Le cartiere non riescono a seguire i ritmi della raccolta: la conseguenza è un mercato del riciclo ormai saturo che, ad oggi, deve fare i conti con il crollo dei prezzi e con il rischio della perdita di migliaia di posti di lavoro. Altro fattore: la Cina ha smesso di importare balle di materiale pressato, determinando una svalutazione delle quotazioni senza precedenti
Il riciclo della carta in Italia rischia la paralisi e, con essa, il fermo degli impianti di trattamento dei rifiuti che ricevono le raccolte differenziate di carta e cartone provenienti sia dai Comuni (rifiuti urbani) che da attività commerciali, artigianali, industriali e terziarie (rifiuti speciali) e che producono la materia prima secondaria conforme alle norme di settore, la cosiddetta ‘carta da macero’ destinata alle cartiere. Qui il nodo: alla costante crescita della quantità di carta proveniente dalla raccolta differenziata, non ha fatto seguito un incremento della capacità ricettiva delle cartiere. La conseguenza è un mercato del riciclo ormai saturo che, ad oggi, deve fare i conti con il crollo dei prezzi e con il rischio della perdita di posti di lavoro. A lanciare l’allarme su un problema che non riguarda solo l’Italia è Unirima, l’associazione che rappresenta sia gli impianti di recupero e riciclo, sia i commercianti di carta da macero. “Parliamo di circa 5mila posti di lavoro, senza considerare l’indotto” spiega a ilfattoquotidiano.it Francesco Sicilia, direttore generale della federazione. Una crisi inarrestabile che rischia di vanificare gli sforzi fatti per aumentare i numeri della raccolta “oggi in linea con i target delle direttive europee”, ma anche gli obiettivi raggiunti nello stesso riciclo.
QUEL SURPLUS CHE L’ITALIA HA SEMPRE GESTITO – Unirima raggruppa le imprese che, dalla carta differenziata, producono le balle di carta pressata, ossia quella destinata alle cartiere per essere macerata. In Italia se ne producono oltre 6,5 milioni di tonnellate. L’intero settore conta circa 600 impianti di recupero e riciclo. “Solo che la capacità delle cartiere italiane – spiega Sicilia – è di circa 5 milioni di tonnellate”. Quindi la differenza è un surplus di circa 1,5 milioni di tonnellate. A questo, va aggiunto il fatto che le cartiere importano 400mila tonnellate di carta (in gran parte dagli Usa) e che, quindi “le imprese del recupero devono esportarne ancora di più”. Nel 2018 l’export è stato pari a 1,9 milioni di tonnellate e circa 1,1 milioni (il 58%) sono andati in Cina. Si tratta, comunque, di un surplus che è ormai strutturale e che negli ultimi quindici anni l’Italia ha sempre gestito, attraverso le esportazioni in Cina e in altri Paesi asiatici. Così hanno fatto anche altre nazioni. Basti pensare che in Europa il surplus di carta supera gli otto milioni di tonnellate. “In questo contesto internazionale – sottolinea Sicilia – la Cina importava 30 milioni di tonnellate di carta da diversi Paesi, in primis gli Stati Uniti”.
COSA È CAMBIATO DOPO IL BLOCCO DELLA CINA – La guerra commerciale tra Cina e Usa e le nuove politiche ambientali di Pechino, però, hanno cambiato lo scenario e hanno avuto un forte impatto anche sulle importazioni della carta, che nel 2019 sono state quasi azzerate. Mentre gli Stati Uniti hanno ridotto la raccolta differenziata di carta o hanno portato le loro tonnellate in altri mercati “per l’Italia e l’Europa, che erano già in surplus – aggiunge il direttore generale di Unirima – l’effetto è stato devastante determinando un crollo delle quotazioni di mercato senza precedenti”. Il surplus di materiale sta diventando tale che molte tipologie di carta da macero non trovano più una negoziazione o la trovano a valori residuali. In Italia da gennaio a novembre 2019 il prezzo del cartone materia prima secondaria è crollato dell’83% (dato della Camera di Commercio di Milano).
IL RISCHIO DI PARALISI – Come di recente sottolineato dal direttore generale di Assocarta Massimo Medugno “le cartiere continuano a produrre in un mercato più difficile rispetto a un anno fa e ogni minuto, in Italia, ne vengono riciclate 10 tonnellate”. Numeri che, secondo Assocarta, sono destinati a crescere, così come la capacità europea di riciclo che, dice Medugno, “aumenterà di 5,7 milioni di tonnellate nel 2019-2021 e coprirà, da sola, i due terzi dell’export europeo in Cina”.
Nel frattempo, però, denuncia Sicilia “il comparto industriale degli impianti di recupero/riciclo rischia la paralisi”. “Si sta bloccando il flusso di entrata e di uscita dai siti – aggiunge – e sotto Natale la situazione non può che peggiorare. Siamo arrivati quasi al limite della capacità di stoccare e qualche impianto ha già iniziato a scrivere ai Comuni. Diversi contratti con la grande distribuzione sono bloccati”. Il timore è che si arrivi alla sospensione dei conferimenti delle raccolte differenziate negli impianti, con effetti molto negativi sulla tenuta economica delle imprese. Il paradosso è che stiamo parlando di un settore che rappresenta uno dei principali cardini dell’economia circolare italiana “con tassi di riciclaggio elevatissimi, raggiunti con anni di anticipo rispetto agli obiettivi previsti dalle direttive europee”.