Tecnologia

Alluminio “carbon free” per nuovi prodotti Apple più rispettosi dell’ambiente

Apple a breve riceverà la prima partita di alluminio "carbon free" dal produttore Elysis. Si tratta di un tipo di alluminio prodotto con un processo di lavorazione più ecologico.

Apple la scorsa settimana ha confermato di aver acquistato la prima partita di alluminio “carbon-free” dalla canadese Elysis, joint venture di Alcoa Corp e Rio Tinto. Si tratta di una prima assoluta per il mercato poiché a tutti gli effetti si parla di un alluminio frutto di una lavorazione innovativa e più rispettosa dell’ambiente.

Nello specifico, come riporta Reuters, grazie a 144 milioni di dollari di investimento dei due colossi del settore, Apple e i governi di Canada e Quebec si è giunti a questa innovazione potenzialmente rivoluzionaria per il settore. La piena commercializzazione comunque avverrà più avanti e partire dal 2024 è prevista anche la vendita delle licenze tecnologiche.

L’alluminio “carbon free” della commessa Apple, che viene prodotto nello stabilimento Alcoa di Pittsburgh, sarà consegnato questo mese. Non è ancora chiaro come sarà esattamente impiegato, dato che sulle quantità c’è il massimo riserbo. Potenzialmente potrebbe essere il materiale di riferimento per molte linee prodotto – dai Mac (che usano già alluminio riciclato) agli iPhone – ma non è da escludere che Apple voglia giocarlo su qualcosa di realmente nuovo; per altro non si conoscono ancora tutte le sue caratteristiche ed eventuali limiti. Le aziende coinvolte però assicurano anche una riduzione dei costi.

L’unica certezza è che la produzione riduce l’emissione di ossido di carbonio nell’atmosfera, rispetto ai metodi tradizionali. Tradizionalmente si impiega un anodo di carbonio (cotto) per condurre l’elettricità nella miscela, generando di conseguenza molta anidride carbonica e altri gas serra di lunga durata.

Elysis si affida a un anodo ceramico e un catodo inerti che nel processo generano ossigeno. La joint-venture stima infatti che l’adozione diffusa in Canada di questa tecnologia ridurrebbe le emissioni di gas serra di 7 milioni di tonnellate all’anno – praticamente quanto producono 1,8 milioni di automobili.