Da un lato il via libera di Consob allaumento di capitale senza il quale la continuità aziendale è a rischio. Dall’altro, l’impugnazione della delibera sulla ricapitalizzazione da parte degli azionisti di risparmio. Che, pur possedendo poco più di 25.500 titoli a fronte degli oltre 55,2 miliardi di azioni ordinarie, potrebbero anche chiedere una sospensiva bloccando il piano di rafforzamento. Nonostante l’esito positivo della cruciale assemblea straordinaria del 20 settembre, Banca Carige è ancora in bilico tra la salvezza e la prospettiva della liquidazione coatta amministrativa.

Mercoledì l’authority di vigilanza sui mercati ha approvato il prospetto informativo dell’aumento di capitale da 700 milioni di euro, garantito dal Fondo interbancario di tutela dei depositi anche con lo Schema volontario e con il quale entrerà tra i soci anche la trentina Cassa centrale banca. L’offerta agli azionisti, iniziata alle 9, terminerà alle 14 del 13 dicembre. Alla data del prospetto, si legge nella nota dell’istituto genovese in amministrazione straordinaria, “sussistono significative incertezze in merito alla prospettiva della continuità aziendale della banca e del gruppo. L’operazione di mercato proposta si configura quale operazione privata di salvataggio della banca (a tutela di tutti gli stakeholders: clienti, dipendenti, azionisti) al fine di scongiurare una situazione di crisi irreversibile, che porterebbe alla sua liquidazione con totale perdita di valore“.

Nei primi nove mesi del 2019, del resto, Carige ha registrato perdite nette per 594 milioni su cui pesano le svalutazioni relative ai 2,8 miliardi di crediti deteriorati da cedere alla società pubblica Amco, la ex Sga. Il dato porta le perdite attese a fine anno a 783 milioni rispetto ai 779 milioni di piano. Il margine d’interesse dei primi nove mesi è risultato pari a 96,5 milioni, rispetto ad una previsione di chiusura del 2019 di piano di 134 milioni.

Nel frattempo però il rappresentante degli azionisti di risparmio ha impugnato le delibere assunte dall’assemblea straordinaria del 20 settembre. Potrebbe quindi essere presentata richiesta di sospensione degli effetti della delibera di aumento di capitale che potrebbe impedire il perfezionamento della manovra di rafforzamento patrimoniale entro il 31 dicembre 2019. “Stante l’indeterminatezza dell’eventuale quantificazione del danno, non sono determinabili i possibili effetti sul piano derivanti da un’eventuale condanna della società, fermo restando la marginale percentuale di capitale sociale rappresentata dagli azionisti di risparmio – avverte Carige -. In caso di mancata realizzazione del rafforzamento patrimoniale la banca ed il gruppo sarebbero sottoposti ad azioni straordinarie e/o a misure da parte delle autorità competenti che potrebbero determinare la liquidazione coatta amministrativa della banca e, in tal caso, verrebbe compromessa la prospettiva della continuità aziendale dell’Emittente e del Gruppo Carige”.

Il rappresentante comune degli azionisti di risparmio Carige è assistito dall’avvocato genovese Giuseppe Marvulli e da Marco Spolidoro del foro di Milano. Con l’impugnativa, spiega il legale, gli azionisti di risparmio hanno censurato sotto vari profili le deliberazioni assembleari, chiedendone l’annullamento o la dichiarazione di inefficacia, e si sono riservati di chiedere che il tribunale ne sospenda l’esecuzione. Il rappresentante comune si era rivolto ai commissari straordinari della banca per chiedere di convocare a fine luglio una assemblea dei soci di categoria, ma per i commissari hanno spiegato esserci i requisiti di eccezionalità e rilevanza previsti per la convocazione di assemblee durante il commissariamento.

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