L'Italia è il secondo produttore mondiale di nocciole con una quota di mercato del 14%. Ma l'azienda piemontese consuma circa il 20% delle nocciole prodotte ogni anno nel mondo, risultando il più grande acquirente globale. Dunque ha anche a fornitori esteri. Fra questi il principale è la Turchia, dove nel 2015 ha acquisito la Oltan
L’accusa è quella di usare nocciole turche per la produzione di Nutella. Così Matteo Salvini ha fatto scoppiare la polemica intorno alla crema spalmabile, di cui in precedenza si era invece professato grande fan. Che la Ferrero utilizzi materie prime provenienti dalla Turchia non è un segreto ed è riportato anche sul sito della multinazionale. Ma davvero l’azienda privilegia nocciole straniere rispetto a quelle italiane? Il punto di partenza è che anche se tutte le nocciole prodotte in Italia fossero usate per produrre Nutella, non basterebbero a soddisfare il suo fabbisogno.
L’Italia è il secondo produttore mondiale di nocciole e occupa una quota di mercato del 14%. Ma la Ferrero consuma circa il 20% delle nocciole prodotte ogni anno nel mondo, risultando il più grande acquirente globale. Dunque l’azienda di Alba si rivolge necessariamente anche a fornitori esteri. Fra questi, come riporta il sito, il principale è la Turchia, da cui proviene il 75% della produzione globale. Nel 2015 ha acquisito la turca Oltan, tra i leader del settore. Altri Paesi da cui si rifornisce l’azienda sono Georgia, Cile, Australia e Sudafrica.
La Ferrero ha annunciato che entro il 2020 l’intera filiera sarà trasparente e tracciabile e si potrà conoscere l’origine di tutte le nocciole utilizzate. Per ora, come si legge nel rapporto di responsabilità sociale diffuso dall’azienda, sappiamo che gli impianti di lavorazione delle nocciole provenienti da tutto il mondo sono sette e si trovano in Cile, Italia e Turchia. Per quanto riguarda il nostro Paese, la Ferrero ha annunciato un progetto chiamato “Nocciola Italia” e destinato a far crescere del 30% la produzione nazionale entro il 2025. Si tratta di aumentare di 20mila ettari i terreni destinati alla coltivazione di nocciole e di censire i terreni più adatti alla coltivazione assieme all’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare). Questa mossa è stata decisa per tutelarsi contro le oscillazioni dei raccolti legati alle variabili climatiche e le incognite geopolitiche dell’area turca.
È proprio la produzione turca di nocciole a essere finita sotto la lente di media internazionali come la Bbc o il New York Times. Secondo le inchieste da loro condotte, molte aziende agricole sfruttano la manodopera coinvolta nella raccolta. “A farlo sono soprattutto migranti, anche bambini, che lavorano molte ore per una paga misera”, riporta la Bbc. Molti braccianti sono infatti curdi che emigrano dal sud o dall’est della Turchia o rifugiati siriani, che vivono in misere condizioni e sono facilmente ricattabili. La Ferrero, da parte sua, nel 2012 ha lanciato un programma chiamato “Ferrero Farming Turkey” che mira sia ad aumentare la produzione sia ad affrontare questioni etiche, sociali ed ambientali. Questo programma ha coinvolto più di 30mila agricoltori, meno del 10% dei 400mila agricoltori coinvolti in Turchia.