Economia

Ex Ilva, ArcelorMittal rischia di pagare 700 milioni di penale per i 4700 esuberi. “Clausola nel contratto da 150mila euro a lavoratore”

La penale è prevista nel contratto di affitto e riguarda la violazione dell’obbligo di mantenimento dei livelli occupazionali: per l’Ilva in amministrazione straordinaria si può sì trattare sulla revisione degli accordi presi, ma non certo sul caposaldo del contratto rappresentato proprio dalle 10.700 assunzioni. La questione rischia di finire nel ricorso d'urgenza ex articolo 700 pendente davanti al giudice Claudio Marangoni a Milano

Circa 700 milioni di euro di penale. È quanto ArcelorMittal rischia di dover sborsare, stando al contratto d’affitto, per i 4700 esuberi prospettati ai sindacati e al governo nella presentazione del nuovo piano industriale 2020-2024. E la questione verrà sollevata anche dai commissari straordinari dell’Ilva nel ricorso d’urgenza ex articolo 700 incardinato davanti al giudice Claudio Marangoni del Tribunale di Milano.

La penale è prevista nel contratto di affitto e riguarda la violazione dell’obbligo di mantenimento dei livelli occupazionali: in sostanza, la multinazionale potrebbe essere chiamata a sborsare 150mila euro per ogni lavoratore licenziato. “Abbiamo un contratto firmato con il governo – ha ricordato la segretaria della Fiom, Francesca Re David – che prevede delle penali. I nostri due punti fermi sono: 8 milioni di tonnellate di produzione e naturalmente zero esuberi. Non firmeremo accordi in cui sono previsti”.

Allo stesso tempo, proprio nel contratto, è indicata un’apertura alla possibilità di cambiare “l’assetto industriale” in “presenza di scostamenti significativi della situazione economica e di mercato rispetto alle assunzioni alla base” del piano industriale”. Un passaggio delicato, perché poco dopo viene comunque ribadito: “Fermo restando l’obbligo di garantire la continuità produttiva (…) e il mantenimento dei livelli occupazionali in conformità con quanto previsto nel presente contratto”.

Nell’udienza del 27 novembre era stato messo un punto fermo, davanti al giudice Marangoni: il gruppo franco-indiano, tramite il suo ad Lucia Morselli, aveva garantito “il normale funzionamento degli impianti e la continuità produttiva”, impegno fondamentale per raggiungere un accordo ed evitare di sciogliere il contratto. Un atto che, invece, i commissari ritengono “illegittimo”. E per questo hanno depositato un ricorso cautelare d’urgenza.

Il giudice ha rinviato il procedimento al prossimo 20 dicembre per consentire, appunto, alla “trattativa” di “svolgersi sulla base delle intese e degli impegni assunti”. Con la presentazione del nuovo piano di ArcelorMittal, però, il quadro è cambiato, perché per i commissari dell’Ilva le affermazioni del gruppo sugli esuberi sono ritenute assolutamente inaccettabili, senza giustificazioni e improponibili.

Un anno fa circa, infatti, ArcelorMittal, vincendo la gara e firmando il contratto, si impegnò a garantire, indipendentemente dalla situazione del mercato, 10.700 posti di lavoro e a pagare, in caso contrario, una penale di 150mila euro per ogni lavoratore lasciato a casa. In sostanza, per l’Ilva in amministrazione straordinaria si può sì trattare sulla revisione degli accordi presi, ma non certo sul caposaldo del contratto che è l’aspetto occupazionale. A questo punto, anche sul fronte della causa si aspettano le decisioni che prenderà il governo rispetto al nuovo piano del gruppo.