Oggi, venerdì 6 dicembre, festeggiamo in Campania l’uscita dal commissariamento della nostra Sanità. È un momento storico e bellissimo per chi come me sa bene cosa significhi operarsi di cancro al nord, curato da medici e infermieri di oltre dieci anni d’età media inferiore ai nostri, con strutture in dotazione organica completa e non più che dimezzati, come da noi da ormai troppo tempo.
Il nostro governatore Vincenzo De Luca è felicissimo; con lui lo siamo tutti noi come sanitari. Ma come cittadini e ammalati purtroppo non riusciamo ancora a sorridere. La Campania resta ancora ultima nella valutazione nazionale della concretizzazione sul territorio dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), che certificano la reale soddisfazione dei bisogni sanitari dei cittadini. Siamo a fine anno e fare esami diagnostici e di follow up anche per gli ammalati di cancro con esenzione totale è una autentica corsa a ostacoli durissima, massacrante, costosissima. Se non paghi di tasca tua non riesci spesso a fare il follow up.
Nel frattempo riesplode non solo la crisi di Terra dei fuochi, coi suoi roghi tossici e il conseguente danno sanitario, ma anche quella quasi dimenticata della misera quota di rifiuti urbani (1.2 kg/die rispetto ai 3.8 kg dei rifiuti industriali e a non meno di 1.8 kg dei rifiuti illegali di Terra dei fuochi). Il nostro Presidente è giustamente felice, ma solo pochi giorni fa è stato duramente contestato – con tanto di esecrabile “lancio di sacchetto in fronte” – dai comitati dei cittadini di Terra dei fuochi.
Perché tanto abissale divario tra l’orgoglio e la felicità dei nostro presidente e la rabbia e il dolore dei nostri concittadini – espresso comunque in modo vergognoso da pochi “scalmanati”? Esprimono veramente solo una rabbia “politicamente manovrata”?
A mio parere, abbiamo cominciato da troppo poco tempo un percorso di gestione “virtuosa” che si è concretizzato sinora soltanto in una enorme quantità di tagli di prestazioni erogate, specie da quella (eccessiva) quota di sanità privata convenzionata, chiamata in prima battuta a intercettare i bisogni sanitari della popolazione campana, ma senza garantire percorsi diagnostici terapeutici completi e sicuri da tanti, troppi anni.
In data 8 novembre 2019 la regione Campania, con notevole coraggio, ha ufficialmente presentato i dati del buon governo dei percorsi diagnostico-terapeutici nella nostra regione e, in modo veramente tristissimo, abbiamo dovuto prendere atto per esempio che, a fronte del picco nazionale di tumori al polmone che registriamo nella Terra dei fuochi, la regione Campania considera idoneo, e quindi inserito nella rete oncologica campana, un solo centro per tutta la Regione. Per una quantità di casi attesi non inferiore ai 3768 per il 2017 di cancro al polmone.
La cosa gravissima, e che i freddi numeri non dicono, è che non mancano certo strutture di eccellenza e medici bravi in regione per il tumore al polmone. Ma siamo costretti a registrare un veramente eccessivo numero di mancate diagnosi precoci all’esordio, dovuto alla somma dei fattori patogenetici incidenti (fumo individuale, fumo passivo, Terra dei fuochi, inquinamento da trasporti e traffico eccessivo e fuori controllo).
Ne consegue che le nostre strutture di eccellenza non raggiungono il numero minimo sufficiente di casistiche chirurgiche adeguate, mentre disponiamo dei migliori oncologi del mondo per il trattamento medico (ovviamente ad altissimi costi) dei tumori del polmone avanzati e non più operabili.
Abbiamo urgente bisogno non solo di ragionare con saggezza, razionalità e attenzione sui disastri che conseguono a una totale mancanza, ormai da troppi anni, di controllo del territorio, della sanità e del vivere civile nella nostra regione. Ma abbiamo urgentissimo bisogno di farlo tutti insieme, governo e cittadini, con un minimo di sentimento se non di carità cristiana, almeno della dimenticata pietas latina da cui tutti noi discendiamo.
Nei comportamenti, nei comunicati stampa, nella dichiarazione di “successi” o di tragedie da tutte le parti in causa – governo e cittadini – serve maggiore rispetto reciproco e autentica pietas per riuscire a salvare il salvabile in tempi che si stanno facendo sempre più brevi, come solo Papa Francesco e Greta Thunberg pare si siano resi conto. Gli antichi lo sapevano, il lettore dell’Eneide lo sa bene e lo sapevano i nostri nonni quando ci insegnavano la devozione, il rispetto e la gratitudine verso Dio, verso la Patria e verso la famiglia. Più in generale, il sentimento della pietas è stato ridicolizzato e praticamente distrutto dai social. Ora lo dobbiamo resuscitare, se vogliamo sopravvivere.
Di fatto, non esiste civiltà senza la pietas: smarrire quest’ultima equivale a precipitare nella barbarie. Infatti, quella in cui viviamo non è una civiltà, ma una barbarie costituita dalla continua e pervasiva propaganda mediatica “a tutela e migliore diffusione dell’immagine”, non certo della Verità e tanto meno della salute pubblica. Non possiamo pensare solo a comunicare con soddisfazione sui social e in pompa magna “successi” o “tragedie” che impongono il massimo, silenzioso e “pietoso”, se non “caritatevole”, impegno di ogni politico e di ogni cittadino italiano.
Abbiamo urgentissimo bisogno non solo di statisti veri che sappiamo comprendere la gravità dei numeri che i propri collaboratori forniscono, come nel caso della Campania, ma soprattutto che lo sappiano fare – se non con amore caritatevole per chi soffre – almeno con quella pietas latina che poneva innanzi a tutto la silenziosa soddisfazione di avere fatto semplicemente il proprio dovere.
È con questo spirito che vado divulgando correttamente, affinché li comprendano bene tutti, i dati terribili delle Terre dei fuochi, dalla Campania alla Lombardia. E spero solo di trovare un giorno dei politici che – in guerra come siamo contro il disastro ambientale e quindi sanitario, che sembra ogni giorno di più irreversibile – non mi facciano proclami di gioia né di dolore, ma che affrontando con pietas se non con carità la propria lotta di ogni giorno, non mi assicurino altro che “sangue, sudore e lacrime”. Per vincere e non perdere – come stiamo facendo – la terribile guerra in atto per non distruggere il nostro ambiente e, con esso, la nostra salute.