Il dolore di Ginevra Amerighi è tangibile, sgorga dalla pagina Facebook fino a toccare l’anima di chi legge. Parole che fanno male perché ti scavano dentro. Da nove anni non può vedere né sentire la figlia sulla base di una perizia stilata da Marisa Malagoli Togliatti, Ctu del Tribunale dei Minori di Roma, che la dichiarò pericolosa in quanto affetta da personalità istrionica e decretò che “senza un cambiamento serio e duraturo delle caratteristiche di personalità più disfunzionali della madre, possiamo prevedere che la minore sarà vittima della Sindrome di alienazione genitoriale e il padre a rischio di accuse anche gravi di comportamenti inadeguati della minore”. “Pre-vedere”, “rischio”: un domani, forse, chissà. È concesso a un tribunale pronunciar sentenze e decreti sulla base di comportamenti che potrebbero essere attuati? (Ricordo che la Sindrome di alienazione genitoriale è pseudoscienza, priva di riconoscimento scientifico).
In una mattina di sole, una mattina qualunque, le ipotesi si sono concretizzate e Ginevra è stata cancellata dalla vita della figlia senza aver mai commesso atti violenti. Un anno e mezzo fa, ha presentato il nuovo ricorso per chiedere la revisione dell’affidamento esclusivo al padre (condannato in primo grado per lesioni nei suoi confronti), poi dopo mesi di silenzio il Tribunale di Minori di Roma ha risposto e chiesto un percorso di valutazione “della condizione psichiatrica” e delle sue “competenze genitoriali” (su DonneXDiritti tutta la vicenda). Dopo un attesa di 9 anni, il Tribunale dei Minori chiede ancora tempo, ancora perizie, ancora valutazioni ad una donna che per lavoro è a contatto quotidianamente con altri bambini.
Voglio raccontarti la violenza prima e dopo la violenza.Tutto comincia con la violenza, quella fisica, quella che senti…
Pubblicato da Ginevra Pantasilea Amerighi su Giovedì 5 dicembre 2019
In Parlamento si sta creando un movimento trasversale ai partiti, fatto di deputate o senatrici che si stanno interessando a vicende processuali che destano molti interrogativi. Insieme a Valeria Fedeli, Veronica Giannone e ad altre parlamentari, anche Mara Carfagna, vicepresidente della Camera, si è interessata ai casi di donne accusate di alienazione parentale: ha presentato una mozione sugli affidi dei minori nei casi di separazioni conflittuali e rivolto un’interrogazione al ministro della Giustizia sul caso di Ginevra Amerighi, perché sono sempre più numerose le madri che denunciano vittimizzazioni e che stanno uscendo dal silenzio. E’ noto il caso di Laura Massaro: dichiarata decaduta dalla responsabilità genitoriale con l’accusa di alienazione parentale, sta lottando da mesi perché il figlio, affetto da una patologia autoimmune, non le sia sottratto. Da quattro giorni ha cominciato lo sciopero della fame.
Ginevra Amerighi e Laura Massaro non sono le sole a denunciare rivittimizzazioni nei tribunali. “In questi mesi molte madri – ha spiegato Carfagna – molti nonni, molte famiglie mi hanno scritto chiedendo aiuto per vicende di bambini affidati, anche in via esclusiva, a uomini denunciati o condannati per violenza in famiglia. Va istituito un registro degli affidi che permetta di conoscere quante madri perdono la custodia dei figli in caso di conflitti famigliari che mascherano abusi e dobbiamo applicare con rigore la Convenzione di Istanbul laddove protegge le donne che denunciano violenze su se stesse e sui figli. Una violenza che di frequente viene trascurata e non riconosciuta”.
Una situazione problematica che viene rilevata da tempo dai centri antiviolenza D.i.RE Donne in rete contro la violenza, ma anche da associazioni che si occupano di tutelare i diritti dei padri separati. Jakub Stanislaw Golebiewski, presidente di Pim – Padri in Movimento, rileva “un uso strumentale di Ctu e Ctp da parte di padri che promuovono la propria vittimizzazione usando strumenti non riconosciuti scientificamente come l’alienazione parentale per rivendicare un diritto di proprietà privata sui figli, riducendo un bambino a mero oggetto di contesa con l’obiettivo di strapparlo alla madre. Chiudendo a chiave in un cassetto questa pericolosa ventata di mascolinismo che avanza grazie a uomini frustrati e dominatori, credo sia necessario trovare una nuova prospettiva con cui gestire le relazioni passando da senso di proprietà al dono, fondato non su oggetto dello scambio ma sulla creazione di relazioni e complicità capaci di creare comunità fondate sul riconoscimento delle radici materne”.
Charles Pragnell, che guida il Movimento nazionale per i diritti dei bambini (National Child Protection Alliance), ha coniato la perifrasi “Invertimento perverso di custodia” riferendosi alla coercizione giudiziaria che prende di mira le madri in nome di interferenza o alienazione genitoriale. Nel suo ultimo scritto Sindrome del padre vendicativo ha focalizzato le dinamiche con cui un numero esiguo di genitori, respinti e risentiti, sceglie di usare i tribunali familiari come veicolo per continuare la propria campagna di terrore e tortura delle vittime, della madre e dei loro figli, e di eludere le responsabilità finanziarie se viene loro concesso dai tribunali “tempo sufficiente e significativo” coi figli.
Una situazione denunciata dalle più importanti organizzazioni internazionali che si occupano di violenza contro le donne, a livello delle Nazioni Unite e a livello regionale, in Europa, Africa e America Latina, che hanno espresso gravi preoccupazioni per “schemi ricorrenti che ignorano la violenza del partner nella determinazione dei diritti di custodia dei figli, presenti in varie giurisdizioni a livello mondiale”.
In Italia, ignorando i percorsi di rivittimizzazione delle donne nei tribunali, si è cullato un progetto politico che avrebbe pesato ulteriormente sulle già esistenti criticità incontrate dalle donne vittime di violenza. E’ quello che sta ancora chiuso in un cassetto: il ddl 735.