“Non c’è alcuna contraddizione tra l’abolizione della prescrizione e processi brevi. Sono le due gambe di uno stesso corpo. Il corpo cammina bene se tutte e due le gambe sono efficienti, ma, se una gamba la fai funzionare e una no, ti ritrovi con un’anatra zoppa. Questa idea di dire che, siccome non riduco i tempi processuali, allora non interrompo la prescrizione, è una furbata per non far mai partire la legge sulla prescrizione“. Esordisce così, ai microfoni de “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus, l’ex magistrato Antonio Di Pietro nel suo pronunciarsi sul tema della prescrizione.
E spiega: “Questo giochino di tirar fuori la questione dei processi brevi e del rinviare sempre l’interruzione della prescrizione sta diventando una furbata troppo evidente. La prescrizione si interrompe dopo il primo grado e funzionerà realmente dopo il 2024, quindi, se veramente vogliono ridurre i tempi processuali, hanno più di 3 anni per farlo, peraltro con una serie di proposte in merito, già presentate sul tavolo da una miriade di Commissioni. Non è sufficiente interrompere la prescrizione per far funzionare la giustizia, ma è necessario bloccarla, perché altrimenti, rinviando sempre questa legge, non si fa mai funzionare la giustizia proprio per mantenere la prescrizione“.
Poi sottolinea: “Indubbiamente una delle ragioni per cui non funziona la giustizia è perché non si raddoppiano personale e strutture. Però c’è una questione di fondo: è proprio il sistema giustizia italiano a essere farraginoso. C’è una parte del sistema processuale italiano che funziona molto bene: si tratta di tutta la legislazione antimafia e antiterrorismo. La nostra legislazione antimafia è presa come esempio in tutto il mondo, perché è efficace, è efficiente, non scatta la prescrizione, si avvale di magistrati che si occupano di quella tipologia di reati, è dotato di un canale privilegiato per andare a fare i processi – continua – Perché, allora, non funzionano ugualmente l’anticorruzione e la legislazione relativa alla trasparenza? Perché riguarda proprio quelli che devono fare le leggi. Ribadisco: intervenire sulla prescrizione non è sufficiente, ma intanto è necessario cominciare. Sono 20 anni che con questa scusa non si interviene mai. Partiamo dal presupposto che i processi, una volta che iniziano, si devono fare, dopodiché chi non fa le leggi per far finire i processi nei tempi giusti è responsabile di non averle fatte. Non è che per questa ragione si debba rinviare sempre, perché in questo modo non nascono mai figli”.
Battuta dell’ex leader dell’Idv sulla sua nomina a ministro delle Infrastrutture e non della Giustizia durante il governo Prodi: “A quei tempi veramente io salii le scale, convinto di andare alla sede del ministero della Giustizia, ma poi, scendendo le scale, mi ritrovai al ministero delle Infrastrutture. Chi non mi volle alla Giustizia? Mi avvalgo della facoltà di non rispondere”.