Una paralisi di 48 ore. Ogni buon proposito, ogni promessa, ogni appello a scendere a più miti consigli caduto nel vuoto. Il governo avrebbe dovuto portare la manovra in Aula, al Senato, lunedì. Invece non accadrà prima di giovedì e sarà ancora più inevitabile la questione di fiducia per far decadere le migliaia di emendamenti, fare presto e poter dare tempo alla Camera di lavorare al testo. La maggioranza giallorossa è finita in un pantano per via delle due microtasse green – la plastic tax e la sugar tax – che per paradosso rappresentano un piccolissimo tassello del valore complessivo della legge finanziaria (alcune centinaia di milioni di euro a fronte di un’operazione da circa 30 miliardi). Il motivo del rallentamento è la battaglia contro le tasse pensate dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri come stimolo a comportamenti più ecosostenibili da parte dei renziani di Italia Viva che vogliono cancellare totalmente le due minitasse verdi. Anche, com’è emerso durante la giornata, a costo di drenare il gruzzolo impiegato per il taglio al cuneo fiscale (cioè l’aumento degli stipendi nella busta paga dei lavoratori dipendenti). I renziani così hanno costretto la maggioranza a riunirsi per tre volte in 24 ore tra giovedì e venerdì per trovare una soluzione. L’Ansa ha calcolato che si è trattato di un tour de force di riunioni di 14 ore.
Un tira e molla, un’impasse, che ha costretto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ad assentarsi nel finale dell’ennesimo incontro – venerdì sera – per salire al Quirinale dove ha riferito lo stato dell’arte sulla manovra al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un incontro “interlocutorio“, è stato definito. All’apice dello scontro con il Pd, Matteo Renzi ipotizza il ritorno al voto. Solo a sera si sigla l’intesa. Ma i dettagli tecnici e le coperture sono da definire: a tre settimane dalla fine dell’anno, in Parlamento non si è fatto ancora un singolo voto sulla legge di bilancio.
La soluzione nel merito sarebbe questa: la tassa sulla plastica già ridotta a 50 centesimi al chilo partirà da luglio; l’entrata in vigore della tassa sullo zucchero nelle bibite sarà rinviata di 6 mesi, a settembre. Il condizionale, al momento, resta un obbligo perché trovata l’intesa politica resta ogni volta da capire se anche dal punto di vista tecnico i conti possono tornare. Le coperture, secondo le ultime ipotesi, potrebbero arrivare anche dall’aumento della cosiddetta “tassa sulla fortuna“, il 15% di imposizione da applicare alle vincite sopra i 25 euro (una proposta che deriva da alcuni emendamenti dei senatori M5s). Anche in questo caso la soluzione è allo studio del governo. Ad ogni modo il gioco d’azzardo sarebbe la fonte di eventuali risorse mancanti.
Sotto il profilo politico l’atteggiamento di Italia Viva ha prodotto un muro contro muro, con punte più che polemiche, con gli ex compagni del Partito democratico – ai livelli più alti – con tanto di tam tam di ricostruzioni delle riunioni diverse tra loro. “Italia viva preferisce le multinazionali delle bibite gassate ai lavoratori – dice il Pd dopo il primo incontro di giornata – Non vuole diminuire le tasse sul lavoro, ma pensa solo a togliere la sugar tax, per favorire società per azioni che non hanno sede neanche in Italia. È solo grazie al Pd che sono stati salvati gli italiani dai 23 miliardi della Salvini Tax e che si mette in campo il taglio delle tasse ai lavoratori da oltre 3 miliardi” e il riferimento è al taglio del cuneo fiscale previsto per il 2020. A quel punto esce Luigi Marattin, principale consigliere economico di Matteo Renzi: “Nessuno dei rappresentanti del Pd al tavolo ha proposto di aumentare le risorse per il taglio del cuneo fiscale”, ha dichiarato Marattin. “Il viceministro Misiani ha, invece, proposto di lasciare intatte le risorse, 3 miliardi, ma di anticipare il taglio dal 1 luglio al 1 gennaio. Proposta che abbiamo accolto, chiedendo però di sapere a quale platea di lavoratori si applicherà. Perché, come è ovvio, allungare di sei mesi a parità di risorse (come chiesto dal Pd) significa ridurre ulteriormente l’importo mensile della riduzione fiscale”. Il viceministro Antonio Misiani a quel punto non ha potuto che replicare con l’ultima versione a disposizione: “Se proprio dobbiamo fare i verbali della riunione – ha ribattuto – segnalo per completezza che l’onorevole Marattin di Italia Viva ha proposto di togliere 250 milioni dal taglio del cuneo fiscale per i lavoratori per destinarli alla riduzione della plastic tax e sugar tax. Cosa a cui mi sono dichiarato nettamente contrario”.
La battaglia tra Pd e Italia Viva ha assunto un profilo chiaramente politico e non solo tecnico. Per questo a parlare sono state le voci più autorevoli. A partire da Matteo Renzi: “Se per aumentare la tassa sulla plastica ci sono 10mila persone che rimangono senza lavoro – ha detto a TgCom24 – il conto lo paga la povera gente: ecco perché è follia la tassa sulla plastica. Stessa cosa sullo zucchero, se vuoi che i nostri bambini non bevano più bibite gassate devi fare un percorso di educazione alimentare. Se metti tassa sullo zucchero, le aziende chiudono e vanno altrove”. Toni un po’ catastrofisti usati anche dalla capodelegazione di Italia Viva al governo, la ministra per l’Agricoltura Teresa Bellanova che ha ingaggiato su twitter un duello con la responsabile Ambiente del Pd Chiara Braga: “Plastic tax e Sugar tax determineranno un disastro occupazionale – ha scritto la renziana – Ora al lavoro per trovare un accordo che dica no a microbalzelli e sì al lavoro”. “Ma da ministra dell’Agricoltura e da donna del sindacato pensi davvero che nel 2020 sia giusto continuare a contrapporre in modo così strumentale ambiente e lavoro pur di tagliare qualche ‘microbalzello’ alle multinazionali?” ha chiesto in modo retorico la Braga.
Stesso copione in uno scontro frontale – sempre via social – tra il vicesegretario del Pd Andrea Orlando e il capogruppo renziano al Senato Davide Faraone. L’ex ministro ha condiviso il video di un capodoglio morto perché aveva ingerito troppi rifiuti di plastica: “Davvero non possiamo pagare qualche centesimo di euro per evitare questo?”, ha twittato. E il renziano ha replicato: “Il populismo si è impossessato anche di Andrea Orlando. Cosa diavolo c’entra il capodoglio con le tassa sulle aziende ed il licenziamento di migliaia di lavoratori? Va incentivato il riciclo, non vanno massacrate le nostre imprese. #scienziatiinlibertà”. E Orlando ha ribattuto: “Basta con le polemiche, il nostro avversario è Salvini. Tutti insieme per difendere il pianeta ce lo chiedono i giovani ogni venerdì”.