Per il 25 novembre gli studenti avevano pensato di leggere all'interfono storie di vittime di violenza. Ma la dirigenza scolastica ha negato loro l'autorizzazione. La sindaca Stefania Bonaldi sulla sua pagina Facebook: "Sento un disagio profondo che tocca tutta me stessa, spingendomi, istintivamente, a offrire la mia vicinanza, di madre e di cittadina, a questa giovane"
Ha sfogato la sua rabbia sui social dopo che il preside della sua scuola ha vietato l’iniziativa organizzata da lei e dai suoi compagni contro la violenza sulle donne. Per la giornata mondiale del 25 novembre i rappresentanti degli studenti dell’Istituto superiore “Bruno Munari” di Crema avevano organizzato di leggere all’interfono storie di donne vittime di violenza e poi fare un minuto di silenzio. Ma il preside ha negato l’autorizzazione. Un divieto che però non ha fermato i giovani: questi allora, come riporta il quotidiano La Repubblica, hanno lasciato in ogni classe dei fogli con le testimonianze di alcune donne e attaccato un fiocchetto rosso ad ogni porta. Ma anche questi sono stati fatti rimuovere. Così una studentessa all’ennesimo divieto ha denunciato l’accaduto sulla sua pagina Facebook iniziando con “mi vergogno della scuola che frequento”. Risultato: la scuola l’ha sospesa per due giorni.
La ragazza, però, ha trovato il sostegno della sindaca di Crema Stefania Bonaldi che, dopo aver saputo della sospensione, sulla sua pagina Facebook ha scritto: “In alcuni istituti superiori sono state organizzate splendide e significative mobilitazioni, ma in uno di essi non è stato consentito che gli studenti si associassero. Le coscienze dei ragazzi si sono sollevate, una di loro si è sentita di consegnare la propria rabbia ai social network, peraltro senza citare la scuola né fare nomi e cognomi, un gesto che le è costato 2 giorni di sospensione dalle lezioni. Con un provvedimento collegiale che, mi auguro, almeno non sia stato unanime”.
E ancora: “Sento un disagio profondo che tocca tutta me stessa, spingendomi, istintivamente, a offrire la mia vicinanza, di madre e di cittadina, a questa giovane cremasca e alla sua famiglia, che evidentemente valuteranno i passi formali che a loro competono. Ma anche il sindaco parlerà, nelle sedi opportune, chiedendosi qual è l’infrazione in cui è incappata una studentessa che aveva chiesto vanamente di potere esprimere la propria vicinanza alle donne che ogni giorno subiscono violenza, morale, materiale, fino al prezzo più grande, la vita stessa”. Infine, si rivolge ai giovani: “Ai nostri ragazzi e ragazze, ai nostri giovani concittadini, chiedo di osare, fidando nella forza della ragione e degli ideali, ma anche di rispettare le regole che ci siamo dati per vivere insieme. Lascino che siano gli altri a prendere strade diverse, consapevoli che fuori da tutto questo non può esistere che arbitrio e involuzione”.