadenza quest’anno, la banca aveva programmato una riduzione totale netta dei dipendenti a tempo pieno di circa 14mila unità. Stando ai bilanci, tra 2008 e 2018 Unicredit ha ridotto il numero di dipendenti nel mondo del 50%, da 174mila a 86.786 unità a tempo pieno. Nel frattempo l’istituto ha ceduto la partecipazione nella polacca Bank Pekao e la quota nella banca multicanale Fineco.
Il piano battezzato ‘Team 23’ prevede che i costi totali di Unicredit ammonteranno a 10,2 miliardi di euro. L’ottimizzazione dei processi, supportata da maggiori investimenti in information technology, consentirà risparmi lordi in Europa occidentale per 1 miliardo, pari al 12% della base di costo 2018. Nel frattempo la banca conta di “creare valore per gli azionisti” per una cifra pari a 16 miliardi di euro nell’arco di piano 2020-2023. In particolare, distribuirà dividendi pari al 40 per cento dell’utile netto sottostante nel periodo 2020-2022, che salirà al 50 per cento nel 2023, tra dividendi cash e riacquisti di azioni. L’ammontare sarà di 8 miliardi: 6 miliardi in forma di dividendi nel periodo 2020-2023 e 2 miliardi in forma di buyback, riacquisti di azioni.
Le reazioni: per i sindacati “schiaffo ai lavoratori e ai loro sacrifici” – “Mustier non ha realizzato un progetto che guarda alla crescita, allo sviluppo e al futuro, ma ha creato le condizioni per tagliare i costi così da aumentare gli utili che non riesce a produrre industrialmente, che in quattro anni saranno di 17 miliardi, e distribuire dividendi per 8 miliardi. La banca è destinata a galleggiare col rischio di essere mangiata al primo passaggio di squalo“, è il commento del segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. “Sono pronto a confrontarmi pubblicamente, anche in uno studio televisivo, con Mustier e chiedo alla politica di intervenire nell’interesse del Paese. Nel nuovo piano non è prevista alcuna assunzione e Unicredit è una banca nella quale le lavoratrici e i lavoratori hanno già fatto molti sacrifici: gli 8.000 esuberi inseriti nel nuovo piano industriale si andrebbero ad aggiungere ai 26.650 posti di lavoro tagliati a partire dal 2007 (con gli accordi sindacali, ndr). Stesso discorso per gli sportelli: ne sono stati chiusi 1.381 e Mustier ne vorrebbe chiudere altri 500, recidendo ancora di più il rapporto con la clientela e il legame col territorio”.
Per il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani il piano “rappresenta uno schiaffo ai lavoratori che con i loro sacrifici hanno consentito alla banca di superare i momenti difficili che si sono succeduti negli ultimi anni. La logica di Mustier si conferma orientata esclusivamente alla creazione di valore per gli azionisti” e si delinea “un colpo durissimo al lavoro ad esclusivo vantaggio del capitale, altro che la responsabilità sociale di cui parla Mustier”.
“Il Piano così come proposto è inaccettabile. Non può e non dovrà essere una nuova macelleria sociale, i lavoratori ed il sindacato si ribellerebbero e la clientela non lo sopporterebbe”, aggiunge il segretario generale di Unisin, Emilio Contrasto. Il sindacato “non accetterà misure draconiane e reagirà in modo compatto”.
Il ministro del Lavoro Catalfo: “Interverremo in caso di esuberi” – “E’ una notizia recente, vedremo di capire cosa sta avvenendo e di intervenire nel caso in cui ci dovessero essere esuberi, speriamo che non ce ne siano”, si è limitata a dire la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo. “Preferirei evitare di intervenire in emergenza ma prevenire le crisi con un osservatorio sul mercato di lavoro che inizi a studiare i settori in Italia sui quali si investe e quelli che sono in sofferenza, quindi anticipare le crisi. Questo è il percorso da portare avanti a medio termine. Ovviamente, se ci sono delle crisi immediate, bisogna intervenire per salvaguardare i lavoratori e le imprese”.