Il segretario dem è intervenuto dopo la decisione dei giudici: "Chi chiederà scusa alle persone messe alla gogna ingiustamente?". Il presidente della Regione Emilia-Romagna: "Qualcuno dovrebbe farsi qualche domanda". Il dem Vaccari: "Avete giocato con la vita di una persona"
“La campagna indecente contro il Pd e il sindaco di Bibbiano non si dimentica”. Dopo che la Cassazione ha annullato gli arresti per il primo cittadino del Partito democratico Andrea Carletti, è intervenuto il segretario dem Nicola Zingaretti: “Chi chiederà scusa a lui e alle persone messe alla gogna ingiustamente?”, ha scritto su Facebook. “La giustizia sta facendo chiarezza e ha tutto il nostro sostegno. A chi ha utilizzato una storia di cronaca giudiziaria per organizzarci una campagna politica dico nuovamente: vergognatevi!“. Il sindaco è indagato per abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta Angeli e demoni che ha travolto i servizi sociali del paese in provincia di Reggio Emilia. Nonostante lo stesso procuratore capo Marco Mescolini fosse intervenuto per dire che il primo cittadino non aveva accuse in concorso con le presunte violenze sui bambini e che rispondeva solo in merito alla presunta violazione delle normative degli appalti, il caso era ed è tuttora strumentalizzato a livello politico. Lo stesso Luigi Di Maio, in un’intervista a “Uno Mattina” su Rai1 a luglio scorso, aveva definito il Pd “il partito di Bibbiano” che “toglie i bambini alle famiglie” per “venderli”. In quell’occasione i democratici avevano annunciato querela contro il capo politico M5s. Più recentemente, a settembre scorso, la candidata leghista in Emilia Romagna e senatrice Lucia Borgonzoni si era presentata in Senato con la maglietta “Parlateci di Bibbiano” e accusando i 5 stelle di fare il governo con il “partito di Bibbiano”. E proprio il leader del Carroccio Matteo Salvini ha ribadito che non intende scusarsi con il primo cittadino: “Le uniche scuse devono farle coloro che senza motivo hanno portato via i bambini alle loro famiglie e coloro che hanno coperto questo indegno sistema”.
Carletti, che in tutti questi mesi ha scelto il silenzio, si è limitato a dichiarare: “Lo so è solo un primo passo, ma riassaporare dopo 5 mesi il gusto della libertà è una sensazione indescrivibile. Da domani ritornerò al silenzio, non perché non abbia delle cose da dire, anzi, ma per il doveroso rispetto di chi sta ancora conducendo le indagini e soprattutto delle famiglie e dei minori coinvolti”.
La Cassazione il 3 dicembre ha annullato senza rinvio l’ordinanza del 20 settembre del tribunale della Libertà di Bologna, impugnata dalla difesa di Carletti, e conseguentemente ha revocato la misura cautelare, che aveva sostituito i domiciliari inizialmente disposti dal Gip di Reggio Emilia. Oggi la prefetta di Reggio Emilia Maria Grazia Forte, interpellata dall’agenzia Ansa, ha dichiarato che il sindaco Pd può tornare a fare il sindaco “nel pieno delle sue funzioni”. “Tecnicamente”, ha detto, “poteva già farlo quando il 20 settembre scorso gli sono stati revocati gli arresti domiciliari”. La prefetta aveva temporaneamente sospeso il sindaco dal suo ruolo vista la natura restrittiva delle misure cautelari, ma il Riesame avendo applicato l’obbligo di dimora (Carletti è residente nel Comune di Albinea) il primo cittadino non poteva mettere piede in sede. Una sospensione che dopo la decisione della Suprema Corte, cade automaticamente senza bisogno di ulteriori atti o revoche prefettizie. Ora Carletti potrà dunque decidere se continuare a indossare la fascia tricolore. Nell’eventualità in cui dovesse dimettersi, il Comune sarebbe a rischio commissariamento. Anche se, come ha spiegato la prefetta, ci sono casi limite in cui se Carletti rassegnasse le dimissioni, è prevista l’assegnazione dell’incarico al vicesindaco di turno (in questo caso Paola Tognoni, che fino alla decisione di ieri sera ha fatto da reggente) o perlomeno fino al rinnovo del Consiglio Comunale.
Tante le dimostrazioni di solidarietà a Carletti arrivate oggi dagli esponenti del Partito democratico. Tra loro anche l’ormai leader di Italia Viva Matteo Renzi: “Vi ricordate la storia di Bibbiano? L’attacco violento di Lega e 5 Stelle al sindaco? Le pagliacciate in Parlamento e sui social con lo slogan ‘Parlateci di Bibbiano?'”. E ancora: “Una montagna di fango vergognosa contro un uomo che non meritava quel trattamento. Ricorderete come l’arresto venne usato: il grimaldello per costruire la battaglia politica di chi ha più a cuore i sondaggi che la verità. La giustizia è una cosa seria. Lasciarla in mano ai giustizialisti rende questo Paese un posto barbaro. In attesa che qualcuno chieda scusa, un abbraccio a quel sindaco. Non smetteremo mai di chiedere giustizia e verità contro il populismo e gli slogan. No, non smetteremo mai”. Sul caso è intervenuto anche il presidente uscente della Regione Emilia-Romagna e candidato per il centrosinistra Stefano Bonaccini: “Credo che qualcuno dovrebbe farsi qualche domanda dopo quello che la Cassazione ha decretato”, ha dichiarato. “Non ho sentito Carletti, ma non mi sono mai permesso di commentare le sentenze perché in un paese civile si rispettano e non si commentano”, ha spiegato Bonaccini, a margine di un’iniziativa alla Ducati a Bologna. Per la segreteria Pd ha parlato Stefano Vaccari: “Abbiamo ancora negli occhi l’immagine vergognosa della maglietta indossata nell’Aula del Senato da Lucia Borgonzoni, che dovrebbe porgere le sue scuse al sindaco Andrea Carletti. ‘Parlateci di Bibbiano’, ne stanno parlando i giudici con gli atti, facendo chiarezza rispetto al fango gettato dalla Lega. Ora, cara Borgonzoni, parlatene voi di Bibbiano se avete una dignità e fatelo per chiedere scusa e dire che avete giocato con la vita di una persona”. A esporsi anche il sindaco di Italia in Comune ed ex M5s Federico Pizzarotti: “Parlateci di Bibbiano, urlavano quegli altri, gettando nelle fauci della polemica politica una vicenda drammatica e grave che, al contrario e in un Paese serio, dovrebbe mantenersi fuori dal circuito mediatico, non nei talk show ma nelle aule di giustizia. Perché la giustizia è una cosa seria e perché la vicenda ha bisogno di verità e chiarezza”.