Giuseppe Conte lavora a una mediazione sulla prescrizione, Luigi Di Maio (con Alessandro Di Battista che gli dà man forte) blinda la riforma e attacca i democratici. Pd e Italia viva ribadiscono di non aver cambiato idea e chiedono che dal governo arrivino garanzie sui tempi dei processi. Dopo che ieri la maggioranza ha disinnescato il tentativo del centrodestra di annullare la riforma Bonafede, rimangono le tensioni tra gli alleati di governo. E Giuseppe Conte è dovuto intervenire dal vertice Nato di Londra: “Sulla prescrizione stiamo lavorando, ci sono delle posizioni politiche in cui ciascuno tiene a rimarcare la propria posizione, ma poi c’è un tavolo tecnico dove stiamo trovando una soluzione per elaborare un sistema di garanzie che assicuri la durata ragionevole del processo“, ha detto il premier per provare a ridurre la distanza tra le varie posizioni della sua maggioranza.
Un compito arduo quello del presidente del consiglio. Il primo a parlare oggi è stato Di Maio: “La nostra riforma dal primo gennaio diventa legge. Su questo non discutiamo”, ha detto intervistato al Gr1 su Radio1 Rai. Poi su Facebook ha insistito ancora: “Se qualcuno sbaglia deve pagare, non può farla franca perché il processo si è dilungato. Dalle dichiarazioni ho capito che il Pd vorrebbe votare una legge con Salvini e Berlusconi per far tornare la prescrizione com’era ideata da Berlusconi. Sarebbe un Nazareno 2.0, ma avrò capito male io…”. Al capo politico 5 stelle ha replicato il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci: “Forse non ha capito la gravità della situazione. Sulla prescrizione, non faremo passi indietro. Non si può accettare una norma anticostituzionale come il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Non si possono sottoporre i cittadini a processi infiniti. Ci sono diverse soluzioni tecniche da affrontare ora, consiglio al capo del M5s di smetterla con le provocazioni”.
Solo ieri alla Camera Pd, 5 stelle e Leu hanno respinto la richiesta di procedura d’urgenza per la pdl Costa (Fi) che si propone di azzerare l’intervento sulla prescrizione. Italia viva non ha votato. I democratici, pur avendo dato segnale “di lealtà” in Aula, hanno ribadito la necessità di una riforma del processo penale. Il segretario Nicola Zingaretti: “E’ inaccettabile senza garanzie sulla durata dei processi”. Nel governo si lavora per trovare un’intesa. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nel colloquio con il Fatto Quotidiano, ha garantito che una mediazione è possibile: “La prescrizione col primo grado di giudizio è una soluzione assolutamente sostenibile, ma sicuramente va corredata con misure di garanzia che assicurino la ragionevole durata del processo. Ci stiamo già lavorando. La nuova legge sulla prescrizione varrà per i reati commessi dal primo gennaio in poi. Per arrivare al processo di primo grado ci vorranno, stando stretti, due anni. Avremo tutto il tempo per elaborare misure a favore di un sistema equilibrato. Noi vogliamo assoluzione e condanna, e non più prescrizione”.
Sull’argomento, come già aveva fatto ieri sul Mes, è intervenuto l’ex deputato M5s Di Battista rilanciando la linea dura di Di Maio: “Ha ragione Luigi. Se Pd, con Salvini, Meloni, Berlusconi e Renzi dovesse bloccare la riforma della prescrizione se ne assumerà le responsabilità. Io non credo che questo accadrà anche perché se si andasse al voto anticipato molti renziani resterebbero a casa (dentro e fuori il Pd), senza immunità parlamentare, a rischio intercettazioni e, mai come oggi, questo non gli conviene. Avanti tutta Movimento, pensate a quelle vittime di Eternit e a nient’altro“.
Matteo Renzi intanto, intervistato dal Messaggero, ha ribadito che se non si troverà un accordo Italia Viva voterà la legge Costa: “Volere una giustizia senza fine significa proclamare la fine della giustizia”, ha detto. “E non abbiamo cambiato idea. Ora ci sono due alternative: la prima è che la nuova maggioranza trovi una soluzione. E sarebbe meglio. Se non accadrà noi non ci inchineremo al populismo giudiziario imperante. E dunque, se non ci sarà accordo, voteremo la pdl di Enrico Costa, persona saggia e già viceministro alla giustizia del mio governo. Bonafede può cambiare la sua legge, se vuole, ma non può pretendere di cambiare le nostre idee”. Sui timori che voglia staccare la spina per votare a marzo, l’ex premier chiarisce: “Non è un timore del Pd, ma una loro (folle) speranza. Una parte del Pd sogna le urne, invocandola con lo stesso giubilo con cui hanno anticipato le elezioni in Umbria, condannandosi a una clamorosa sconfitta. Fosse per me si voterebbe nel 2023. Ma non l’ha ordinato il dottore di stare tutti insieme. Chi vuole rompere deve solo dirlo”.
