“Ho chiarito a Trump che applicheremo la nostra legislazione, che è tra le più avanzate” e questo “garantirà la protezione” da qualunque rischio. Giuseppe Conte interviene dal vertice della Nato a Londra dopo l’incontro bilaterale col presidente americano, in cui i due leader hanno discusso di 5G. Una tecnologia al centro dell’editoriale di Mike Pompeo pubblicato su Politico il 3 dicembre, in cui il segretario di Stato aveva avvertito sugli eventuali rischi dell’affidamento della tecnologia a compagnie cinesi. “Abbiamo chiarito – ha assicurato Conte -, ho detto che abbiamo una legislazione tra le più avanzate d’Europa che sarà un modello per gli altri. Applicheremo quella normativa e quei controlli e questo ci garantirà per quanto riguarda la protezione di tutti gli asset strategici e da qualsiasi pericolo sul piano della cybersecurity“.
Al termine dell’incontro una nota di Palazzo Chigi, parlando di “grande atmosfera e grande rapporto di amicizia” tra i due leader, ha precisato che l’illustrazione da parte del premier “della nuova normativa italiana sulla sicurezza cibernetica e 5g, ha suscitato grande attenzione”. Da parte di Trump, c’è stato un “grande riconoscimento del ruolo dell’Italia sia per la Nato sia nel contesto regionale del Mediterraneo” e con lui c’è stato un “approfondito scambio di vedute sulla Libia, con una convergenza sulla necessità di una soluzione politica sottolineata con forza da Conte”. Inoltre è emersa un’”importante prospettiva di collaborazione industriale in vari campi e nell’esplorazione dello spazio (Luna e Marte)”.
Prima del bilaterale – In realtà, prima del bilaterale, Trump aveva dichiarato di avere già parlato di 5G con Conte e, in riferimento a Huawei, aveva detto che in Italia “sembra che non andranno avanti. Tutti coloro con cui ho parlato non andranno avanti, ma con quanti Paesi posso parlare? Al mondo intero? È un rischio per la sicurezza secondo me, secondo noi”, ha aggiunto il repubblicano. Dichiarazioni a cui Conte ha risposto specificando di non avere trattato il tema col presidente Usa, argomento che è “rimesso alle prescrizioni del nostro ordinamento giuridico. Sul 5G l’Italia si è dotata di struttura normativa particolarmente avanzata” con il golden power, unica in Europa, “che sarà un modello per gli altri ed è quella che governa le nostre azioni. Applicheremo quella normativa e quei controlli – aveva concluso – e questo ci garantirà la protezione di tutti gli asset strategici e da qualsiasi pericolo sul piano della cybersecurity”.
La risposta della Cina agli Usa – Intanto continua il botta e risposta sulle reti 5G tra Washington e Pechino. Il rappresentante cinese presso l’Unione europea, Zhang Ming, risponde all’editoriale su Politico del segretario di Stato Usa Mike Pompeo, nel quale il capo della diplomazia statunitense chiedeva che le aziende cinesi siano tenute fuori dallo sviluppo delle reti 5G europee. Le affermazioni fatte da Pompeo su Huawei sono “lontane dalla verità”, ha scritto Zhang in una lettera inviata a Politico. “Nonostante la caccia alle streghe e l’allarme dei media, non un singolo Paese o individuo ha fornito prove solide per dimostrare che Huawei costituisca una minaccia per la sicurezza“, afferma il diplomatico cinese. “Mentre Pompeo attacca il Partito comunista cinese e afferma con orgoglio la propria moralità, si dimentica del noto programma di sorveglianza Prism della Nsa e delle intercettazioni dei più stretti alleati dell’America”, afferma ancora Zhang. “I tentativi di Pompeo minano il concetto di sicurezza nazionale. Trae vantaggio dalla crescente coscienza pubblica in tema di sicurezza tecnologica per promuovere la sua agenda politica”, ha concluso il diplomatico cinese.