Il governatore di Bankitalia in audizione alla Camera spiega che la revisione "non cambia la sostanza del Trattato attualmente in vigore". E spiega che la frase pronunciata il 15 novembre sul "rischio enorme di un meccanismo per la ristrutturazione del debito" si riferiva a un automatismo che nel nuovo testo non compare. Intanto il presidente dell'Eurogruppo Centeno chiude: "L'accordo politico è stato raggiunto, non vediamo ragione per cambiare testo". La firma a inizio 2020 per questioni legate alla traduzione e stesura dei testi nelle diverse lingue
La proposta di riforma del Meccanismo europeo di stabilità “segna un passo nella giusta direzione, soprattutto perché introduce il backstop al Fondo di risoluzione unico. Sul fronte del sostegno ai paesi in crisi la riforma non cambia la sostanza del Trattato attualmente in vigore. Viene confermata l’esclusione di qualsiasi automatismo nelle decisioni circa la sostenibilità dei debiti pubblici e di un eventuale meccanismo per la loro ristrutturazione“. Da Bruxelles il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno ribadisce che sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità “l’accordo politico è stato raggiunto” e “non c’è spazio” per rinvii lunghi, ma nella serata di mercoledì fonti dell’Ue parlano di un “probabile rinvio a gennaio”. Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco in audizione alle commissioni riunite Bilancio e Politiche Ue chiarisce la sua posizione, dopo che le sue dichiarazioni del 15 novembre sono state utilizzate come “pistola fumante” da chi sostiene che i cambiamenti ora in discussione presentino gravi rischi per l’Italia.
“Non c’è scambio tra aiuti e ristrutturazione” – “Come nel Trattato già oggi in vigore, non c’è scambio tra assistenza finanziaria e ristrutturazione del debito – ha detto Visco – Anche la verifica della sostenibilità del debito prima della concessione degli aiuti è già prevista dal Trattato vigente. È una clausola a tutela delle risorse dell’Esm, di cui l’Italia è il terzo principale finanziatore“. E “non viene modificato il riferimento presente nella versione attuale del Trattato al coinvolgimento del settore privato, che rimane strettamente circoscritto a casi eccezionali e non è in nessun caso una precondizione per accedere all’assistenza finanziaria”.
L’esclusione di automatismi sulla ristrutturazione dei debiti, ha sottolineato il governatore, è “una conferma importante perché, come ho sottolineato in un recente intervento (quello del 15 novembre al seminario Omfif, ndr), “i benefici contenuti e incerti di un meccanismo per la ristrutturazione del debito vanno valutati a fronte del rischio enorme che si correrebbe introducendolo: il semplice annuncio di una tale misura potrebbe innescare una spirale perversa di aspettative di insolvenza, suscettibili di autoavverarsi”. Valutazioni analoghe avevo espresso anche nelle Considerazioni finali dello scorso maggio e in occasioni ancora precedenti, quando la possibile introduzione di un meccanismo automatico di ristrutturazione dei debiti pubblici dei paesi dell’area non era ancora stata pienamente esclusa“.
“Il 15 novembre non parlavo della riforma ma di un meccanismo automatico che non è passato” – Il “meccanismo per la ristrutturazione del debito” citato nell’intervento di novembre – di cui l’agenzia Reuters poi ripresa in un tweet di Claudio Borghi aveva dato conto con il titolo “Ue, riforma Esm da gestire con attenzione, comporta rischi enormi – Visco” – “non c’è nella proposta di riforma“, ha specificato ancora Visco. Che ha ricordato anche come il 15 novembre avesse premesso: “Sta per essere finalizzata la riforma del Trattato sul Meccanismo europeo di stabilità volta a rafforzare il ruolo di quest’ultimo nella prevenzione e gestione delle crisi sovrane degli Stati membri dell’area dell’euro. Tale riforma si inserisce fra le iniziative mirate a ridurre l’incertezza circa le modalità e i tempi di una possibile ristrutturazione di un debito pubblico. Chiarire le condizioni e le procedure per la ristrutturazione del debito ridurrà certamente quella parte degli oneri del default di uno Stato sovrano che derivano dall’incertezza sulle modalità e sui tempi della sua soluzione”. In ogni caso, il vero problema italiano è l’alto debito: “E’ indispensabile proseguire in maniera credibile nel processo di consolidamento delle finanze pubbliche, cogliendo senza esitazione l’opportunità fornita dall’attuale contesto di bassi tassi di interesse”.
