A Palazzo Senatorio la sindaca si è schierata contro l'ordinanza della Regione che impone al Campidoglio di individuare entro una settimana "uno o più siti" da destinare a discarica. Ma le 13 mozioni d'Aula non sono state votate anche a causa della presenza di un provvedimento contrario – favorevole all'autosufficienza capitolina chiesta dal governatore – a firma della consigliera M5s Simona Ficcardi, che avrebbe rischiato di spaccare la maggioranza
“No alla discarica nel territorio di Roma”. O almeno “non prima che la Regione Lazio non abbia ottemperato all’approvazione del piano rifiuti”, atteso da 6 anni. E comunque “senza deroghe ambientali”. Questa è l’intenzione di Virginia Raggi, che però non ha ricevuto (ancora) il mandato dell’Assemblea capitolina, nonostante il muro contro muro istituzionale sia stato certificato dal duro attacco della prima cittadina capitolina all’indirizzo del governatore Nicola Zingaretti. Alla fine della seduta in Aula Giulio Cesare, infatti, fra i banchi della maggioranza non c’erano i numeri per approvare la relativa mozione. “Stanchezza e poco tempo”, ha spiegato il presidente d’Aula, Marcello De Vito. Non è escluso, a quanto si apprende, che la sindaca non decida di proseguire autonomamente sulla sua linea.
Salta la mozione anti-Regione – L’impegno alla prima cittadina sarebbe dovuto arrivare da un ordine del giorno, presentato dal capogruppo M5s, Giuliano Pacetti, nella giornata di oggi a Palazzo Senatorio. Il mandato sarebbe dovuto essere quello di non rispettare l’ordinanza emanata dal presidente della Regione Lazio e di “valutare la possibilità” di impugnarla al Tar. Ma le 13 mozioni d’Aula non sono state votate “per mancanza di tempo”. “Devono essere valutate con attenzione”, ha affermato Pacetti, considerando anche la presenza di un provvedimento contrario – favorevole all’immediata autosufficienza capitolina promossa da Zingaretti – a firma della consigliera pentastellata Simona Ficcardi, che avrebbe rischiato seriamente di spaccare la maggioranza. “Saranno comunque rimessi in calendario nella prossima seduta, come primi atti”, ha assicurato il presidente d’Aula, Marcello De Vito, per poi sottolineare: “Ci sono poche presenze sui banchi, la stanchezza si fa sentire”.
L’ordinanza contestata da Raggi – Il provvedimento del governatore, contestato da Virginia Raggi, guardava alla chiusura anticipata della discarica di Colleferro, nella Valle del Sacco, a 40 km da Roma, autorizzata fino al 2021. Una commissione tecnica congiunta nei giorni scorsi ha individuato sette siti all’interno del territorio capitolino, mandando nel panico interi quartieri. Il capogruppo Pacetti ha dichiarato, a verbale, “che l’amministrazione è contraria all’individuazione di discariche all’interno del Comune di Roma”. Ma l’impegno formale ancora non c’è. Va ricordato che Nicola Zingaretti ha la facoltà di utilizzare i “poteri sostitutivi” e autonominarsi commissario per individuare lui e la sua giunta uno o più siti da trasformare in discarica. L’altra alternativa, nel caso si concretizzi il ricorso, e’ attendere che il Tar si pronunci sull’eventuale sospensiva, che a quel punto costringerebbe l’Ente regionale a prorogare la chiusura di Colleferro, con altri 254.000 metri cubi a disposizione.
La battaglia fra Roma e la sua provincia – Nel corso dell’Assemblea capitolina è emersa anche una netta spaccatura fra Virginia Raggi e i sindaci della provincia di Roma, alcuni dei quali sono venuti in Campidoglio per chiedere all’istituzione capitolina di chiudere all’interno del proprio territorio il ciclo dei rifiuti. Una protesta che arriva al termine di giornate in cui molti di loro – a iniziare da Civitavecchia e Colleferro – hanno minacciato barricate e attaccato politicamente la prima cittadina. Per tutta risposta, Raggi ha prodotto la lista dei 52 comuni romani che conferiscono i propri rifiuti indifferenziati negli impianti di trattamento della Capitale. Non solo.
Ha anche affermato che “non ha senso parlare di sub-ambito di Roma Capitale” perché “il meccanismo funziona anche in Acea Ato 2 dove si pianificano gli investimenti sulle infrastrutture idriche, il capogruppo Pacetti spiegherà cosa potrebbe succedere, io non vorrei che succeda…”, alludendo al fatto che la multi-utility capitolina porta l’acqua anche in territori non autosufficienti dal punto di vista dell’approvvigionamento idrico. Nella mozione in calendario, a tal proposito, c’era anche l’impegno per la prima cittadina è anche quello di “dichiarare la contrarietà di Roma Capitale alla costituzione dei sub-ato di Roma Capitale all’interno del nuovo piano rifiuti della Regione Lazio”.
Gli appelli dei comitati: “No agli impianti nei nostri territori” – In Aula Giulio Cesare si sono susseguiti gli appelli alle istituzioni da parte dei rappresentanti territoriali, sia della provincia sia della città, contro l’individuazione di nuove discariche nelle loro aree. “Abbiamo già dato, adesso basta”, ha affermato Pierluigi Sanna, sindaco di Colleferro, che grazie a un accordo politico con Nicola Zingaretti ha ottenuto la chiusura anticipata di una discarica aperta dal 1996. “E saremmo noi le vittime sacrificabili”, hanno detto i cittadini del comitato “No Discarica Divino Amore”, mentre un cittadino di Valle Galeria – nei pressi dell’ex megadiscarica di Malagrotta – ha affermato: “Dovete togliere la nostra zona dalle aree idonee, non è possibile, abbiamo già dato”.
L’opposizione attacca: “In 3 anni il fallimento della differenziata” – Resta il problema di quello che in molti definiscono il “semaforo” e che attualmente “è spento”: il piano regionale dei rifiuti, che è stato approvato solo ieri sera in giunta e che ora è atteso da un lungo iter in Consiglio regionale (si prevedono almeno tre mesi). L’assessore regionale, Massimiliano Valeriani, ha affermato che “la sindaca di Roma ha perso una grande occasione per assumersi le proprie responsabilità. Sembrava un’amministratrice appena insediata, mentre governa da oltre 3 anni e mezzo la capitale d’Italia”.
Un concetto ribadito dai vari esponenti del Pd in Assemblea capitolina, fra cui il capogruppo Antongiulio Pelonzi, che ha fatto notare come “saremmo dovuti arrivare al 60-70% di differenziata invece in tre anni siamo passati solo dal 42 al 44%, un fallimento senza precedenti: voi dov’eravate?”. Attacchi rafforzati dai dati presentati da Valeria Baglio che ha fatto notare all’amministrazione che “manca ancora il piano industriale di Ama spa (la società capitolina che si occupa della raccolta, ndr) e i bilancio 2017 e 2018, con possibili ritardi sul 2019).