Politica
Prescrizione, Di Maio: “Da gennaio riforma è legge. Pd voterà con Salvini e Berlusconi?”. Marcucci: “Basta provocare, ci sono soluzioni”
Il premier Conte prova a mediare tra le posizioni di dem e 5 stelle: "C'è un tavolo tecnico dove stiamo trovando una soluzione per elaborare un sistema di garanzie che assicuri la durata ragionevole del processo". Il leader M5s aveva mandato un messaggio al Pd: "Se vogliono votare con Berlusconi sarà un Nazareno 2.0". Renzi minaccia: "Non abbiamo cambiato idea, senza intesa voteremo legge Costa"
Giuseppe Conte lavora a una mediazione sulla prescrizione, Luigi Di Maio (con Alessandro Di Battista che gli dà man forte) blinda la riforma e attacca i democratici. Pd e Italia viva ribadiscono di non aver cambiato idea e chiedono che dal governo arrivino garanzie sui tempi dei processi. Dopo che ieri la maggioranza ha disinnescato il tentativo del centrodestra di annullare la riforma Bonafede, rimangono le tensioni tra gli alleati di governo. E Giuseppe Conte è dovuto intervenire dal vertice Nato di Londra: “Sulla prescrizione stiamo lavorando, ci sono delle posizioni politiche in cui ciascuno tiene a rimarcare la propria posizione, ma poi c’è un tavolo tecnico dove stiamo trovando una soluzione per elaborare un sistema di garanzie che assicuri la durata ragionevole del processo“, ha detto il premier per provare a ridurre la distanza tra le varie posizioni della sua maggioranza.
Un compito arduo quello del presidente del consiglio. Il primo a parlare oggi è stato Di Maio: “La nostra riforma dal primo gennaio diventa legge. Su questo non discutiamo”, ha detto intervistato al Gr1 su Radio1 Rai. Poi su Facebook ha insistito ancora: “Se qualcuno sbaglia deve pagare, non può farla franca perché il processo si è dilungato. Dalle dichiarazioni ho capito che il Pd vorrebbe votare una legge con Salvini e Berlusconi per far tornare la prescrizione com’era ideata da Berlusconi. Sarebbe un Nazareno 2.0, ma avrò capito male io…”. Al capo politico 5 stelle ha replicato il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci: “Forse non ha capito la gravità della situazione. Sulla prescrizione, non faremo passi indietro. Non si può accettare una norma anticostituzionale come il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Non si possono sottoporre i cittadini a processi infiniti. Ci sono diverse soluzioni tecniche da affrontare ora, consiglio al capo del M5s di smetterla con le provocazioni”.
Solo ieri alla Camera Pd, 5 stelle e Leu hanno respinto la richiesta di procedura d’urgenza per la pdl Costa (Fi) che si propone di azzerare l’intervento sulla prescrizione. Italia viva non ha votato. I democratici, pur avendo dato segnale “di lealtà” in Aula, hanno ribadito la necessità di una riforma del processo penale. Il segretario Nicola Zingaretti: “E’ inaccettabile senza garanzie sulla durata dei processi”. Nel governo si lavora per trovare un’intesa. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nel colloquio con il Fatto Quotidiano, ha garantito che una mediazione è possibile: “La prescrizione col primo grado di giudizio è una soluzione assolutamente sostenibile, ma sicuramente va corredata con misure di garanzia che assicurino la ragionevole durata del processo. Ci stiamo già lavorando. La nuova legge sulla prescrizione varrà per i reati commessi dal primo gennaio in poi. Per arrivare al processo di primo grado ci vorranno, stando stretti, due anni. Avremo tutto il tempo per elaborare misure a favore di un sistema equilibrato. Noi vogliamo assoluzione e condanna, e non più prescrizione”.
Sull’argomento, come già aveva fatto ieri sul Mes, è intervenuto l’ex deputato M5s Di Battista rilanciando la linea dura di Di Maio: “Ha ragione Luigi. Se Pd, con Salvini, Meloni, Berlusconi e Renzi dovesse bloccare la riforma della prescrizione se ne assumerà le responsabilità. Io non credo che questo accadrà anche perché se si andasse al voto anticipato molti renziani resterebbero a casa (dentro e fuori il Pd), senza immunità parlamentare, a rischio intercettazioni e, mai come oggi, questo non gli conviene. Avanti tutta Movimento, pensate a quelle vittime di Eternit e a nient’altro“.
