Dopo 14 anni alla guida della Germania, Angela Merkel è arrivata venerdì mattina nell’ex campo di concentramento nazista di Auschwitz per la sua prima visita ufficiale da quando è cancelliera. L’occasione arriva nel decennale della fondazione Auschwitz-Birkenau. La cancelliera, vestita di nero, è stata ricevuta dal premier polacco Mateusz Morawiecki e dal direttore della fondazione, Piotr Cywinski. Insieme alla delegazione polacca, la Merkel ha attraversato il cancello con la scritta “Arbeit macht frei” e davanti al “Muro della Morte” ha poi deposto una corona di fiori, dai colori nazionali di Germania e Polonia, e osservato un minuto di silenzio. “Quello che è successo qui – ha detto la Cancelliera – non si può capire con la comprensione umana. Provo una vergogna profonda”. La Merkel ha poi sottolineato la necessità di preservare la memoria: “Il silenzio non è la risposta. Non dobbiamo mai dimenticare. Nessuna tolleranza su nessun antisemitismo”. Nel suo discorso cita anche Primo Levi: “È vero ciò che scrisse: ‘È successo. Dunque può succedere di nuovo’. Per questo non dobbiamo chiudere gli occhi e le orecchie, se le persone vengono insultate, umiliate o marginalizzate. Dobbiamo contrastare chi alimenta odio e pregiudizi contro persone di altre religioni, o di altre provenienze”.
Infine ha messo l’accento sui colpevoli: “I responsabili devono essere identificati chiaramente. Lo dobbiamo alle vittime e a noi stessi”. Visibilmente commossa dopo aver ascoltato la testimonianza di un sopravvissuto arrivato a 12 anni nel campo, la cancelliera ha sottolineato che è “tutt’altro che facile” andare in un luogo dove i crimini dei tedeschi hanno “superato tutto ciò che sia immaginabile. Ricordare questi crimini è una responsabilità che non finisce mai. Appartiene in modo inseparabile al nostro Paese. Essere consapevoli di questa responsabilità fa parte della nostra identità nazionale”. Insistendo sul fatto che ciascuna delle 1,1 milioni di persone uccise ad Auschwitz aveva “un nome, una dignità inalterabile, un’origine, una storia. Mi inchino profondamente”. Anche il premier polacco Mateusz Morawiecki ha messo in guardia contro la tentazione di dimenticare la storia: “Dobbiamo curare la memoria come se stessimo curando le vittime. Questo è quanto possiamo fare per loro. Se la memoria si perdesse, sarebbe come fare nuovamente del male alle persone che hanno attraversato questo inferno, sopportando sofferenze inimmaginabili”.
Prima di partire per la Polonia, come riferisce il quotidiano Bild, la cancelliera aveva promesso un sostegno finanziario alla fondazione: i governi federali hanno concordato di pagare congiuntamente 60 milioni di euro all’organizzazione. La Merkel è il terzo capo del governo tedesco ad aver fatto visita a quello che è considerato il simbolo dell’Olocausto: prima di lei Helmut Schmidt, che ha visitato Auschwit nel 1977, quando la Polonia era ancora parte integrante del mondo comunista e la Germania era divisa in due, e Helmut Kohl, per la prima volta nell’ex campo di concentramento nel 1989, nell’anno della caduta del muro di Berlino, per poi ritornare sei anni dopo.