“Nessuno di noi vuole la caduta del governo, che è stato fatto per dare certezze agli italiani. Se si affrontano i problemi seriamente e si sta insieme creando una sintesi dei diversi punti di vista, si riesce a governare. Se invece ognuno pianta bandierine e pone ricatti, non ha senso. Coi diktat sui giornali non si va avanti“. Sono le parole del capogruppo del Pd, Graziano Delrio, ospite di Omnibus (La7), a proposito del nodo sulla prescrizione e sulla posizione del leader del M5s, Luigi Di Maio.
E spiega: “Di Maio ha detto: ‘La prescrizione entra in vigore dal 1 gennaio 2020. Punto’. Cosa vuol dire? Nel frattempo, invece, il presidente del Consiglio Conte e il ministro della Giustizia Bonafede dicono che c’è un tavolo aperto sul tema della prescrizione. Sono posizioni differenti da quella di Di Maio e io voglio sapere qual è la posizione vera. Ma lo dico con la massima stima nei confronti di Di Maio. Capisco le esigenze di visibilità del suo partito, ma col piantare bandierine per il partito ci rimette il Paese. L’importante è la misura. Rispetto tutte le posizioni – continua – ma c’è un tavolo aperto sulla prescrizione, secondo cui, come si era già accordato con la Lega, bisognava accompagnare alla prescrizione una riforma della giustizia che garantisca tempi certi del processo. Io non passo sopra i diritti. Il diritto ad avere una durata ragionevole del processo è un diritto costituzionale. Su questo o mi danno una risposta o non ci sto. Comunque, non sono pessimista, sono molto, molto, molto convinto che troveremo una soluzione, perché perché sono convinto della ragionevolezza degli interlocutori a partire dal ministro Bonafede“.
E chiosa: “Sono sicuro che Bonafede e Conte stiano cercando una soluzione perché capiscono queste ragioni. Bisogna abbandonare l’idea che, se il Pd chiede una durata ragionevole del processo, significhi che voglia difendere i corrotti. Noi abbiamo fatto una riforma con Orlando, che per 36 mesi bloccava la prescrizione. Quindi, non è vero che vogliamo dare un salvacondotto ai criminali. Quando sento alcuni esponenti della maggioranza accusarci di questa cosa, veramente siamo fuori dallo stile di governo – conclude – La linea del M5s su alcune partite è chiara, ma è disposto, come noi siamo stati disposti sulla legge elettorale, a trovare un compromesso? Sì o no? E’ chiaro che a Di Maio spetta l’ultima parola. Il Pd non entra e non resta al Governo a tutti i costi perché, se i problemi non si risolvono, è chiaro che noi non stiamo lì a scaldar le poltrone, non è interesse del Paese. Questo è fuori discussione”.