L’associazione dell’Industria auto tedesca, Vda, ha una nuova presidentessa: Hildegard Müller, una donna che sarà molto potente poiché, dal primo febbraio, si troverà a capo della lobby tedesca del settore auto. Dopo Ursula Von der Leyen, neo presidentessa della Commissione Europea e Christine Lagarde, neo presidentessa della Bce, un’altra donna si troverà a fronteggiare sfide che proiettano l’Europa e il mondo in una nuova dimensione: quella green.
Chi è la donna che guiderà la lobby dell’auto
La Müller, che sostituirà Bernhard Mattes, è stata eletta all’unanimità dal consiglio del Vda. Ha vinto la sfida con altre due candidature di peso: l’ex ministro degli Esteri e leader socialdemocratico Sigmar Gabriel da un lato e l’ex commissario europeo Günther Oettinger dall’altro. Esponente della Cdu, è stata membro del Parlamento tedesco dal 2002 al 2008 e sottosegretaria in cancelleria al fianco di Angela Merkel dal 2005 al 2008. Sicuramente molto ben inserita in ambienti politici, non ha mai lavorato prima nel settore auto, che in Germania dà lavoro circa a 800mila persone ed è motore delle esportazioni nell’economica tedesca. Ma evidentemente questo non era un punto importante nel suo curriculum. Dal 2008 al 2016 è stata a capo di Bdew, la più grande associazione industriale tedesca di energia ed è stata nel board di Innogy fino allo scorso ottobre.
Quali sfide la aspettano
Il settore auto tedesco si trova a dover fronteggiare sfide importanti, che vanno dal rallentamento globale della domanda, ai costi ingenti per gli investimenti nelle auto elettriche e in quelle a guida autonoma, fino al confronto con nuovi competitor come Tesla, Google e Uber. Il problema non sono solo i costi per convertirsi all’elettrico ma anche le multe per le emissioni che potrebbero dover fronteggiare gli Oem.
Moody’s ha previsto che i produttori più importanti potrebbero dover pagare multe complessive fino a 10 miliardi di euro, se non vendono più auto “green”. Un settore in profonda trasformazione, non solo in Germania ma in tutto il mondo e un paio di numeri spiegano bene quello che sarà il futuro. Per produrre un milione di auto a benzina o diesel servono circa 10mila addetti. Per produrre la stessa quantità di auto elettriche ne servono meno di 5mila. Per produrre un milione di auto ibride sono quasi 15mila i posti di lavoro necessari.
L’Europa sta andando sempre più nella direzione di essere green, sia da un punto di vista politico che industriale. Il Parlamento europeo, dopo le elezioni dello scorso aprile, è per il 66% rappresentato da partiti pro-Europa, il secondo partito in Germania, col 20,50%, è quello dei Verdi, in Francia è il terzo, dopo quello di Macron e della Le Pen, col 13,47%. Il primo progetto presentato dalla Von der Leyen è il Green New Deal, un piano da oltre mille miliardi che porterà l’Europa entro il 2050 ad essere neutra dal punto di vista climatico.
Gli impatti di queste nuove politiche verdi li stiamo già iniziando a vedere nel settore auto. In un articolo di Bloomberg della settimana scorsa si legge che, dall’inizio dell’anno, sono circa 40mila i posti di lavoro tagliati nel settore auto tedesco. Gli ultimi sono quelli annunciati da Mercedes-Benz, che lascerà a casa 10mila dipendenti in tutto il mondo. Tagli resi necessari per finanziare lo sviluppo delle auto elettriche e in seguito ai due profit warning della società nel corso dell’anno.
Anche Audi ha appena annunciato esuberi per 10mila persone, circa il 10% della sua forza lavoro complessiva. Ford ha in programma tagli di 5mila dipendenti in Europa, nell’ambito di un più ampio piano di ristrutturazione e anche Continental e Bosch hanno in programma di tagliare più di 7mila persone. Bmw potrebbe eliminare 6mila posti di lavoro, come parte di un piano per risparmiare 12 miliardi di euro. Daimler, come anche Volkswagen, ha spiegato che il taglio del personale verrà effettuato con prepensionamenti, turnover naturale e anche diversi pacchetti di aiuto, ma la sostanza cambia poco.
Ferdinand Dudenhoeffer, esperto tedesco del settore, ha previsto che l’industria auto in Germania perderà nei prossimi dieci anni fino a 250mila posti di lavoro ma ne creerà 125mila nuovi in settori come le batterie e altri sistemi legati alle nuove forme di mobilità. Comunque la somma fa meno 125.000. Il quadro non è certo rassicurante e la Müller non ha un compito facile. Sarà per questo che si è assicurata uno stipendio adeguato: un milione di euro. Buon lavoro!