Per la prima volta dalle elezioni europee la Lega scende sotto i trenta punti percentuali mentre un elettore su quattro si dice disposto a votare un partito costituito dal movimento delle Sardine. Alle cui manifestazioni è andato il 4% delle persone intervistate dall’ultimo sondaggio di Demos per Repubblica. Secondo l’istituto di Ilvo Diamanti il 27% degli elettori interpellati sarebbe disponibile a votare le Sardine, mentre il 38% è favorevole alle manifestazioni del movimento anti sovranisti. I simpatizzanti e potenziali elettori delle Sardine sono soprattutto giovani (25-34 anni) e giovanissimi (18-24), hanno un titolo di studio di alto livello, vengono soprattutto dal Centro Italia e dal Nord-Ovest e fino a oggi hanno votato il Pd, altri partiti di centrosinistra e – in misura minore – anche il M5s e persino Forza Italia.

Tutto questo mentre la Lega scende sotto i trenta punti percentuali: non accadeva dal 34% preso alle Europee. Il partito di Matteo Salvini è al 29,5, in costante discesa rispetto a sei mesi fa: a ottobre era al 30,2, a settembre al 32,5, a luglio al 35,3. Insomma dal post europee il Carroccio ha perso sei punti percentuali. Exploit di Fratelli d’Italia che con l’11,3% ha quasi raddoppiato i sei punti di luglio. Per il resto Forza Italia è al 6,5%: vuol dire che il centrodestra unito sarebbe al 47,3%.

Nell’area di governo guida il Pd al 18,7%, in discesa rispetto al 19,1% di ottobre ma soprattutto rispetto al 22,3% di settembre, quando c’era ancora Matteo Renzi. L’ex premier è uscito dal partito per fondare Italia viva, che però è al 3,5%, in caduta di mezzo punto. Il Movimento 5 stelle è al 18,1%, perde più di due punti e mezzo rispetto a ottobre (20,6) ma è leggermente in crescita rispetto al 17,6 delle europee. LeU, invece, è al 3,2%: i partiti che sostengono il governo Conte 2, dunque, insieme pesano per il 43,5%.

Oltre la metà dei cittadini intervistati, però, pensa che l’esecutivo non avrà vita lunga: al massimo un anno. Secondo il 26% durerà anche meno. La fiducia nei confronti del governo è, a sua volta, abbastanza stabile. Ma molto inferiore – oltre 10 punti in meno – rispetto allo scorso luglio: il governo Conte 1 – sostenuto da Lega e M5s – riscuoteva un voto superiore a sei (in una scala da uno a dieci) del 55% degli intervistati, mentre il Conte 2 – sostenuto da grillini e Pd – si ferma al 42%.

Nonostante tutto il premier è ancora oggi il leader che gode di maggior fiducia personale: è l’unico a raggiungere il 50%, anche se perde tre punti in due mesi. Lo seguono Salvini con il 48%, in crescita di sei punti, e Giorgia Meloni al 46% mentre il meno amato è Renzi con il 25%: dietro c’è solo Beppe Grillo, che però è un garante fuori dai giochi. Silvio Berlusconi, Nicola Zingaretti, Luigi Di Maio, Carlo Calenda e Giovanni toti hanno tutti un indice di fiducia personale compreso tra i 30 e i 36 punti percentuali, preceduti da Dario Franceschini ed Emma Bonino, quarta assoluta nella classifica dei leader. Dove trovano spazio anche Alessandro Di Battista (col 26% è quartultimo) e Roberto Speranza, che riscuote la stessa fiducia di Renzi.

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