Le nuove Cacs? “Favoriscono calo dello spread” – Quanto alle discusse clausole di azione collettiva “single limb”, “come già avvenuto con l’introduzione delle CACs attuali nel 2013, questa modifica − che non aumenta la probabilità di un default ma riduce l’incertezza relativa al suo esito − potrebbe favorire un calo dei premi per il rischio sul debito sovrano“. Ovvero lo spread. E sarebbe dunque auspicabile. In ultima analisi, secondo Visco le modifiche fatte “ribadiscono principi di buon senso che sono già presenti nel Trattato. Per l’Esm, come per qualsiasi prestatore, non avrebbe senso erogare credito a chi ha un debito che non è considerato sostenibile, visto che si tratterrebbe di un trasferimento a fondo perduto. I presidi in termini di condizionalità ex ante e di monitoraggio ex post che accompagnano i finanziamenti erano e restano doverosamente rigorosi. Sono presidi a tutela delle risorse che i paesi dell’area dell’euro (con l’Italia al terzo posto ndr) hanno “investito” nell’istituzione”.
“Manca completamento dell’unione monetaria e bancaria” – Visco ha proseguito dicendo che “quello che continua a mancare è un disegno organico di completamento dell’unione monetaria che preveda l’introduzione di una capacità di bilancio centralizzata e di una attività priva di rischio (safe asset) dell’area dell’euro, nonché il completamento dell’unione bancaria“: il famoso “pacchetto” caro al premier Giuseppe Conte. La proposta in discussione, ha concluso, “è evidentemente il risultato di un compromesso tra i timori di chi da sempre avversa passi in avanti nella condivisione dei rischi e quelli opposti di chi paventa un rinvio ingiustificato dei progressi verso una autentica Unione economica e monetaria. Il modo migliore per convincere tutti dell’utilità della riforma è usarla come punto di partenza per riprendere con convinzione il percorso di integrazione europea”. Un primo passo, aggiunge, “potrebbe consistere nell’annunciare l’intenzione di portare l’Esm all’interno della legislazione europea in un orizzonte di medio periodo”.
Centeno: “Non c’è ragione per cambiare il testo”. Fonti Ue: “Rinvio a gennaio” – Nel frattempo a Bruxelles è riunito l’Eurogruppo chiamato a dare l’ultimo via libera tecnico alla riforma in vista per Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri è stato incaricato di andare a negoziare nella logica di “pacchetto“, quindi chiedendo garanzie sugli altri punti della riforma dell’unione economica e monetaria a partire dalla assicurazione europea unica sui depositi. Rispetto alla quale c’è una proposta, quella firmata dal ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz, che lega però il nuovo schema alla “revisione del trattamento regolatorio dei titoli di Stato nei bilanci delle banche”. Con i Btp italiani che ovviamente si vedrebbero assegnare un rischio più elevato con conseguente necessità per gli istituti di stanziare riserve aggiuntive. “Una diversa ponderazione dei titoli di Stato sarebbe la strada per distruggere la Ue. Sono perplesso per l’eccezionale attenzione data al Mes e la scarsa attenzione data a questo”, ha detto Visco. “Su questo andrebbe coinvolto il Parlamento e dato un mandato forte al ministro”.
“Non vediamo ragione per cambiare testo”, ha ribadito dal canto suo Centeno a margine del summit, chiudendo all’ipotesi di una nuova discussione e di un possibile rinvio al Consiglio europeo di giugno. “Stiamo lavorando sugli aspetti tecnici ora: l’accordo politico è stato raggiunto ed è importante che ci sia un dibattito politico in tutti gli Stati membri. Di certo i ministri lo sottolineeranno: non vedo spazio” per rinvii lunghi. La firma del nuovo Trattato avverrà “ad inizio del prossimo anno“, soprattutto per questioni legate alla traduzione e stesura dei testi nelle diverse lingue.
Ma in serata arrivano indicazioni diverse da Bruxelles. Fonti dell’Unione europea fanno sapere che i ministri dell’Eurogruppo sarebbero d’accordo a rinviare a gennaio la discussione su alcune parti del Mes, in particolare quella sulle controverse clausole di azione collettiva. Il summit Ue della prossima settimana non dovrebbe quindi portare a una decisione, ma rinvierebbe la palla all’Eurogruppo di gennaio, mentre proseguirebbero i negoziati tecnici. Non ci sarebbe però consenso a riaprire il testo.