“La Nato è l’alleanza di maggior successo nella storia perché cambia in quanto il mondo è cambiato”. Sono le parole con cui il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha chiuso il vertice di Londra e Watford per i 70 anni del Patto Atlantico. Il Segretario generale ha rivendicato i 130 miliardi di dollari in più stanziati dai Paesi membri dal 2016 a oggi per la difesa e l’impegno ad arrivare a 400 miliardi nel 2024. Ha inoltre evidenziato come i leader abbiano trovato un accordo su una serie di ulteriori impegni, inclusa “la deterrenza”, ma anche “un significativo dialogo” sulla Russia, la sollecitazione alla Cina a impegnarsi nei negoziati per “il controllo degli armamenti” e il rafforzamento dei piani di difesa comune dei confini dei Paesi baltici in Europa dell’est.

Le parole di Stoltenberg, raccontano di un lieto fine della due giorni iniziata in un contesto di tensione, dopo l’offensiva della Turchia nel nord-est della Siria, a ottobre, gli accordi sulla vendita di sistemi missilistici tra Recep Tayyip Erdoğan e Vladimir Putin e il botta e risposta tra il presidente francese, Emmanuel Macron, che ha definito “morta” l’organizzazione, e il suo omologo turco che ha a risposto che è il capo dell’Eliseo a dover “controllare la propria morte cerebrale”.

Ma l’idillio descritto dal Segretario generale è rotto dall’assenza di Donald Trump alla conferenza stampa di chiusura del summit. L’inquilino della Casa Bianca si è giustificato dicendo: “Ne ho fatte troppe negli ultimi due giorni”. Ma a tenere banco è il video circolato nelle ultime ore in cui Macron, Justin Trudeau, Boris Johnson e Mark Rutte lo prendono in giro, senza mai nominare il tycoon, sul suo ritardo al ricevimento a Buckingham Palace.

Un siparietto che ha scatenato la reazione del presidente Usa nei confronti del primo ministro canadese: ha “una doppia faccia”, ha tagliato corto il presidente Usa interpellato sulla questione dopo un bilaterale con Angela Merkel. “Io lo trovo un ragazzo simpatico, ma lo sapete, la verità è che io l’ho stanato sul fatto che lui non versa il 2%” del Pil per la difesa e “posso capire che non sia molto contento di questo”.

Macron non ritira le parole sulla Nato, ma cerca il dialogo con Ankara
“È normale, quando lanci un dibattito, in un contesto in cui il silenzio è all’ordine del giorno e l’ambiguità diventa un’abitudine, che ci siano della reazioni. Ma quando si forma il ghiaccio ci vuole la rompighiaccio. Certo, fa un po’ di rumore”, ma era “un dovere”. Macron ha giustificato così, pur esprimendo la propria volontà di avviare un dibattito costruttivo con tutti i partner del Patto Atlantico, la sua uscita sulla “morte cerebrale” della Nato. Poi ha spiegato: “Considero che i fattori di divergenza suscitati dalle mie parole siano stati trattati. Ma da qui a dire che siamo federati no, è troppo presto per dirlo”, ha aggiunto.

Il capo dell’Eliseo si è poi detto felice per il “processo di riflessione” nato in seno al vertice, rimarcando la necessità di un dialogo “esigente” con la Russia sulla sicurezza e la stabilità in Europa che comprenda anche un nuovo trattato al posto di quello sulle armi nucleari intermedie (Inf), da cui si sono ritirati gli Stati Uniti. La Nato deve decidere quali sono “i suoi obiettivi e modalità”, aggiungendo che non tutti i Paesi membri considerano Mosca “il nemico”, come era alla nascita dell’Alleanza, 70 anni fa. Bisogna inoltre guardare ai “diritti e i doveri” degli alleati, ha detto. Gli obblighi fra alleati significano “non metterli davanti al fatto compiuto” come è accaduto in Siria, dove gli americani hanno annunciato il ritiro dal nord-est del Paese contestualmente all’invasione turca, senza che gli altri Paesi membri fossero consultati.

Rimane, comunque, la distanza con il governo turco con cui, ha specificato, “non c’è consenso possibile” sulla definizione di terrorismo, in riferimento alla richiesta di Ankara di riconoscere le Unità di Protezione Popolare (Ypg/Ypj) come gruppo terroristico. “È chiaro – ha detto – che non siamo d’accordo nel classificare come gruppo terrorista le Ypg e il Pyd e credo che su questo ci sia un consenso”. Rivolgendosi ai cronisti, il leader francese ha quindi garantito che “combattiamo il Pkk e tutti coloro che conducono attività terroristiche contro la Turchia in modo molto chiaro, ma non prendiamo scorciatoie”.

“Il confine e la zona di sicurezza stanno funzionando molto bene e io do alla Turchia molto credito per questo”, ha replicato Donald Trump parlando con i giornalisti. “Abbiamo avuto un incontro non previsto, abbiamo discusso di tutto, abbiamo discusso di Siria, di curdi”.

Al termine, i leader di Francia, Germania e Gran Bretagna hanno concordato sulla necessità di nuovi colloqui con la Turchia sulla Siria, nella consapevolezza delle “enormi pressioni” cui Ankara è sottoposta. Lo ha detto il premier britannico Boris Johnson. “Riconosciamo le enormi pressioni dinanzi alle quali si trova la Turchia – ha detto Johnson, in un riferimento ai rifugiati siriani, alla lotta al terrorismo ed alla minaccia del Pkk – Così abbiamo concordato che continueremo questo forum Eu3+Turchia“.

Rimane la guerra sui dazi, Macron: “Agiremo di conseguenza”
Il presidente francese è tornato sul tema dei dazi nei confronti di alcuni Paesi europei e, in particolar modo, Francia, ipotizzati dal presidente americano, soprattutto in conseguenza alla creazione di una digital tax che colpisca i colossi del web. Macron a detto che se gli Stati Uniti applicheranno i dazi sui prodotti europei l’Europa “agirà di conseguenza”: “Pensiamo sia giusto avere una tassa sul digitale. La nostra preferenza è avere una tassa internazionale a livello Ocse. Noi abbiamo già una web tax al livello nazionale, come altri Paesi europei”. A questo punto, ha concluso, “ci sono due tipi di evoluzioni: o giungiamo a un accordo bilaterale franco-Usa o giungiamo a una soluzione internazionale, che auspico profondamente”.

Dazi, quelli imposti dagli Usa, che influenzano anche il rapporto con la Cina, con la quale la Nato deve puntare a “una partnership strategica”, ma pure essere “consapevole della sfida” di Pechino in settori come quello delle “nuove tecnologie”, ha detto oggi Boris Johnson che non ha poi escluso un coinvolgimento di Huawei per il 5G nel Regno Unito, malgrado la contrarietà Usa, ma a patto di “non pregiudicare la vitale sicurezza nazionale” e la collaborazione con gli alleati del gruppo Five Eyes.

Nuovo piano di difesa per Polonia e Baltici: superato il veto di Ankara
I leader della Nato hanno approvato il nuovo piano di difesa per la Polonia e i Paesi Baltici, sul quale la Turchia aveva minacciato di porre il veto se le milizie curde delle Ypg in Siria non fossero state designate come organizzazione terroristica. “Oggi – ha dichiarato Stoltenberg – abbiamo concordato il piano aggiornato per i Paesi Baltici e la Polonia. È ben noto che vi sono diverse opinioni fra gli alleati della Nato su come designare le Ypg”.

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