“Ieri dicevo”… delle Olimpiadi 2026, dell’affare che matura tra i ritardi e i silenzi, e della rincorsa al mercato cinese. Un esempio concreto di quel che potrà essere l’assalto alle Dolomiti di fine anni Venti si può già vedere adesso, d’estate, nei terreni intorno alla chiesetta di San Giovanni, in quel di Ranui, val di Funes.

Questo è l’angolo più fotografato di una valle, che gli abitanti chiamano di Villnoes, lunga una ventina di chilometri in tutto, che fino a ieri era semisconosciuta nel mondo, tutt’al più gli appassionati di scalate la ricordavano come luogo di nascita di Reinhold Messner. La val di Funes è considerata, e forse giustamente, l’angolo più incantevole delle Dolomiti, perché ha conservato pressoché intatto quel mite paesaggio agro-pastorale e silvestre che dominava questa regione alpina primo dello sci.

E nel mondo di prima, con il suo carico di leggende e di credenze, si racconta che proprio per festeggiare la scomparsa dalle terre più impervie dell’ultimo dei Selvaggi – uomini mostruosi che vivevano di caccia e solitudine – nel 18esimo secolo si decise di erigere la chiesa di San Johann, su questo ideale confine tra civiltà e arcano, accanto all’antichissimo maso di Ranui.

Ovviamente le migliaia e migliaia di turisti che d’estate s’assiepano davanti a questa cappella armati di smartphone, macchine fotografiche e persino droni non sanno niente di questa leggenda locale, e non si chiedono neppure quale Giovanni sia il santo scelto per l’intitolazione, che per la cronaca sarebbe il Nepomuceno, patrono della Boemia e protettore del segreto in confessionale e degli affogati, venerato nella vicina Bressanone come guardia dei fiumi contro le inondazioni.

Ma che cosa importa alle orde nuove di visitatori digitali e social-mediatici? Cinesi, coreani e giapponesi, che sono stati i primi ad arrivare, hanno trasformato questo angolo di Dolomiti, e anche la chiesetta che domina il paesino sottostante, Santa Maddalena, in icone mondiali tra le più famose.

All’ufficio turistico della val di Funes, nel centro di San Pietro, un quadretto testimonia, per esempio, che la foto di Ranui è stata utilizzata per una pubblicità nella stazione ferroviaria di Kyoto; nei bar capita che raccontino sottovoce di uno che ha visto scatti analoghi incorniciati in una farmacia di Bangkok; i capicomitiva cinesi che parlano inglese giurano che il sogno di tante giovani da Shangai a Shenzen è avere nell’album almeno una foto in abito da sposa davanti a questa chiesetta, con i prati e le mucche e le cime di sfondo.

Sia quel che sia, arrivano a frotte, dall’alba al tramonto, per scattare tutti più o meno la stessa foto. E da quando il padrone del maso e dei terreni della chiesetta è passato all’incasso, introducendo dei tornelli a pagamento – con l’intento dichiarato di voler limitare il viavai e la sporcizia – il Comune ha dovuto erigere una sorta di foto-terrazzo gratuito accanto alla strada. Per ora qui, soprattutto i cinesi, sono turisti da mordi-e-fuggi: arrivano, scattano, bevono acqua o caffè al bar, comprano una mela o un dolcetto in pasticceria.

Ma anche se volessero fermarsi per più di qualche ora, fortunatamente la val di Funes ha deciso di auto-limitare l’offerta turistica, attualmente intorno ai 1500 posti letto, a fronte di 2600 abitanti: una delibera ha stabilito che non potranno crescere oltre i duemila. È vero che il turismo, in questa valle un tempo rigorosamente agricola, l’ha portato un Senoner gardenese, che ha fondato il primo hotel. Ma gli eredi dei contadini d’un tempo non vedono tutti di buon occhio l’idea di far la fine dei vicini della val Gardena o della val Badia, che hanno conosciuto uno sviluppo turistico e una crescita della ricchezza enormi, purtroppo con tutti gli evidenti danni del caso.

Ma in val di Funes oggi, proprio dallo stesso confine con il mondo dei Selvaggi che fu leggendario, si stende la tutela paesaggistica e ambientale del parco naturale delle Odle-Puez, perciò il progetto di un collegamento alto con la val Gardena attraverso gli impianti di risalita è finito subito nel dimenticatoio. E così, quando i torpedoni cinesi e le frotte di auto luglio-agostane, o per le feste dello speck, non si vedono più, è meraviglioso poter camminare in santa pace nei boschi di questa zona intorno a Zannes, fin sotto i ghiaioni e le cime. Ma quanto durerà?

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