Andrea Nocera è accusato dalla procura di Napoli di aver ricevuto alcuni biglietti di aliscafi e il rimessaggio di un gommone in cambio di notizie su un'inchiesta in corso a carico dell'armatore Salvatore Lauro, ex deputato di Forza Italia
Si è dimesso a sorpresa venerdì, proprio all’inizio del week end. Il giudice Andrea Nocera, l’uomo scelto dal guardasigilli Alfonso Bonafede per guidare l’ispettorato del ministero della giustizia, ha lasciato il suo incarico dopo aver scoperto di essere indagato dalla procura di Napoli. La contestazione è pesante: corruzione in concorso con l’armatore Salvatore Lauro, ex deputato di Forza Italia, e l’imprenditore marittimo Salvatore Di Leva, amministratore della società Alilauro Gruson. L’ipotesi di reato formulata dai pm Henry John Woodcock e Giuseppe Cimmarotta, coordinati dal procuratore capo Giovanni Melillo, è legata ad alcuni biglietti di aliscafi e il rimessaggio di un gommone ricevuti dal giudice in cambio di notizie su un’inchiesta in corso a carico di Lauro. A raccontare la vicenda sono i quotidiani Repubblica e Corriere della Sera.
Al vaglio degli investigatori c è un incontro avvenuto agli inizi di aprile, organizzato da Di Leva, con Nocera, Lauro e il commercialista Alessandro Gelormini. Al magistrato sarebbe stato chiesto di procurarsi “notizie e informazioni” su un’ inchiesta per reati societari in cui era coinvolgo l’armatore. In cambio a Nocera, che ha una casa a Capri, sarebbero stati forniti “numerosi biglietti e tessere” per gli aliscafi diretti nell’isola campata e “servizi di manutenzione e rimessaggio” di un gommone nel cantiere di Di Leva.
Nocera era stato selezionato da Bonafede subito dopo la nascita del Governo Conte 1. Il ministro lo sceglie come capo dei suoi 007, gli ispettori chiamati a vigilare sull’operato dei colleghi: in poco meno di una anno e mezzo Nocera ha istruito un centinaio di azioni disciplinari e 42 accertamenti preliminari. Fra gli inquisiti di spicco, l’ex pm di Roma Luca Palamara e i magistrati del caso Bibbiano. La notizia dell’indagine sul capo dei suoi ispettori è stata comunicata a Bonafede giovedì scorso, non solo per rispetto professionale visto che il ministro della Giustizia è titolare dell’azione disciplinare sui magistrati. Evidentente dunque la questione d’opportunità. Venerdì Bonafede ha convocato Nocera, che ha subito deciso di lasciare il suo lavoro al ministero, chiedendo al Csm di tornare a lavorare al Massimario della Cassazione. Il via libera dal Consiglio superiore è arrivato già ieri. Oltre che a Palazzo dei Marescialli, dunque, la notizia di Nocera indagato è arrivata anche alla Suprema corte dove il nuovo procuratore generale, Giovanni Salvi, attenderà gli sviluppi dell’indagine penale. Fino a oggi, infatti, il magistrato era sempre stato considerato una persona al di sopra di ogni sospetto dai colleghi oltre che un magistrato corretto e di ottimo livello.
Nell’indagine sull’ormai ex capo degli ispettori di via Arenula, tra l’altro, è coinvolto anche un altro magistrato del distretto di Napoli, sul quale si sta concentrato la procura di Roma, competente per reati commessi da magistrati partenopeo. Per questo, giovedì scorso, Di Leva è stato interrogato da Cimmarotta, Woodcock, dal procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo e dalla pm capitolina Lia Affinito. Al termine dell’ interrogatorio, all’imprenditore è stato sequestrato il telefonino. Lo stesso cellulare dove era stato inoculato il virus spia trojan in un inchiesta sulla gestione delle aree demaniali di Castellammare di Stabia. Da quel sistema d’intercettazione che le riforme di Bonafede hanno esteso anche alle indagini per reati contro la pubblica amministrazione è nata l’inchiesta sul capo degli ispettori del ministero.