I pm di Milano hanno indagato su 355 operazioni di sospetto riciclaggio: i conti venivano usati per depositare soldi frutto di micro-truffe e frodi carosello. Individuati anche un paio di soggetti legati a clan camorristici. La banca ha versato 29 milioni come confisca e un milione a titolo di sanzione amministrativa
Ci sono anche gli oltre 22mila euro incassati e depositati su un conto della filiale milanese da un presunto truffatore legato a un clan camorristico tra i tanti dettagli inseriti nel capo di imputazione contestato dalla Procura di Milano a Ing Bank. La filiale italiana ha già versato 30 milioni di euro, tra confisca e sanzioni, e ora punta a patteggiare. L’inchiesta dei pm di Milano Francesco Ciardi e Gaetano Ruta, condotta dal Nucleo speciale di polizia valutaria della Gdf con la collaborazione degli ispettori di Bankitalia, riguarda 355 operazioni di sospetto riciclaggio sui conti dell’istituto, usati dai clienti per depositare soldi frutto di micro-truffe approfittando delle falle nei controlli. Il gruppo bancario ha versato 29 milioni di euro come confisca, di cui 7,11 milioni a titolo di risparmio sui costi per adeguare le procedure di controllo negli anni compresi tra il 2014 e il 2019, e un milione come sanzione amministrativa per la legge 231 sulla responsabilità degli enti.
Sul patteggiamento dell’istituto di credito con base in Olanda deciderà il gip Roberto Crepaldi il prossimo 4 febbraio. Nel marzo scorso Banca d’Italia aveva temporaneamente sospeso le operazioni sulla nuova clientela della succursale italiana. Un provvedimento deciso dopo verifiche ispettive, condotte dal 1° ottobre 2018 al 18 gennaio 2019, dalle quali sono emerse carenze nel rispetto della normativa in materia di antiriciclaggio. Per la stessa ragione, nel settembre 2018, le autorità olandesi avevano multato il colosso del credito con una sanzione da 675 milioni di euro.
L’indagine, partita da una serie di rogatorie internazionali, ha accertato che la banca avrebbe dolosamente deciso di non adottare una serie di procedure previste per evitare il rischio che i suoi clienti commettessero fatti di riciclaggio, come è avvenuto, usando i conti dell’istituto. La banca non avrebbe, in primis, seguito l’obbligo di identificazione della sua clientela e non avrebbe nemmeno attivato un monitoraggio costante sui depositi. Sono state accertate, infatti, si legge nell’imputazione, “forti carenze nelle azioni di governo, gestione e controllo del rischio di coinvolgimento in fenomeni di riciclaggio”. E l’istituto avrebbe risparmiato così, tra personale e protocolli non rispettati, 7,1 milioni di euro (compresi nei 29 milioni versati come profitto confiscato). La banca aveva ammesso “carenze collettive a tutti i livelli di gestione” e accettato di restituire alle autorità olandesi, che indagavano dallo scorso anno, 100 milioni ottenuti illegittimamente.
Tra i clienti che avrebbero usato negli anni quei conti al centro delle indagini, ci sono decine di persone che avrebbero commesso piccole truffe on line, anche da poche centinaia di euro, come affitti di ‘case fantasma’, fino a più strutturate frodi ‘carosello’ sull’Iva, ma anche un paio di soggetti, sempre truffatori, legati a clan camorristici. Su un conto, tra l’altro, sarebbero anche stati depositati quasi 100mila euro da una delle quattro finte onlus che gestivano l’accoglienza dei migranti, al centro di un’indagine milanese che mesi fa portò ad arresti.
Il gruppo fa sapere che “sta collaborando con l’autorità giudiziaria riguardo le conclusioni delle investigazioni”. Nel frattempo non rilascia commenti.