VERSO LA PRIMA - E' l'opera che avrebbe voluto scrivere Verdi. Piena di sangue, sesso, violenza. Il direttore Chailly porterà la versione originale, mai più ascoltata prima. Ecco ciò che (forse) non sapete del capolavoro e del suo compositore che oltre alla passione per le donne univa quelle per motori e caccia. Procurandosi uno dei primi (diciamo così) fuoristrada
La prima opera del Novecento, l’opera che avrebbe voluto scrivere Giuseppe Verdi. Un dramma “tarantiniano” pieno di sangue, sesso e violenza: il 7 dicembre la Tosca di Giacomo Puccini inaugura la nuova stagione del Teatro alla Scala, con la regia di Davide Livermore. Nel cast, la superstar Anna Netrebko, Francesco Meli e Luca Salsi. Sul podio il direttore d’orchestra Riccardo Chailly, che recupera la versione “originale” dell’opera, esattamente come fu rappresentata al debutto assoluto, a Roma, nel gennaio del 1900. Dieci cose che (forse) non sapete sull’opera e sul suo compositore.
Un’opera “stile Quentin Tarantino”
Torture, fucilazioni, fantasie sessuali in chiesa: il dramma storico di Victorien Sardou, da cui Puccini trasse il soggetto di Tosca, era un’opera scioccante, oggi diremmo pulp: “Un’ecatombe, un film di Mel Gibson o di Quentin Tarantino“, come l’ha definita il musicologo Franco Pulcini, direttore editoriale del Teatro alla Scala. Il compositore toscano tagliò due atti ed eliminò molti particolari truculenti, concentrandosi sul triangolo amoroso tra Cavaradossi, pittore con simpatie rivoluzionarie, Floria Tosca, sua amante, e il barone Scarpia, sadico capo della polizia. Anche nella versione musicata da Puccini, sul libretto di Luigi Illica, rimane un’opera densa di sangue e di sesso e finisce tutt’altro che bene (nessuno spoiler, ma Tarantino apprezzerebbe).
La vera Tosca? Sarah Bernhardt
Il drammaturgo Victorien Sardou scrisse il ruolo di Floria Tosca – cantante d’opera appassionata e gelosa – pensando a Sarah Bernhardt, grande diva del palcoscenico dell’Ottocento. Popolarissima e sensuale, l’attrice era nota per le sue relazioni scandalose (una delle quali fu con Gabriele d’Annunzio). Fu proprio la Bernhardt la prima ad interpretare Tosca nella versione teatrale: ma quando Puccini la vide recitare, nel 1895, restò deluso.
La versione della Prima è quella del debutto (mai più ascoltata)
La Tosca che si ascolterà il 7 dicembre alla Scala è quella del debutto, avvenuto il 14 gennaio 1900 al Teatro Costanzi di Roma: nessuno da allora l’ha più eseguita così, perché Puccini rilavorava costantemente le partiture, modificandole e “aggiustandole“. Per esempio, spiega lo studioso pucciniano Roger Parker, non aveva previsto gli applausi alla fine di Vissi d’arte, nel secondo atto, perciò successivamente inserì una pausa. Questo recupero filologico di Puccini fa parte della volontà del direttore Riccardo Chailly di riscoprire le versioni delle prime rappresentazioni delle opere.
Il rimpianto di Verdi
Verdi confidò al suo biografo che, se non fosse stato per l’età avanzata, avrebbe musicato lui stesso il soggetto di Tosca. Puccini aveva in mente di ricavarne un’opera già dal 1889, ma la questione dei diritti tra Sardou e l’editore Giulio Ricordi fece slittare tutto, e Puccini cominciò a lavorarci effettivamente solo nel 1896. Verdi ammirava il lavoro del giovane compositore toscano, tanto che in una lettera del 1884 scrisse: “Ho sentito molto bene parlare di Puccini (…) segue le nuove tendenze, che è naturale, ma si attiene alla melodia, il che non è né nuovo né vecchio”. All’epoca Puccini aveva 26 anni e non aveva ancora scritto nessuno dei suoi capolavori: ma il vecchio maestro ci aveva visto lungo.
“Vissi d’arte” fu quasi tagliata
Puccini viene definito “il più cinematografico dei compositori” per il senso della narrazione, i colpi di scena e l’invenzione dei leitmotiv, i temi musicali che accompagnano i personaggi (tecnica poi ripresa da film e serie tv). La sua attività si concentra a cavallo tra i due secoli, proprio mentre il cinema si affermava come nuova forma d’arte. Tanta e tale era la foga drammatica del compositore che, nel tentativo di dare maggior ritmo alle scene, quasi tagliò l’aria Vissi d’arte, vissi d’amore che Tosca canta nel secondo atto, quando stringe il patto scellerato con Scarpia. Fortunatamente, Puccini ci ripensò: oggi è una delle arie più famose dell’intera opera.
Quell’aria (tagliata) così simile a ‘O sole mio
Tra le arie “mai sentite” che verranno eseguite nella Tosca della Prima della Scala c’è anche una frase musicale che fu eliminata perché troppo simile a ‘O Sole Mio. Sì, avete letto bene. “Forse Puccini l’ha omessa per evitare l’accusa di plagio della canzone che proprio in quel momento stava diventando famosa”, ha detto Roger Parker, curatore dell’edizione critica, in un’intervista a Classic Voice.
Il melodramma (vero) in casa Puccini
L’autore di Madama Butterfly, Bohème e Turandot fu protagonista a sua volta di intricate vicende amorose: Puccini intrecciò una lunga relazione con Elvira, moglie di un suo compagno di scuola, che sposò quando rimase vedova del primo marito. Ma lo scandalo vero arrivò dopo, quando Elvira accusò una cameriera di avere una relazione con il marito. Lei, sconvolta, si suicidò con del veleno e la famiglia denunciò la signora Puccini. Alla fine la vicenda si risolse fuori dal tribunale, ma alimentò i pettegolezzi sulla fama di donnaiolo del compositore.
Puccini, il primo appassionato di fuoristrada
Il compositore di Torre del Lago amava i motori e la velocità (anche troppo, viste le multe) ed era anche un esperto cacciatore. Ma la sua auto non riusciva a muoversi sui sentieri sterrati, perciò chiese all’amico Vincenzo Lancia, fondatore dell’omonima casa automobilistica, di realizzazione una vettura con ruote artigliate e telaio rinforzato: aveva appena inventato il fuoristrada. O almeno, ne aveva comprato il primo esemplare prodotto in Italia, a un prezzo astronomico per l’epoca: 35mila lire.
Tosca, l’ultima volta della Callas
L’eroina pucciniana ha accompagnato tutta la carriera della Divina Maria Callas, dal debutto nel 1942 ad Atene. E proprio in questo ruolo ha dato l’addio alle scene: Tosca è stata l’ultima opera che ha cantato integralmente, in una serata di gala al Covent Garden di Londra nel 1965. Tra il fortunato pubblico che ha potuto ascoltarla per l’ultima volta c’era anche la regina Elisabetta.
La prima fan? Patti Smith: alla Scala ci sarà
La “sacerdotessa del rock” è una grande appassionata d’opera lirica, genere che ha scoperto proprio con Puccini: quando aveva sette anni sentì alla radio un estratto della Madama Butterfly e rimase incantata. Già ospite della Prima della Scala, quest’anno Patti Smith tornerà con la figlia Jesse. Si è ispirata a Tosca per Art and Love, il concerto gratuito che ha eseguito a Milano tra gli eventi della Prima Diffusa.