Due disposizioni della Regione Lombardia presenti nel piano moschee della giunta di centrodestra sono state annullate dopo la bocciatura della Corte costituzionale. “E’ stata limitata irragionevolmente la libertà di culto”, si legge nella sentenza n.254 depositata il 5 dicembre e la cui relatrice è Daria de Petris. Secondo la Corte, la libertà religiosa garantita dall’articolo 19 della Costituzione comprende anche la libertà di culto e, con essa, il diritto di disporre di spazi adeguati per poterla concretamente esercitare. Pertanto, quando disciplina l’uso del territorio, il legislatore deve tener conto della necessità di dare risposta a questa esigenza e non può comunque ostacolare l’insediamento di attrezzature religiose.
La questione davanti alla Consulta era stata sollevata dal Tar che conseguentemente, ha annullato le due disposizioni in materia di localizzazione dei luoghi di culto introdotte nella disciplina urbanistica lombarda (legge 12/2005) dalla legge regionale della Lombardia n. 2 del 2015.
La prima poneva come condizione per l’apertura di qualsiasi nuovo luogo di culto l’esistenza del piano per le attrezzature religiose (PAR). La Corte, riferisce l’ufficio stampa, “ha fatto riferimento al carattere assoluto della norma, che riguardava indistintamente tutte le nuove attrezzature religiose a prescindere dal loro impatto urbanistico, e al regime differenziato irragionevolmente riservato alle sole attrezzature religiose e non alle altre opere di urbanizzazione secondaria”. In base alla seconda disposizione dichiarata incostituzionale, il PAR poteva essere adottato solo unitamente al piano di governo del territorio (PGT). Secondo la Corte, “questa necessaria contestualità e il carattere del tutto discrezionale del potere del Comune di procedere alla formazione del PGT rendevano assolutamente incerta e aleatoria la possibilità di realizzare nuovi luoghi di culto”. Le norme censurate finivano così per “determinare una forte compressione della libertà religiosa senza che a ciò corrispondesse alcun reale interesse di buon governo del territorio”.