Matteo Renzi intanto, intervistato dal Messaggero, ha ribadito che se non si troverà un accordo Italia Viva voterà la legge Costa: “Volere una giustizia senza fine significa proclamare la fine della giustizia”, ha detto. “E non abbiamo cambiato idea. Ora ci sono due alternative: la prima è che la nuova maggioranza trovi una soluzione. E sarebbe meglio. Se non accadrà noi non ci inchineremo al populismo giudiziario imperante. E dunque, se non ci sarà accordo, voteremo la pdl di Enrico Costa, persona saggia e già viceministro alla giustizia del mio governo. Bonafede può cambiare la sua legge, se vuole, ma non può pretendere di cambiare le nostre idee”. Sui timori che voglia staccare la spina per votare a marzo, l’ex premier chiarisce: “Non è un timore del Pd, ma una loro (folle) speranza. Una parte del Pd sogna le urne, invocandola con lo stesso giubilo con cui hanno anticipato le elezioni in Umbria, condannandosi a una clamorosa sconfitta. Fosse per me si voterebbe nel 2023. Ma non l’ha ordinato il dottore di stare tutti insieme. Chi vuole rompere deve solo dirlo”.
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Mosca, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - "Il dialogo tra due presidenti davvero straordinari è promettente. È importante che nulla ostacoli l'attuazione della loro volontà politica". Lo ha dichiarato il portavoce della presidenza russa Dmitri Peskov in un'intervista alla televisione, parlando della fermezza degli Stati Uniti nei confronti di Kiev e sulle dichiarazioni ostili di Trump nei confronti del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Roma, 23 feb. - (Adnkronos) - Resterà per sempre il cantante di "Bandiera gialla", canzone simbolo della musica leggera degli anni '60: Gianni Pettenati è morto nella sua casa di Albenga (Savona) all'età di 79 anni. L'annuncio della scomparsa, avvenuta nella notte, è stato dato con un post sui social dalla figlia Maria Laura: "Nella propria casa, come voleva lui, con i suoi affetti vicino, con l'amore dei suoi figli Maria Laura, Samuela e Gianlorenzo e l'adorato gatto Cipria, dopo una lunga ed estenuante malattia, ci ha lasciato papà. Non abbiamo mai smesso di amarti. Ti abbracciamo forte. Le esequie si terranno in forma strettamente riservata".
Nato a Piacenza il 29 ottobre 1945, Gianni Pettenati debutta nel 1965, vincendo il Festival di Bellaria ed entra a far parte del gruppo degli Juniors e nel 1966, accompagnato dallo stesso gruppo, incide il suo primo 45 giri, una cover di "Like a Rolling Stone" di Bob Dylan intitolata "Come una pietra che rotola", seguita da quello che rimane il suo maggiore successo "Bandiera gialla", versione italiana di "The pied piper" incisa lo stesso anno da Patty Pravo (in lingua originale, come lato B del singolo "Ragazzo Triste" per la promozione del locale Piper Club di Roma, diventando il brano simbolo della famosa discoteca), diventata un evergreen, immancabile quando si gioca al karaoke o nelle serate revival nelle discoteche e nelle feste. Il 45 giri successivo, nuovamente con gli Juniors, è "Il superuomo" (cover di "Sunshine superman" di Donovan), mentre sul lato B del disco compare "Puoi farmi piangere" (cover di "I put a spell on you" di Screamin' Jay Hawkins, incisa con l'arrangiamento della versione di Alan Price), con il testo italiano di Mogol. Sempre nel 1967 Pettenati partecipa al Festival di Sanremo con "La rivoluzione", a Un disco per l'estate con "Io credo in te", al Cantagiro con "Un cavallo e una testa" (scritta da Paolo Conte) e a Scala Reale sul Canale Nazionale della Rai in squadra con il vincitore di quell'anno, Claudio Villa, e con Iva Zanicchi, battendo Gianni Morandi, Sandie Shaw e Dino.
