Battuta d’arresto per la produzione industriale tedesca, che a ottobre è scesa del 5,3% rispetto allo stesso mese del 2018. Gli analisti prevedevano una diminuzione del 3,6%. È il più grande calo dalla crisi del 2009, che evidenzia come “il motore della maggiore economia dell’eurozona va avanti a stento”. I dati mostrano che fra settembre e ottobre la produzione industriale è diminuita dell’1,7%, mentre gli analisti si aspettavano un leggero rialzo a +0,1%.

Altri dati pubblicati giovedì mostrano che a ottobre gli ordini industriali sono calati dello 0,4% su base mensile (contro previsioni di +0,4%) e del 5,5% su base annua. La maggior parte dei produttori manifatturieri, inoltre, si aspetta un’ulteriore contrazione a novembre. Queste cifre, sempre secondo il Financial Times, suggeriscono che la contrazione ormai biennale della manifattura tedesca è lontana dalla fine.

Il calo mensile nella produzione manifatturiera si è concentrato nella produzione di beni strumentali, mentre la produzione di beni intermedi e di consumo è cresciuta. L’industria automobilistica, nella quale sono impiegate direttamente 830mila persone, è il settore che soffre di più. La produzione di veicoli è calata del 5,6% da settembre a ottobre ed è in diminuzione del 14,4% su base annua. Contemporaneamente, nelle ultime settimane le maggiori imprese auto hanno annunciato che circa 50mila posti di lavoro saranno persi o sono a rischio.

L’economia tedesca è cresciuta solo dello 0,1% nel terzo trimestre, tenuta a galla da una maggiore spesa pubblica e per consumi e da una ripresa delle esportazioni. Ma la pressione sul governo di Berlino per abbandonare la politica del pareggio di bilancio (schwarze null) sta crescendo, sia dagli altri Paesi europei sia dalla nuova leadership dell’Spd. Ralph Solveen, economista di Commerzbank, intervistato dal Financial Times, commenta così le ultime statistiche pubblicate: “Un’inversione di rotta nella manifattura e quindi nell’economia tedesca in complesso non è ancora in vista”.

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