Il punto di caduta è che la riforma del Meccanismo europeo di stabilità sarà firmata dai capi di Stato e di governo dell’Eurozona entro il marzo 2020 e non a metà dicembre come previsto. E verrà ratificata solo nel secondo semestre 2020. In compenso non c’è praticamente alcun progresso né una road map sull’unione bancaria. E’ la conclusione a cui è arrivato nella notte l’Eurogruppo riunito a Bruxelles. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, uscendo dopo le 2 dal vertice considerato cruciale a Roma dove infuria la polemica politica sulla revisione, ha rivendicato di aver “raggiunto i tre obiettivi che avevamo” evitando “l’isolamento del Paese e di dare messaggi sbagliati sull’impegno dell’Italia in Ue“. E il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno, pur dicendo che c’è accordo di principio su “tutti gli elementi della riforma”, ha confermato che il lavoro tecnico anche sulle nuove Clausole di azione collettiva da inserire nei titoli di Stato proseguirà nella riunione di gennaio e “potremo firmare nel primo trimestre dell’anno prossimo”. Dopodiché il testo sarà tradotto nelle diverse lingue nel corso del primo semestre 2020 e subito dopo arriverà la ratifica.
“Si esprimerà il Parlamento e sulle clausole single limb ci sarà lavoro aggiuntivo” – I tre obiettivi dell’Italia, ha spiegato Gualtieri, consistono nel “consentire prima della finalizzazione un’espressione del Parlamento italiano“, che “farà le sue valutazioni e sono fiducioso che darà un’indicazione positiva“, e “ottenere delle cose su una serie di aspetti”. Sulle clausole di azione collettiva, innanzitutto, l’Italia ha ottenuto “un meccanismo che rende le cosiddette single limb cacs“, che rendono più facile la ristrutturazione del debito e in base alla riforma andrebbero inserite nei titoli di Stato dal 2022, “più simili alle ‘double limb‘. Per l’Italia è una cosa importante e questo aspetto richiederà un lavoro aggiuntivo”. Resta da decidere “in quale forma giuridica” saranno inserite le modifiche alle clausole Single-Limb che consentirebbero di chiedere ai creditori un solo voto per avere via libera a modificare i termini di restituzione del prestito, cosa che per gli investitori equivale a ristrutturarlo. Va concordato se entreranno nel trattato, che è modificabile solo con l’unanimità dei Paesi aderenti, o se invece verranno inserite “nell’allegato oppure se verranno tenute in quello che si chiama terms of reference. Questo lavoro non si concluderà, e non ci sarà un testo completo di trattato, la settimana prossima, perché ci sono tre ipotesi per quello che riguarda questa parte del trattato”.
“Nessuna modifica sul trattamento prudenziale dei titoli di Stato” – Inoltre è stata eliminata dal tavolo di discussione “una decisione sull’introduzione di una modifica (proposta dal ministro tedesco Olaf Scholz, ndr) sul trattamento prudenziale dei titoli di Stato“. La ponderazione dei titoli di Stato – compresi quelli in pancia alle banche – chiesta da Scholz in cambio dell’avvio di uno schema comune di garanzia dei depositi “sarebbe stata per noi assolutamente negativa” e da questo punto di vista il pericolo per ora è scampato perché “non è stata presa nessuna decisione dannosa per l’Italia e questo era molto importante”. Ma la discussione sull’Unione bancaria “è stata molto lunga e difficile, che si è tradotta nel fatto che dovremo continuare a lavorare su questo tema”. Nel testo sulla roadmap “che a titolo personale il presidente del gruppo di lavoro ha inviato all’Eurogruppo, che presenta delle criticità e che non abbiamo accettato”, ha aggiunto Gualtieri, “sono state inseriti anche gli asset di livello 2 e di livello 3, perché a nostro giudizio qualsiasi elemento che deve collegare i progressi dell’Unione bancaria alla misurazione dei rischi lo deve fare sulla base della misurazione di tutti i rischi”. Gli asset di livello 2 sono attivi finanziari che non sono facili da valutare, come le azioni e le obbligazioni quotate, per le quali c’è un prezzo di mercato, né da prezzare. Un esempio sono alcuni tipi di derivati, come gli interest rate swaps, dove il valore del contratto può essere dedotto dal valore del tasso di interesse sottostante e dei premi al rischio pagati dal mercato, oppure i prestiti ad aziende e anche alcune obbligazioni corporate. Gli asset di livello 3, invece, sono gli attivi considerati più illiquidi e, pertanto, i più difficili da valutare. Includono titoli come le Mbs, rivenienti dalla cartolarizzazione di mutui. Sono gli asset più rischiosi. Storicamente, le banche tedesche hanno una maggiore concentrazione di asset di livello due e tre rispetto a quelle italiane.
“Respinte tutte le ipotesi di condizionalità” – “E’ importante anche”, secondo il titolare del Tesoro, “che per quanto riguarda il backstop (la rete di sicurezza comune per le crisi bancarie, ndr) sono state respinte tutte le ipotesi di condizionalità, quindi si tratta di uno strumento di mutualizzazione delle risorse senza alcuna condizionalità, che è il primo a livello europeo”. In ogni caso, ha garantito Gualtieri, “il nostro ruolo è stato e sarà non solo interdittivo rispetto a proposte e linee di azione che consideriamo sbagliate, ma anche propositive, per il rilancio del negoziato”.
Gentiloni: “Almeno 5-6 Paesi avevano opinioni diverse” – “C’è stata una discussione che ha coinvolto diversi Paesi su aspetti secondari, legali”, ha commentato il commissario agli affari economi Paolo Gentiloni rispondendo a chi gli chiedeva se l’Italia avesse combattuto da sola la battaglia sul Mes. “La Commissione non è protagonista perché non firma il Trattato ma abbiamo visto una discussione dove almeno 5-6 Paesi avevano opinioni diverse, non c’è stato un processo legato ad un solo Paese”. Anche la Francia ha sicuramente dei problemi rispetto al valore legale del testo. Parigi vuole che le clausole di azione collettiva sul debito vengano allegate al Trattato per dar loro una valore legale maggiore. Mentre l’Italia ha chiesto di rimettere in discussione il passaggio da ‘dual limb’ a ‘single limb’ cacs.