Nel 1968 insieme ad Antoine entra in finale al festival di Sanremo con "La tramontana", brano molto fortunato che il cantante piacentino ha sempre riproposto nei suoi concerti. Seguono altri successi come "Caldo caldo", "Cin cin", "I tuoi capricci" e collaborazioni artistiche con diversi autori della canzone italiana. Critico musicale, Pettenati è autore di diversi libri sulla storia della musica leggera italiana tra cui "Quelli eran giorni - 30 anni di canzoni italiane" (Ricordi, con Red Ronnie); "Gli anni '60 in America" (Edizioni Virgilio); "Mina come sono" (Edizioni Virgilio); "Io Renato Zero" (Edizioni Virgilio); "Alice se ne va" (Edizioni Asefi). Nel 2018 era stata concessa a Pettenati la legge Bacchelli che prevede un assegno vitalizio di 24mila euro annui a favore di cittadini illustri, con meriti in diversi campi, che versino in stato di particolare necessità. (di Paolo Martini)
Parigi, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Tre persone, oltre al presunto autore, sono state arrestate per l'attacco mortale di ieri a Mulhouse, nell'est della Francia. Lo ha reso noto la Procura nazionale antiterrorismo. Il principale sospettato, nato in Algeria 37 anni fa, è stato arrestato poco dopo l'aggressione con coltello che ha ucciso un portoghese di 69 anni e ferito almeno tre agenti della polizia municipale.
Mosca, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - "Il destino ha voluto così, Dio ha voluto così, se così posso dire. Una missione tanto difficile quanto onorevole - difendere la Russia - è stata posta sulle nostre e vostre spalle unite". Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin ai soldati che hanno combattuto in Ucraina, durante una cerimonia organizzata al Cremlino in occasione della Giornata dei Difensori della Patria.
Kiev, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha invocato l'unità degli Stati Uniti e dell'Europa per giungere a una "pace duratura", alla vigilia del terzo anniversario dell'invasione russa e sulla scia della svolta favorevole a Mosca presa da Donald Trump.
"Dobbiamo fare del nostro meglio per una pace duratura e giusta per l'Ucraina. Ciò è possibile con l'unità di tutti i partner: ci vuole la forza di tutta l'Europa, la forza dell'America, la forza di tutti coloro che vogliono una pace duratura", ha scritto Zelensky su Telegram.
Parigi, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Tre persone, oltre al presunto autore, sono state arrestate per l'attacco mortale di ieri a Mulhouse, nell'est della Francia. Lo ha reso noto la Procura nazionale antiterrorismo. Il principale sospettato, nato in Algeria 37 anni fa, è stato arrestato poco dopo l'aggressione con coltello che ha ucciso un portoghese di 69 anni e ferito almeno tre agenti di polizia municipale.
Beirut, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Decine di migliaia di persone si sono radunate per partecipare ai funerali di Hassan Nasrallah, in uno stadio alla periferia di Beirut. Molte le bandiere di Hezbollah e i ritratti del leader assassinato che ha guidato il movimento libanese, sostenuto dall'Iran, per oltre tre decenni. Uomini, donne e bambini provenienti dal Libano e da altri luoghi hanno camminato a piedi nel freddo pungente per raggiungere il luogo della cerimonia, ritardata per motivi di sicurezza dopo la morte di Nasrallah avvenuta in un massiccio attacco israeliano al bastione di Hezbollah a Beirut sud a settembre.
Mentre la folla si radunava, i media statali libanesi hanno riferito di attacchi israeliani in alcune zone del Libano meridionale, tra cui una località a circa 20 chilometri dal confine. L'esercito israeliano ha affermato di aver colpito nel Libano meridionale "diversi lanciarazzi che rappresentavano una minaccia imminente per i civili israeliani". Ritratti giganti di Nasrallah e di Hashem Safieddine (il successore designato di Nasrallah, ucciso in un altro attacco aereo israeliano prima che potesse assumere l'incarico) sono stati affissi sui muri e sui ponti nella parte sud di Beirut. Uno è stata appeso anche sopra un palco eretto sul campo del gremito Camille Chamoun Sports City Stadium, alla periferia della capitale, dove si svolgeranno i funerali dei due leader.
Lo stadio ha una capienza di circa 50mila persone, ma gli organizzatori di Hezbollah hanno installato decine di migliaia di posti a sedere extra sul campo e all'esterno, dove i partecipanti potranno seguire la cerimonia su uno schermo gigante. Hezbollah ha invitato alla cerimonia alti funzionari libanesi, alla presenza del presidente del parlamento iraniano, Mohammad Bagher Ghalibaf, e del ministro degli Esteri Abbas Araghchi. Quest'ultimo, in un discorso da Beirut, ha descritto i leader assassinati come "due eroi della resistenza" e ha giurato che "il cammino della resistenza continuerà".