Per gli Stati Uniti i morti sono almeno mille. Una cifra che Teheran respinge e bolla come “menzogna assoluta” senza però fornire dati chiari. Ora arrivano quelli verificati dell’Onu: l’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani Michelle Bachelet denuncia che 7mila persone sono state arrestate e 208 i morti accertati – come già dichiarato da Amnesty International – durante le violente manifestazioni delle scorse settimane, innescate dall’aumento del prezzo del carburante che ha fatto infuriare una popolazione già allo stremo per una crisi economica pesantissima. Aggravata anche dalle sanzioni imposte negli ultimi mesi dall’amministrazione Trump e che ora cominciano ad avere effetto. Per Bachelet però ci sono notizie di un numero di vittime che sarebbe “il doppio”, ma il suo ufficio non è riuscito finora a provarle. E ha aggiunto di aver ottenuto “video verificati” in cui le forze di sicurezza della Repubblica islamica sparano contro i manifestanti, con apparente intento di uccidere. Il numero degli arresti indicato oggi dall’Onu è più alto dei circa 2mila riconosciuti dalle autorità locali, ma coincide con il dato riferito da un deputato iraniano. Molti dei detenuti non avrebbero avuto accesso a un legale e sarebbero tenuti in centri di detenzione “sovraffollati e in condizioni dure”, ha aggiunto Bachelet, chiedendo alle “autorità di rilasciare immediatamente tutti i manifestanti che sono stati privati arbitrariamente della loro libertà“.
“In questa situazione, con così tanti morti registrati è essenziale che le autorità iraniane agiscano che molta più trasparenza“, ha continuato l’ex presidentessa cilena, chiedendo che si avviino “indagini rapide, indipendenti ed imparziali su tutte le violazioni che si sono avute, compresa la morte dei manifestanti e la presunte morti e maltrattamenti durante la detenzione” per individuare i responsabili. In particolare, l’ufficio della commissione per i diritti umani ha ricevuto immagini verificate che provano “l’uso della violenza contro i manifestanti, comprese quella di membri delle forze armate che sparano dal tetto di un edificio o da un elicottero”. Altre mostrano agenti che “sparano contro manifestanti disarmati”.
La lettera di Francia, Germania e Regno Unito: “Attività incoerenti sul nucleare” – Ma un altro fronte per il quale l’Iran è nel mirino dell’Onu è il suo programma missilistico, perché continua a sviluppare testate a capacità nucleare. Francia, Germania e Regno Unito hanno consegnato una lettera al segretario generale Antonio Guterres, che sottolinea come Teheran porti avanti attività incoerenti con gli impegni presi nello storico accordo del luglio 2015, quello sul programma nucleare iraniano. Ad alimentare le preoccupazioni ci sono anche le indiscrezioni trapelate dalla comunità dell’intelligence americana, secondo cui le autorità iraniane starebbero spostando un numero imprecisato di missili in Iraq, approfittando del caos che in questo momento regna in quel Paese. L’obiettivo sarebbe quello di costituire un arsenale segreto. Una mossa di Teheran che in parte è la risposta al riposizionamento degli Stati Uniti nell’area. Un riposizionamento deciso proprio per contrastare le nuove minacce agli interessi americani e dei loro alleati, come gli attacchi alle petroliere nel Golfo Persico o quelli agli impianti petroliferi in Arabia Saudita.
E proprio in queste ore circola la voce su un piano del Pentagono che sarebbe già approdato sulla scrivania dello Studio Ovale per essere valutato dal presidente Donald Trump. Un piano – scrive il Wall Street Journal che cita fonti dell’amministrazione – volto ad espandere significativamente la presenza militare Usa in Medio Oriente, spedendo almeno altri 14mila soldati, oltre all’invio di altre navi da guerra e attrezzature militari. Il Dipartimento alla Difesa non conferma la cifra, ma il sottosegretario John Rood davanti alla commissione forze armate del Senato ha ammesso che si sta considerando di dispiegare ulteriori truppe ridisegnando la presenza Usa nell’area in base ai nuovi scenari, con il ritiro dalla Siria ma un maggior coinvolgimento per contrastare i pericoli che potrebbero arrivare dall’Iran. “Stiamo valutando il livello della minaccia – ha spiegato Rood – e prenderemo le decisioni in base alla situazione”.
La posizione di Teheran sembra indebolirsi in queste ore soprattutto per la presa di distanza dell’Europa, finora rimasta impegnata sul fronte dell’accordo del 2015 stracciato invece da Trump. Ma l’aria sta cambiando, e la lettera di Parigi, Londra e Berlino al segretario dell’Onu ne è un chiaro segnale. Nella missiva si forniscono una serie di prove delle violazioni iraniane, come il test di nuovo missile balistico Shahab-3 che si stima abbia un’autonomia di circa 965 chilometri. “Il Shahab-3 – si spiega – è un sistema di categoria 1 del Missile Technology Control Regime e come tale è tecnicamente in grado di fungere da arma nucleare“. Intanto l’inviato speciale Usa per l’Iran, Brian Hook, ha accusato il regime di Teheran di aver ucciso più di mille persone dall’inizio delle proteste il 15 novembre scorso, quelleHook ha parlato anche di migliaia di feriti e di almeno 7.000 persone arrestate.