Un omicidio a Berlino, a mezzogiorno. 23 agosto 2019: un uomo si avvicina in bici alla vittima in un parco, il Kleiner Tiergarten, spara due colpi mirati e poi abbandona nel fiume Sprea la bicicletta, una parrucca e l’arma usata per il delitto. Viene arrestato: è russo. Chi muore è Zelimkhan Khangoshvili, 40 anni, un richiedente asilo georgiano: è un ex militare che ha combattuto in Cecenia dal 1999 al 2009 e in Ucraina tra i separatisti. Ha anche lavorato in Georgia, sempre contro i russi. Una storia personale che per la sua ex moglie, Manana Tsatieva, ha innescato l’omicidio. Lei poi, è sempre stata convinta che dietro all’esecuzione ci fosse Mosca. E oggi anche la Germania lo è: Berlino ha infatti annunciato l’espulsione di due funzionari dei servizi segreti russi, dichiarati ‘persone indesiderate con effetto immediato’ dopo che i pubblici ministeri che si occupano dell’inchiesta hanno dichiarato che dietro l’omicidio potrebbe esserci il governo di Mosca. Che, peraltro, non ha mai collaborato alle indagini nonostante le richieste della magistratura tedesca.
La decisione, scrive Der Spiegel, è stata presa in seguito alle informazioni assunte dalla procura federale di Karlsruhe, ed è stata comunicata all’ambasciatore russo a Berlino Sergej J. Netschajew. Mosca però, assicura che intende rispondere: per il ministero degli Esteri, che stigmatizza “l’inaccettabile” approccio “politicizzato” delle indagini, quella tedesca è un’azione “ostile” e “priva di fondamento”. Per il presidente della commissione Esteri della Duma, il deputato Leonid Slutsky la risposta della Russia dovrà essere “adeguata e simmetrica”, ovvero che dovranno essere espulsi altrettanti diplomatici tedeschi. In precedenza, il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, Dmitry Peskov, aveva negato qualsiasi coinvolgimento di Mosca nel caso. Nei prossimi giorni l’inchiesta passerà dalla procura di Berlino a quella federale.
L’uomo arrestato per l’omicidio di Khangoshvili – Il sito investigativo Bellingcat ricostruisce la vera identità del killer. Il suo passaporto, infatti, che riporta il nome di Vadim Sokolov, nato il 20 agosto 1970, “è stato rilasciato a un personaggio inesistente”. Questo nome compare nei registri russi soltanto a settembre 2015, quando a 45 anni il soggetto richiede il suo primo passaporto. E soltanto a luglio 2019 gli viene assegnato “un numero di identificazione fiscale“: poco prima dell’inizio dei suoi viaggi che lo porteranno a Parigi, Varsavia e infine a Berlino, dove si consumerà l’omicidio di Khangoshvili. Documenti assegnati a una persona inesistente che secondo Bellingcat presuppongono il coinvolgimento “diretto di Mosca e degli 007 russi a Berlino“. Sulla vera identità di quest’uomo hanno però indagato le autorità tedesche: sono risalite al profilo di un cittadino russo precedentemente ricercato da Mosca su segnalazione dell’Interpol – poi ritirata – “per l’omicidio di un uomo d’affari russo nel 2013”. I giornalisti investigativi del sito scrivono che Sokolov è in realtà Vadim Nikolaevich Krasikov, “nato il 10 agosto 1965 e non nel 1970 secondo la sua identità di copertina”. L’omicidio di Berlino, scrivono, aveva molti punti in comune con quello del russo morto nel 2013: anche lui è stato avvicinato dal killer su una bici che ha poi abbandonato ed è stato freddato con due colpi alla testa a distanza ravvicinata.