La storia del gruppo di supporters della nazionale del Titano: nessun sanmarinese, tanta goliardia e altrettanti sacrifici per seguire una delle squadre con meno partite vinte nella storia del calcio
Il 16 novembre, anche se ininfluente ai fini del risultato, quando il sammarinese Filippo Berardi ha circumnavigato il portiere kazako Nepogodov, depositando nella porta sguarnita la rete dell’1-3, lo stadio Olimpico di Serravalle è esploso in un urlo di liberazione. Vedere segnare un gol alla piccola nazionale di San Marino, del resto, non capita proprio tutti i giorni: l’ultima rete dei celesti in ordine cronologico l’aveva realizzata Mirko Palazzi nel 5-1 incassato in Azerbaigian il 4 settembre 2017, più di due anni fa. Un’eternità, ma niente in confronto al digiuno realizzativo casalingo: nella Repubblica del Titano, per dire, non esultavano da oltre sei anni.
Il 10 settembre 2013, 2228 giorni prima, l’ultimo ad infiammare l’appassionato pubblico sammarinese era stato Alessandro Della Valle con il gol del temporaneo pareggio alla Polonia di Zieliński, in una gara poi comunque stravinta 1-5 dai polacchi. Fino a pochi giorni fa sarebbe rimasto l’unico gol segnato da San Marino in casa nell’ultima decade, ma per uno strano scherzo del destino Massimo Visemoli se l’è imperdonabilmente perso. Quel giorno il fondatore della celebre Brigata Mai 1 Gioia, il “goliardico” gruppo di tifosi a supporto della nazionale sammarinese come ama definirlo lui, non era sugli spalti di Serravalle: “Il gruppo – racconta Visemoli – l’avevamo già creato, ma per questioni di lavoro non sono riuscito ad essere presente allo stadio. La partita, l’unica casalinga che mi sono perso negli ultimi anni, poi l’ho vista in tv ed incredibilmente è stata quella in cui poi abbiamo realizzato l’unico gol casalingo degli ultimi sei anni”. Una coincidenza curiosa, tanto da spingerlo ad una conclusione più o meno affrettata: “Ho avuto quasi paura di essere proprio io a portare sfortuna“, scherza il super-tifoso della Serenissima.
La cosa veramente incredibile, però, è che Visemoli non è un cittadino sammarinese, ma un emiliano doc come tradisce anche il suo accento mentre chiacchieriamo al telefono. Abita in provincia di Reggio Emilia, ed ogni volta si sciroppa oltre due ore d’auto per guidare la Brigata dalle tribune del San Marino Stadium, ma la grande passione nei confronti della nazionale celeste nata negli anni ’90 gli fa dimenticare ogni tipo di sacrificio: “Ho iniziato a seguire la nazionale sammarinese verso la metà degli anni ’90. In quel periodo ho scoperto l’esistenza di questa squadra per lo più attraverso videogiochi come FIFA e riviste come il Guerin Sportivo. La prima partita dal vivo, però, l’ho vista solamente nel 2000″. L’idea di far nascere una folkloristica comunità di tifosi intorno alla nazionale del Titano, invece, gli è venuta sul finire del 2012: “Ho chiesto ai miei amici di provare a tirare su un gruppo di tifosi dall’animo goliardico, che non si prendesse troppo sul serio. Certo, allo stadio ci facciamo sentire, cantiamo cori e tutto, ma non siamo un gruppo ultras“, specifica il trentacinquenne Visemoli, che nella vita di tutti i giorni lavora come disegnatore meccanico.
Ad oggi la community su Facebook della Brigata Mai 1 Gioia conta oltre 3000 adepti, anche se in realtà come mi spiega il loro leader allo stadio si presentano al massimo cento persone con le idee molto chiare: “Amiamo tutti i giocatori incondizionatamente. Un’unica eccezione la facciamo per Giampaolo Mazza – leggendario tecnico al timone della Serenissima dal 1998 al 2013 (ndr) – che consideriamo come una specie di divinità“. Tra di loro paradossalmente non c’è nessun sammarinese (solo qualcuno si aggiunge sporadicamente), ma sono tutti ben consapevoli del loro ruolo di tifosi di una cenerentola del calcio mondiale, capace di vincere solamente una partita in tutta la propria storia e perennemente sul fondo del ranking FIFA, anche se su questo Visemoli si fa combattivo, apparendo piuttosto a suo agio nei panni dell’avvocato difensore: “Il ranking FIFA – spiega – va preso con le molle: i risultati dipendono molto dalla confederazione d’appartenenza. Un conto è giocare in UEFA, contro avversari di caratura mondiale, un altro ad esempio è farlo in OFC, dove vincere o quantomeno non perdere è molto più semplice“.
È innegabile, però, che negli ultimi anni le nazionali di altri microstati come Liechtenstein ed Andorra abbiano comunque fatto registrare dei progressi incoraggianti, mentre l’elettroencefalogramma di San Marino è rimasto sempre piuttosto piatto: la nazionale del Titano, per dire, non raccoglie punti dal 2014, quando riuscì a fermare in casa l’Estonia in un’epica gara di qualificazioni europee. E attualmente può contare solamente su tre giocatori professionisti: il portiere Benedettini (Novara), il giovanissimo Nanni (Monopoli) e l’esterno Berardi, l’autore dello storico gol al Kazakistan in forza alla Vibonese, società di Lega Pro. Su questo incidono sicuramente le minuscole dimensioni della Repubblica di San Marino, un microstato grande solamente 61 km² e con una popolazione di appena 33.000 abitati, ma fermarsi qui sarebbe sbagliato, come mi ha spiegato il giornalista Alan Gasperoni, ex dirigente-accompagnatore della Serenissima: “Purtroppo da anni non ci sono riforme calcistiche in grado di migliorare la situazione. Troppi calciatori entrano nel “giro della Nazionale” e dopo pochi anni abbandonano lasciando i giovani orfani di esperienza“.
Nessuno si aspetta i fuochi d’artificio, ma solo qualche piccolo passettino in avanti. Il pubblico sammarinese, in fondo, non chiede mica la luna: “Ci basterebbe ridurre i passivi e giocare alla pari qualche partita con le ultime del ranking, magari strappare un punticino ogni tanto”. Ed ecco che così anche un gol segnato può essere festeggiato come un’impresa storica, a patto che magari capiti più spesso: “Questa volta c’ero, nonostante ci fosse un tempo da lupi”, dice orgoglioso Visemoli. E nella sua raucedine c’è la prova che stia dicendo la verità.